In queste settimane di conflitto e di tensioni globali l’attenzione alle risorse primarie - energia, cibo e acqua - è tornata ad essere alta. Non si può più rimandare un dibattito serio e approfondito sulla risorsa acqua, che è sottoposta a una pressione senza precedenti. A partire dalle falde - tema centrale della Giornata Mondiale dell’Acqua 2022 - sempre più depauperate.
Il 25% di tutti gli acquiferi è gestito in maniera insostenibile, mentre il prelievo idrico dalle falde aumenta del 5% ogni anno. Ragione per cui trovare soluzioni di rigenerazione e di economia circolare blu è fondamentale. Per una duplice ragione: da un lato serve innovare la gestione idrica a livello globale per far fronte alla crescente domanda, dall’altro bisogna rendere i sistemi idrici resilienti ai cambiamenti climatici.
Ricordiamo che il 74% dei disastri naturali climate-related è legato all’acqua (+50% negli ultimi 10 anni), con rilevanti conseguenze economiche e sociali per i territori colpiti: negli ultimi 10 anni si contano 55mila morti e 103 milioni di persone colpite da inondazioni nel mondo, con danni economici per 76,8 miliardi di dollari; più altri 2000 morti e 100 milioni di persone colpite da siccità, con oltre 10 miliardi di perdite economiche.
Italia al primo posto per il consumo di acqua
Il nostro paese purtroppo non brilla certo nella gestione idrica. Secondo il Libro Bianco presentato da Ambrosetti, siamo uno dei Paesi più idrovori d’Europa, sia a livello assoluto con oltre 9 miliardi di m3 di acqua prelevata ogni anno per uso agricolo, industriale e civile (1° Paese dell’Unione Europea), sia in termini relativi sulla popolazione, dove i prelievi ad uso potabile per abitante raggiungono i 152,4 m3 per abitante (2° Paese dell’Unione Europea). Primi in classifica a livello mondiale per il consumo di acqua in bottiglia, “con 200 litri pro-capite annui nel 2019, mentre la media dei Paesi europei è di 118 litri”, si legge nella ricerca presentata oggi dalla Community Valore Acqua. Questo genera significativi impatti anche in termini di sostenibilità ambientale: in Italia vengono consumate ogni anno circa 8 miliardi di bottiglie di plastica (di cui solo 1/3 riciclabile), circa il 17% del totale europeo.
Questo perché la qualità del servizio idrico non è omogenea in tutto il paese e molti cittadini non danno priorità alle gestione dell’ultimo miglio, ovvero le tubature di casa propria, dove avviene spesso la corruzione del sapore dell’acqua per muffe e ristagni.
Rimane forte il Water Service Divide. Nelle regioni del Nord, la dispersione idrica si assesta intorno al 34,9% (con la performance migliore registrata in Valle d’Aosta 22,2%), mentre nelle regioni del Sud tale valore raggiunge il 48,6% (con picchi negativi del 55,6% in Abruzzo). Al sud la governance rimane insufficiente. La differente concentrazione della risorsa idrica tra regioni implica il trasferimento della risorsa tra i territori. Uno spostamento che però avviene attraverso una infrastruttura fatta ad inizio ‘900 e mai realmente implementata nè manutenuta per mancanza di risorse finanziarie.
