Nella ricerca di avviare lo sviluppo dell’economia circolare in Europa, la leadership è ora passata dalla Commissione europea al Parlamento e al Consiglio. Con gli emendamenti in bozza e un aperto dibattito già in corso, il voto è ormai atteso nei prossimi mesi. Per offrire uno sguardo approfondito sulle priorità e gli obiettivi del Parlamento europeo abbiamo interpellato alcuni tra i suoi membri più influenti che hanno maggiormente lavorato sul tema: la relatrice sul “pacchetto” economia circolare Simona Bonafè (Alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici), e i “relatori ombra” Josu Juaristi Abaunz (Sinistra unitaria europea – Sinistra verde nordica), Piernicola Pedicini (Europa della Libertà e della Democrazia diretta) e Nils Torvalds (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa).

Pur provenendo da diversi orientamenti politici le risposte alla domanda-chiave, su chi potrà maggiormente beneficiare dall’adozione del “pacchetto economia circolare” sono arrivate chiare e forti: l’ambiente, l’economia e i cittadini europei. 

Rimangono però da chiarire dettagli importanti: con quali strumenti contrastare le barriere – come i perduranti sussidi ai settori carbon-intensive – che ostacolano l’accesso al mercato delle soluzioni tecnologiche pulite, e quale sia il modo migliore per stabilire target e misure che aiutino la riduzione del consumo di materiali, il riciclo dei prodotti e dei rifiuti, senza distorcere i mercati o impattare negativamente sull’occupazione e la crescita.

La sfida cui si trovano di fronte questi leader sarà “centrare” il giusto equilibrio tra obiettivi ambiziosi per l’economia, l’ambiente e i cittadini, individuando soluzioni pragmatiche che possano essere implementate a livello nazionale e regionale.

Il loro obiettivo comune è dare forma a una politica che si imponga sui tradizionali settori ad alta intensità di risorse mentre favorisce i settori emergenti, più sostenibili e competitivi. In questo numero di Materia Rinnovabile ci rivelano alcuni tra quelli che considerano essere i cardini su cui impostare lo sviluppo dell’economia del futuro.

 


  

Intervista a Simona Bonafè, Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo

Simona Bonafè è Referente sul Circular Economy Package dell’Ue. In questo ruolo ha il compito di schematizzare la posizione del Parlamento sul tema e di rappresentare i Mep durante gli incontri trilaterali con la Commissione e il Consiglio europeo. In quanto parlamentare Ue, Simona Bonafè è membro dell’Environment, Public Health and Food Safety Committee e substitute member del Committee on Industry, Research and Energy.

 

Chi, secondo lei, saranno “i vincitori e i vinti” nella transizione verso un’economia circolare?

“Partirei da una premessa. Oggi in Europa, con l’attuale sistema economico lineare, ci sono circa 600 milioni di tonnellate di rifiuti con potenzialità di riutilizzo che perdono valore e sono completamente esclusi dal ciclo produttivo. Il che ha effetti negativi sia sulla competitività industriale sia sulla sostenibilità ambientale. Incentivando il riutilizzo e il riciclo potremmo passare a un modello di produzione e consumo in grado di ribaltare questi svantaggi in opportunità e vantaggi. L’intera società sarebbe ‘vincitrice’: da una parte, per esempio, i produttori che potranno beneficiare di materie prime a prezzi minori; dall’altra i cittadini che usufruiranno di prodotti con una maggiore durata di vita. I dati presentati dalla Commissione parlano chiaro. Se – entro il 2030 – si riducesse il fabbisogno di fattori produttivi di una percentuale compresa tra il 17 e il 24%, si avrebbe un risparmio annuo per il settore industriale europeo nell’ordine di 630 miliardi e una contemporanea riduzione delle emissioni totali di gas a effetto serra del 2-4%. Al contrario i ‘perdenti’ saranno coloro che non capiranno la spinta innovativa della transizione verso un’economia circolare. Forse non se ne renderanno conto nel breve periodo, ma nel giro di pochi anni vedranno come i consumatori preferiranno i nuovi modelli business in grado di offrire prodotti maggiormente riutilizzabili, riparabili e riciclabili.”

 

Vede un ruolo per la bioeconomia all’interno dell’economia circolare? Se sì, quali collegamenti individua tra i due sistemi?

