In Italia l’economia circolare e i green jobs rappresentano la strada del futuro. A tracciare questo quadro è la X edizione dell’Ecoforum 2023, la conferenza nazionale sull’economia circolare organizzata dal 4 al 6 luglio a Roma da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, e che si è aperta con la presentazione del sondaggio Ipsos L’Italia e l’economia circolare. Economia circolare, green jobs, crisi climatica e ambiente i quattro temi al centro della ricerca realizzata a cura di CONOU, Legambiente, Editoriale Nuova Ecologia e che rappresentano i pilastri su cui il Paese deve lavorare attraverso politiche più lungimiranti e interventi concreti.
“Nonostante in Italia l’economia circolare abbia trovato da molti anni un terreno fertile - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - come dimostrano le tante esperienze virtuose di comuni, consorzi, aziende pubbliche e private, sono ancora diversi gli ostacoli da rimuovere e i ritardi da colmare. Norme farraginose, autorizzazioni lente, controlli pubblici a macchia di leopardo, progetti calati dall’alto non aiutano a far decollare l’economia circolare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Servono mille nuovi impianti di economia circolare e progetti innovativi che vadano nella giusta direzione, come quelli che stiamo raccontando e visitando dal Nord al Sud della Penisola con la nostra campagna nazionale sui cantieri della transizione ecologica. È fondamentale anche rivendicare la nostra leadership sull’economia circolare in Europa, per rafforzare ulteriormente il Green Deal, al centro di polemiche strumentali, davvero incomprensibili, che non fanno altro che isolare l’Italia e il suo sistema produttivo nel percorso verso la decarbonizzazione del vecchio Continente entro il 2050”.
Il sondaggio: gli italiani e l’economia circolare
Secondo il sondaggio Ipsos L’Italia e l’economia circolare, nel 2023 è cresce sia la quota dei conoscitori dell’economia circolare che arriva al 45% (segnando un incremento del +5% rispetto a cinque anni fa), sia il numero dei cittadini - ben il 60% - secondo i quali i green jobs aumenteranno in futuro (+12% rispetto al 2022). È fondamentale però una maggiore consapevolezza della leadership italiana nel settore visto che il 43% dei cittadini non sa e non ritiene credibile che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa sul riciclo dei rifiuti. Idee chiare e grande consapevolezza invece sulla crisi climatica: il 63% dei cittadini ritiene i disastri (siccità, alluvioni e trombe d’aria, etc.) la prima conseguenza dei cambiamenti climatici che generano a cascata conseguenze economiche per gli individui (aumento del costo dei prodotti alimentari e della vita più in generale). Le azioni di protesta come imbrattare monumenti e opere d’arte sono ritenute necessarie e comprensibili dal 20% degli intervistati, mentre sono bocciate dal 49%, che le considera gesti irresponsabili e incomprensibili.
“C'è ancora molto lavoro da fare perché in Italia si diffonda una piena contezza dell'importanza e necessità dell'economia circolare per l'ambiente e lo sviluppo, ma è incoraggiante che in un solo anno il numero delle persone consapevoli dell'urgenza di questa sfida sia cresciuto con all’avanguardia i più giovani - commenta Riccardo Piunti, presidente del CONOU - L’economia circolare è un cambio di approccio ‘totale’ che dovrà pervadere tutta l’economia, ma, soprattutto, il nostro sistema culturale e valoriale. Spiace peraltro che gli Italiani non abbiano consapevolezza di come il nostro Paese abbia dimostrato, nell’economia circolare, una eccellenza di risultati e un modello organizzativo, i Consorzi, senza pari in Europa. L’esperienza del CONOU, che rigenera tutto (98%) l’olio minerale usato, dimostra non solo che l’economia circolare non è un’utopia, ma anche che è una leva in grado di apportare benefici concreti: nel solo 2022, grazie al lavoro delle imprese del CONOU, si è evitata l’immissione in atmosfera di 64mila tonnellate di CO2 e di una serie di innumerevoli inquinanti, ma anche si sono risparmiati circa 130 milioni di euro di importazioni di greggio. Il futuro dunque è già qui, ma non può prescindere dalla collaborazione sinergica di tutti - Istituzioni, imprese, cittadini - per accelerare verso la transizione circolare”.
Le 5 priorità per il Ministro dell’Ambiente
Riciclo e sviluppo delle filiere dell’economia circolare, su questo si basano le 5 priorità che Legambiente e Kyoto Club indirizzano al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin presente alla prima giornata dell’Ecoforum. Eccole: implementare la capacità impiantistica di riciclo e riuso, a partire dalle filiere più urgenti, quali l’organico, colmando il divario tra nord e centro-sud del Paese e fermando il turismo dei rifiuti verso le regioni più infrastrutturate, perseguendo la strategia “Rifiuti zero, impianti mille”; applicare il principio “chi inquina paga” per disincentivare lo smaltimento in discarica e favorire la prevenzione e il riciclo dei rifiuti; attivare politiche industriali strutturate a supporto delle imprese che già investono o che vogliono investire in questa direzione; supportare dal livello centrale gli enti locali destinatari dei finanziamenti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza; costruire una filiera nazionale di approvvigionamento delle materie prime critiche per evitare di alimentare future dipendenze da Paesi esteri, dando massima priorità all’economia circolare dai RAEE.
Immagine: Envato Elements