I fondi del PNRR per valorizzare la risorsa idrica
C’è da ripensare anche la strategia dei consumi domestici di acqua potabile. Una parte significativa – circa un terzo – viene usato per lavare auto, irrigare giardini e lavare strade. Manca una strategia circolare della gestione delle acque di scarico o acqua piovana a causa della quota ridotta di investimenti infrastrutturali (Italia investe 46 euro per abitante all’anno nel ciclo idrico integrato, poco più della metà della media europea di 82 euro). Una questione anche di mancati merge&acquisition e di tariffa. Il settore idrico è molto frammentato (la stragrande maggioranza sono piccole imprese) e la tariffa idrica ridotta (2,08 Euro/m3 a livello medio nazionale tra le più basse d’Europa, la metà di quella francese e il 40% di quella tedesca). Questo è un tema caldo che aizza gli animi di imprese e movimenti ogni volta che viene toccato. Se da un lato è sbagliato non reinvestire tutti gli extraprofitti in efficientamento da parte dei privati (di cui si continua a questionare l’esistenza), dall’altro non si può pensare di non andare a ritoccare la tariffa, ovviamente tenendo da conto delle situazioni di fragilità sociale ed economica. Certo il momento non è il più dei propizi tra caro materie e caro energia, ma dal 2023 sarà un discorso non più evitabile, se vogliamo davvero traghettare il paese verso un’infrastruttura idrica nazionale resiliente, magari sotto l’egida di un’unica agenzia di gestione idrica (e qua quante poltrone salterebbero di manager inutili).
Rimane da sfruttare l’opportunità storica del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Componente “Tutela e valorizzazione della risorsa idrica e del territorio”), che funge da volano per gli investimenti e da leva per trasformare i processi autorizzativi e dall’altro programmare strategicamente per risolvere il water service divide, ovvero la differenza della qualità del servizio idrico integrato tra i territori, specie con il Sud del paese.
Secondo l’Osservatorio Valore Acqua per l’Italia sono 7,8 miliardi di euro i fondi direttamente riconducibili ad azioni di indirizzo per una gestione più efficiente e sostenibile della risorsa idrica in Italia presenti nel PNRR. Le voci più significative sono i 2,5 miliardi di euro destinati alla gestione del rischio alluvione e riduzione del rischio idrogeologico; 2 miliardi di euro destinati agli investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico; 900 milioni di euro diretti alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle stesse; 880 milioni di euro destinati agli investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo; 600 milioni di euro destinati a investimenti in fognatura e depurazione; 500 milioni di euro destinati alla realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione dei cambiamenti climatici.
Una cifra va tenuta bene a mente: di queste voci sono 3,8 i miliardi da usare legati alla lotta contro il cambiamento climatico. Una cifra pari a solo il 40% fondi richiesti in media dalle Regioni in un anno per far fronte ai danni causati da calamità naturali nel periodo 2013-2020.
Acqua circolare per un futuro più sicuro e resiliente
Questi investimenti dovrebbero fare da leva per gli investimenti privati, soprattutto nei settori della smart e circular water, dove il valore aggiunto è significativo. Parliamo di tecnologie e infrastrutture per il recupero di acque meteoriche e il ritorno in circolo di acqua depurata; il recupero di materia prima seconda in diverse attività economiche, tramite la valorizzazione dei fanghi di depurazione, dopo un loro adeguato trattamento, nuove infrastrutture digitali per la gestione idrica integrata.
Un esempio lampante? I contatori contatori smart che pesano sul totale dei contatori solo il 20%, rispetto ad una media europea del 30%. Inoltre, in Italia, il parco contatori installato ha un’età media di 25 anni, e per un quarto privo della certificazione del modello CEE perché installato prima del 1988. C’è poi il tema degli acquiferi da sanificare – troppi rimangono contaminati – con un importante intervento sulla riduzione dei fertilizzanti chimici e fitofarmaci, oltre che di controllo sulle sostanze chimiche nei processi industriali. E da ricaricare: anche in Italia sono sempre più numerose le falde che vedono ridursi i livelli, così come i tanti invasi montani che in questi mesi di grave siccità vedono crollare l’asticella sotto il livello di guardia. Se ad aprile non pioverà, per l’agricoltura italiana sarà crisi nera in un momento non semplice. E nel pieno della crisi ci chiederemo cosa non abbiamo fatto. Come appena successo per energie rinnovabili ed efficientamento energetico. Un altro piano nazionale che non può essere rimandato sine-die.
Le risorse naturali e l’energia sono una priorità per la sicurezza nazionale. Usiamo il 22 marzo per riflettere su questo. Soluzioni circolari non sono velleità da ambientalisti. Ma soluzioni concrete per il Paese intero.
Immagine: Jimmy Chang (Unsplash)