“La bioeconomia svolge un ruolo fondamentale all’interno dell’economia circolare. Un uso più efficiente dei rifiuti urbani potrebbe costituire, infatti, un incentivo importante alla catena di approvvigionamento della bioeconomia. Mi riferisco in particolare, a una gestione sostenibile dei rifiuti organici che offra la possibilità di sostituire le materie prime ottenute utilizzando combustibili fossili con prodotti sostenibili ricavati grazie all’uso delle rinnovabili. Per incentivare su ampia scala questo modello e promuovere l´integrazione tra produzione industriale biobased e gestione dei rifiuti è necessaria una legislazione sui rifiuti che indichi chiaramente quali obiettivi si vogliono ottenere. E quali e quante risorse finanziarie pubbliche si hanno a disposizione per raggiungerli.”

 

L’Italia è uno dei leader mondiali nello sviluppo e nella commercializzazione di prodotti rinnovabili a base biologica. In un periodo di prezzi del petrolio bassi e di continui ingenti sussidi all’industria dei combustibili fossili, quali misure bisogna adottare per assicurare la transizione da un’economia lineare a un’economia circolare e rinnovabile?

“In Italia il comparto della bioeconomia coinvolge circa il 7% degli occupati, con tassi in continua crescita. È un dato incoraggiante che indica anche la bontà delle politiche messe in atto negli ultimi anni. Con il nuovo collegato ambientale (Environmental Bill) si è data un’ulteriore spinta in questa direzione. Mi riferisco alle nuove disposizioni in tema di Green public procurement per le amministrazione pubbliche, allo schema nazionale sull´impronta ambientale dei prodotti o agli incentivi per le imprese che producono beni dal recupero di scarti. Il passo successivo da compiere è di utilizzare in maniera più razionale la leva fiscale, andando a premiare i prodotti che hanno un ‘indice di circolarità’ più elevato.” 

 

Come, secondo lei, l’economia circolare può ridisegnare il “panorama dei materiali” delle economie europee? Possiamo immaginare prospettive differenti per i cosiddetti “materiali permanenti” – come vetro e metalli – per promuovere efficacemente il riciclo a ciclo chiuso?

“Saranno gli stessi consumatori a influenzare il material landscape orientando le proprie scelte di acquisto verso prodotti e materiali in grado di essere riutilizzati, di durare più a lungo ed essere più facilmente riciclati e/o riparati. Obiettivo del legislatore è creare un quadro normativo chiaro che rispecchi le priorità presenti nella gerarchia dei rifiuti. In questo contesto si inseriscono i permanent material che per loro caratteristiche possono già adattarsi ai principi dell’economia circolare. E i tassi di crescita di questi settori (per esempio l’alluminio) confermano ancora una volta quanto i consumatori premino queste caratteristiche.”

 


  

Intervista a Josu Juaristi Abaunz, Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica 

Josu Juaristi Abaunz è un giornalista eletto nel Parlamento Ue per il gruppo GUE/NGL nel maggio 2014. Come Mep e membro del Commitee on the Environment, Public Health and Food Safety si è occupato di economia circolare, problemi energetici, radiazioni ed emissioni dei trasporti. Juaristi Abaunz è anche substitute member del Committee on Regional Development.

 

Chi, secondo lei, saranno “i vincitori e i vinti” nella transizione verso un’economia circolare?

“Tutta la società, nel suo insieme, guadagnerà dalla transizione a un’economia circolare europea: cittadini, business, ambiente e autorità pubbliche. Questa transizione darà l’opportunità di reinventare la nostra economia, rendendola più sostenibile e competitiva. E l’ambiente ne beneficerà poiché le nostre risorse potranno ri-entrare nel ciclo economico. Risorse naturali che – dobbiamo ricordarcelo – sono limitate e le stiamo esaurendo. In aggiunta a questo, l’economia circolare creerà nuove opportunità di business collegate, da una parte, all’innovazione e all’ecodesign e dall’altra al recupero di risorse e agli impianti di riciclo. Inoltre, i cittadini stessi trarranno vantaggi dalla crescita economica e occupazionale e dall’opportunità di vivere in un Europa più sana e più attenta all’ambiente. Ciò nonostante, vorrei sottolineare che questo obiettivo potrà essere raggiunto completamente solo modificando l’attuale piano d’azione. Specie per quanto riguarda gli inceneritori; perché non solo le discariche, ma anche gli inceneritori sono altamente inquinanti e all’origine di problemi sanitari. Secondo noi, il testo finale dovrebbe quindi ridurre al minimo le possibilità di uso degli inceneritori, per esempio introducendo il divieto di bruciare materiali riciclabili.

Credo, comunque, che la transizione dovrebbe avvenire senza impatti negativi a lungo termine. È vero che – nel breve termine, nella fase di adattamento – alcuni settori del business potrebbero avere problemi economici, ma saranno ricompensati sul lungo periodo. Inoltre, va tenuto presente che queste aziende riceveranno assistenza durante la transizione.”

