Dopo quasi 50 anni dalla conferenza ONU sull’acqua a Mar della Plata, in Argentina, oggi 22 marzo 2023, Giornata Mondiale dell’Acqua, si apre la UN Water Conference. Per tre giorni si terranno incontri di alto livello al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York per discutere di diritto all’acqua e all’igiene, di cooperazione transfrontaliera per la gestione idrica, dell’impatto del clima, di sicurezza idrologica, riduzione del rischio e molto altro.
7000 persone da tutto il mondo, politici, accademici, esperte, ONG, giornaliste si sono date appuntamento per definire un’Agenda di Azione Globale sul tema acqua, fonte di vita e di salute.
Tre giorni di lavoro che daranno vita ad documento fatto di soluzioni concrete per affrontare la pletora di sfide che legano il destino delle comunità del pianeta a quello della condivisione, comprensione e gestione della risorsa più preziosa del pianeta. Non un trattato, né un Accordo, ma un set di soluzioni fattibili per ridurre ad esempio il prelievo idrico in agricoltura, per gestire in maniera condivisa un bacino idrico, fermare i conflitti per l’accaparramento dell’oro blu, trovare soluzioni per dare accesso a miliardi di persone che non hanno ancora strutture igienico sanitarie e acqua pulita e salubre e salvare milioni di vite di bambini, donne e uomini stroncate solo perché non hanno acqua sicura da bere o con cui lavarsi le mani.
In cerca di soluzioni per la crisi idrica del pianeta
È l’urgenza a dettare questa decisione di raccogliere idee e soluzioni implementabili, spinta anche dallo spirito calvinista dell’Olanda (co-organizzatrice) che da anni porta avanti una diplomazia blu e del Tajikistan che ne ha fatto una base della sua politica di sviluppo. Ma anche dalla visione del Segretario Generale ONU Antonio Guterres e di un mondo ONU che sempre di più si erge a forza sovranazionale che spinge, fa pressione e lavora per trovare soluzioni alle crisi ambientali che attanagliano il pianeta.
È un evento estremamente carico di significato, anche se per molti sarà “l’ennesimo baraccone ONU”, un “momento di bla bla bla”, di belle idee destinate a fallire sotto il realismo capitalista. Oppure l’ennesimo incontro di “poteri forti”, un’opportunità per Big Water, i colossi della gestione idrica che premono per investimenti miliardari, privatizzazioni e gestione della finanziaria della fonte di vita come commodity, che avrà come unico risultato garantire la sicurezza idrica dei ricchi del pianeta.
In questi tre giorni - a cui Materia Rinnovabile sarà presente come in tanti altri incontri internazionali fondamentali per raccontarvi gli accadimenti - troverà spazio un po’ di tutto. Auto-celebrazioni dinpolitici di ogni colore e provenienza (atteso per l’Italia il ministro Picchetto Fratin che presenzierà ad un evento tricolore, ma c’è attesa anche per il delegato ucraino), opportunità di hand-shake di aziende per la gestione idrica integrata (Suez, Mekorot, e via dicendo); ma anche vigorose soluzioni per trovare nuovi tavoli per indirizzare i conflitti emergenti per il controllo della risorsa idrica, soluzioni nature-based per il clima e la biodiversità, che riportino equilibrio a un ciclo dell’acqua fortemente alterato dai cambiamenti climatici, attiviste e attivisti che difenderanno i diritti indigeni e delle popolazioni locali dai grandi progetti idrologici, denuncia del processo di finanziarizzazione e conferma del diritto all’acqua come bene pubblico.
Acqua invisibile
Il problema però, ci siamo accorti mentre arrivavamo in una New York rumorosa e vivace, non sarà tanto il dibattito dentro il Palazzo di Vetro, né l’Agenda per l’Azione che ne scaturirà, ma l’attenzione e la visibilità della questione nel resto del mondo, nei telegiornali della sera, nelle discussioni a tavola delle famiglie, nei post sui social network di chi magari è già in ginocchio per una siccità che vessa anche l’opulento nord-Italia che si pensava al sicuro dalle crisi idriche solo fino a qualche anno fa. Questi eventi con le loro risoluzioni, le idee, i report, le proposte, a volte pessime, spesso brillanti e così fondamentali, rimangono sempre come uno sfondo nel rumore della vita pubblica e civica delle persone. Se va bene i giornali ci fanno qualche pezzo, magari un’apertura in TV perché in fondo “ci tocca tutti”. Ma il dibattito è piatto, è molle, non è al livello di una civiltà del XXI secolo che sulla ricerca dell’armonia della Terra dovrebbe fondare la sua prosperità, la sua ricerca globale della felicità. Il fallimento della UN Water Conference è già segnato dalla debolezza che ha nell’agenda politica e intellettuale. Una testata di economia dalle dimensioni modeste come Materia Rinnovabile avrebbe dovuto sgomitare per ricevere un accredito ad un evento sì importante. Non un ringraziamento per essere una delle poche testate italiane che si è presa la briga di prestare attenzione a quello che succederà qui all’ONU. Avremmo dovuto intasare i talk show confrontandoci con idee, discussioni, dibattiti anche franchi su questa o quella soluzione (serve o non serve la desalinizzazione?), fare dibattiti e incontri di formazione nelle scuole, organizzare serate per seguire i lavori, avere squadre formidabili di giornalisti a coprire l’evento, seguire i personaggi, interrogare le multinazionali per gli accordi che verranno siglati negli eventi fuori dal Palazzo di Vetro.
Vedo in tanti scaldarsi ed indignarsi per gli schizzi sui monumenti di Firenze o di Milano dei ragazzi di Ultima Generazione, vedo l’acredine verso una decisione non semplice di sospendere la vendita di auto a combustione al 2035, vedo l’opportunismo di chi usa la sfida ambientale per vendere un prodotto in più ma “ad impatto ridotto”, vedo un conformismo nei confronti dell’ambientalismo che ricorda quello contro i diritti delle donne o delle persone LGBT degli anni Sessanta.
Ecco oggi, Giornata Mondiale dell’Acqua, il simbolo più ecumenico, più puro, più divino, sacro, fondamentale, popolare, inclusivo, vitale, festoso, riflettiamo su questo elemento che dovrebbe essere la base di pace, di diplomazia, di crescita economica condivisa, di salute, di bellezza. Riflettiamo su come un evento lontano, magari un po’ freddo e programmatico, come una conferenza ONU sull’acqua, sia in realtà una celebrazione della convivenza planetaria degli esseri umani e ci possa ispirare un’azione concreta.
Raccontatelo a figlie e figli, amiche, parenti, vicine di casa, conoscenti. Non releghiamo tutto questo sforzo al rumore di fondo dell’esistenza. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è già caduta, è tempo di arginare il problema ed ergersi ad eroi. Non a parassiti.
Immagine: Envato Elements