 

Vede un ruolo per la bioeconomia all’interno dell’economia circolare? Se sì, quali collegamenti individua tra i due sistemi?

“Entrambi i concetti sono collegati, naturalmente. La bioeconomia è la risposta a cruciali sfide ambientali che il mondo sta già fronteggiando. È finalizzata a ridurre la dipendenza dalle risorse naturali, a trasformare i processi produttivi, promuovere la produzione sostenibile di risorse rinnovabili dalla terra, dall’industria ittica e dall’acquacoltura e la loro conversione in cibo, mangimi, fibre, prodotti a base biologica e bioenergia, facendo crescere l’occupazione e l’industria. Proponiamo che le risorse siano gestite in modo da preservare il loro valore e la loro energia, quindi rendendo possibile un’economia circolare come pure una riduzione dei costi per le autorità pubbliche e la minimizzazione degli impatti su ambiente e salute.”

 

L’Ue è già leader mondiale nello sviluppo della tecnologia per ottenere prodotti rinnovabili a base biologica ma a volte fatica a commercializzarli. In un’epoca di prezzi del petrolio bassi e di continui abbondanti sussidi all’industria fossile, quali misure chiave bisogna attuare per assicurare la transizione da un’economia lineare a una circolare e rinnovabile che ci aiuti a rimanere nel limite che ci siamo posti per la riduzione delle emissioni di gas serra?

“Prima di tutto gli incentivi per promuovere prodotti rinnovabili e di origine biologica dovrebbero essere dati sia al business sia ai consumatori. La creazione di un mercato di materie prime secondarie, con garanzie, è cruciale per rompere il blocco della commercializzazione e accedere ai mercati. Inoltre, una buona progettazione dei prodotti e l’ecodesign sono i prerequisiti per assicurare una vera transizione a un’economia circolare. Questo perché permette all’energia incorporata di rimanere efficacemente nel sistema più a lungo preservando il valore dei materiali e consentendo un’economia circolare resiliente che crea posti di lavoro locali e non fa male alle persone. I prodotti che non possono essere riutilizzati, riparati, disassemblati, rilavorati, riciclati o compostati dovrebbero essere riprogettati o progressivamente eliminati dal mercato. In più ci sono ottimi esempi da cui possiamo imparare. Tra il 2011 e il 2015 la provincia di Gipuzkoa nei Paesi Baschi ha quasi raddoppiato il tasso di riciclo rendendo così inutile l’investimento in un impianto di incenerimento. Quanto accaduto a Gipuzkoa è la prova tangibile del fatto che una transizione verso un sistema di gestione delle risorse basato sull’economia circolare è possibile.”

 


  

Intervista a Piernicola Pedicini, Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta

Piernicola Pedicini è un fisico medico e ha un background come direttore sanitario. In quanto Mep, è membro del Committee on Environment, Public Health and Food Safety, è substitute member del Committee on Industry, Research and Energy e coordinatore del gruppo politico Efdd.

 

Chi, secondo lei, saranno “i vincitori e i vinti” nella transizione verso un’economia circolare?

“I principali vincitori saranno i cittadini dell’Unione europea: in termini di miglior salute e qualità dell’ambiente in cui viviamo. Ci saranno vari benefici, a partire da una migliore informazione sull’impronta ambientale dei prodotti che permetterà ai consumatori di fare scelte informate. In un’economia circolare, i piani per l’obsolescenza sono estromessi e i cittadini non si ritroveranno con prodotti che si rompono appena dopo la scadenza della garanzia. L’economia circolare incentiverà i produttori a pensare prodotti che durino di più e siano più facili da riparare e riciclare. E l’intera società beneficerà anche di nuovi posti di lavoro ‘verdi’. 

Ma anche i produttori saranno vincitori nella transizione, poiché l’economia circolare darà una spinta al mercato di materie prime secondarie, che saranno più accessibili e avranno costi di produzione ridotti. Direi che le sole perdenti in questo processo saranno le società che vorranno continuare a estrarre e sfruttare risorse secondo l’economia lineare, come le aziende del settore fossile.”

 

Vede un ruolo per la bioeconomia all’interno dell’economia circolare? Se sì, quali collegamenti individua tra i due sistemi?

“Senza dubbio il settore della bioeconomia gioca un ruolo importante nella riduzione della dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili. E, grazie a questo suo potenziale, dovrebbero essere promosse nuove tecnologie e nuovi processi per la bioeconomia ad alto potenziale di sostenibilità. La bioeconomia può fornire prodotti e materiali a uso efficiente delle risorse che sono cruciali in un’economia circolare. Un esempio: il legno sostenibile che può essere usato come sostituto di materiali non rinnovabili.”

 

L’Ue è già leader mondiale nello sviluppo della tecnologia per ottenere prodotti rinnovabili a base biologica ma a volte fatica a commercializzarli. In un’epoca di prezzi del petrolio bassi e di continui abbondanti sussidi all’industria fossile, quali misure chiave bisogna attuare per assicurare la transizione da un’economia lineare a una circolare e rinnovabile che ci aiuti a rimanere nel limite che ci siamo posti per la riduzione delle emissioni di gas serra?

“Per concretizzare la transizione la misura più urgente da adottare è eliminare tutti i sussidi ecologicamente dannosi, come quelli al settore del fossile o i fondi per gli inceneritori. Secondo uno studio del Fondo monetario internazionale, nel 2015, l’Ue ha speso 330 miliardi di euro in sussidi al fossile. Lo stesso studio stimava che l’eliminazione dei sussidi nel 2015 avrebbe aiutato i governi a risparmiare 2,9 miliardi di euro (corrispondenti al 3,6% del Pil), tagliato le emissioni di CO2 di oltre il 20% e ridotto le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico del 55%, salvando quindi 1,6 milioni di vite umane.

È anche essenziale definire gli obiettivi e gli indicatori riguardanti la misurazione del consumo di risorse e l’impronta di carbonio dei prodotti. Anche gli standard di ecodesign sono fondamentali per assicurare che tutti i prodotti siano efficienti nell’uso delle risorse, facili da riutilizzare, riparare, riciclare e smantellare. L’attuale revisione della legislazione sui rifiuti è molto importante per migliorare la gestione dei rifiuti e per stabilire una gerarchia nel loro trattamento. Così come sono necessarie misure per prevenirne la formazione e il riuso, insieme a un progressivo abbandono dell’incenerimento e dell’utilizzazione della discarica.”

 


  

Intervista a Nils Torvalds, Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa 

Finlandese di lingua svedese, Nils Torvalds è uno scrittore e giornalista radiotelevisivo. Come parlamentare Ue, è membro del Committee on Environment Public Health and Food Safety e substitute member di altri cinque comitati, tra cui quello sul budget, sull’itticoltura e sugli affari economici e monetari.

 

Chi, secondo lei, saranno “i vincitori e i vinti” nella transizione verso un’economia circolare?

“In questa transizione non sceglierei tra ‘vincitori e vinti’ in quanto tali. Il concetto dell’economia circolare non è nuovo in realtà, ma è intrinsecamente logico: la necessità di usare in modo efficiente le risorse è sempre presente, specie in una prospettiva di business. Tutti noi potremmo beneficiare di un modo di pensare più circolare. Dovremmo, certo, tenere in mente soprattutto gli effetti amministrativi di questa transizione: dovrebbe essere facile, non gravoso, fare la cosa ‘giusta’.”

 

Vede un ruolo per la bioeconomia all’interno dell’economia circolare? Se sì, quali collegamenti individua tra i due sistemi?

“Assolutamente sì. Il significato di bioeconomia si modifica facilmente a seconda di chi risponde alla domanda: cos’è la bioeconomia? Ci sono molte svolte tecnologiche (e ambientali), che stanno contribuendo al passaggio a un’economia più circolare. Si è creato un collegamento tra ‘bio’ ed ‘economia’, che in molti casi può essere vantaggioso. Comunque, dovremmo fare attenzione a ciò che intendiamo con ‘bio’ e a quello a cui attacchiamo questo marchio.”

 

L’Ue è già leader mondiale nello sviluppo della tecnologia per ottenere prodotti rinnovabili a base biologica ma a volte fatica a commercializzarli. In un’epoca di prezzi del petrolio bassi e di continui abbondanti sussidi all’industria fossile, quali misure chiave bisogna attuare per assicurare la transizione da un’economia lineare a una circolare e rinnovabile che ci aiuti a rimanere nel limite che ci siamo posti per la riduzione delle emissioni di gas serra?

“È essenziale avere strutture legislative chiare, a lungo termine e stabili, sia a livello politico sia economico. Inoltre, visto che il lavoro legislativo è spesso più lento dello sviluppo dei prodotti o del mercato, noi – come legislatori – dobbiamo stare attenti a non restare bloccati sulle soluzioni. Certo, si tratta di una sfida ardua, perché è difficile legiferare per il futuro senza sapere esattamente come questo futuro apparirà.”

 

 

Foto di Simona Bonafè: ©www.simonabonafe.eu

Foto di Josu Juaristi Abaunz: ©WikiCommons / Euskal Herria Bildu

Foto di Nils Torvalds: ©WikiCommons / Foto di David Iliff. Licenza CC-BY-SA 3.0