“La parola Giaura deriva dai termini che in greco antico indicano la terra e l’aria” dichiara Max Beaumont, il trentenne fondatore della società “perché trasforma il più grande flusso di rifiuti del pianeta, ossia la CO2, in una risorsa. E facendolo potrebbe generare un business redditizio e sostenibile”.
L’origine di Giaura è difficile da immaginare: il riciclo di aria carica di CO2 derivante dall’espirazione per riportarla alle condizioni originarie… a beneficio degli astronauti sulle navicelle spaziali.
Mantenere un’appropriata miscela di gas è fondamentale per la sopravvivenza degli astronauti quando trascorrono lunghi periodi in missioni spaziali internazionali. Gli estrattori di CO2 devono inoltre essere compatti e altamente efficienti per risparmiare energia. Per supplire a questa necessità l’Esa, in collaborazione con altre agenzie spaziali compresa la Nasa, in 15 anni e con un budget di 70 milioni di euro ha ideato molte fra le prime rivoluzionarie soluzioni. Una delle più efficaci comporta l’utilizzo di minuscole perle porose di 3 mm di diametro, che offrono una superficie di contatto di 250/350 metri quadrati per centimetro cubo. Questa superficie viene ricoperta da una sostanza speciale che “cattura” la CO2 quando l’aria passa attraverso le perle. Non appena sono sature, le perle possono essere “pulite” e la CO2 raccolta. Nello spazio il processo di pulizia o “rigenerazione” delle perle necessita di soli 11 minuti e utilizza l’energia solare prodotta dai pannelli presenti sul veicolo spaziale.
Gli ex membri dello staff dell’Esa Max Beaumont, master in fisica, Alexander Gunkel, master in business e ingegneria meccanica e Bardia Alaee, esperto in marketing della sostenibilità, hanno deciso di portare questa idea sulla Terra.
Sostenuti dal programma incubatore d’impresa dell’Esa (www.esa.int), dal programma dell’European Institute of Innovation and Technology Climate-KIC (eit.europa.eu/eit-community/climate-kic), da YES!Delft (un’iniziativa della Delft University of Technology, della città di Delft e delle società Tno) e da Startupbootcamp (startupbootcamp.org), acceleratore di start-up che ha ricevuto diversi riconoscimenti, hanno adattato questa tecnologia a condizioni terrestri, hanno creato un prototipo e sono entrati sul mercato. Il risultato è che oggi Giaura è la prima azienda a disporre di un prodotto commerciabile in grado di catturare la CO2 direttamente dall’aria che ci circonda. Ai quattro competitor nella corsa alla creazione di soluzioni per Direct Air Capture (Dac), tra cui la Bill Gates’ Carbon Engineering, mancano ancora alcuni mesi, se non di più, per arrivare definitivamente a un prodotto commerciale.
Giaura è riuscita a trasformare la tecnologia spaziale in tecnologia pulita, sia in termini pratici sia, ancora più importante, in termini economici. Le perle filtranti per la rigenerazione della CO2 operano a una temperatura compresa tra i 60° e i 100°, catturando fra lo 0,5 e l’8% (del peso) di CO2, a seconda della concentrazione di anidride carbonica nell’aria circostante. Pertanto il costo dell’adattamento e del funzionamento di questa tecnologia è diventato accettabile.
Il passo successivo è stato lo sviluppo di un concetto altrettanto innovativo di business per assicurarsi la diffusione di questa tecnologia, ma sembra che qui sulla Terra il miglior modo di procedere sia ispirarsi ai migliori modelli di business esistenti. Il candidato prescelto è il modello Intel, che fornisce chip per i computer così come Giaura intende fornire la propria tecnologia per la cattura della CO2 per prodotti di uso quotidiano. Al cuore della strategia dell’azienda ci sono la concessione di licenze e gli accordi di partneriato.
La squadra di giovani imprenditori ha raccolto i primi investimenti privati e ha attratto un solido gruppo di consulenti tra cui Richard Hsieh, economista di Harvard con 18 anni di esperienza nelle banche di investimento mondiali; Stef van Grieken, capace imprenditore e program manager per Google; Ivo de la Rive Box che ha contribuito a migliorare il know-how tecnico attraverso la sua esperienza con i termostati smart; Martijn Arts, noto esperto di marketing olandese e Matthijs Ingen-Housz, avvocato esperto a livello mondiale in private equity e start-up.
Dato che molti processi industriali necessitano di diossido di carbonio, questo progetto ha ampie possibilità di sviluppo. L’elenco parziale che segue offre un’idea dei suoi potenziali campi di diffusione, che comprendono: la produzione di farmaci, la lavorazione e la conservazione del cibo, la produzione di vino, la decaffeinizzazione del caffè, il recupero avanzato del petrolio (Eor), la carbonatazione delle bibite, l’orticoltura (nelle serre), la purificazione di gas, la produzione di biocombustibili, la manifattura dell’acciaio, la lavorazione dei metalli (saldatura), la lavorazione della polpa e della carta, l’estinzione di incendi, il trattamento delle acque, l’elettronica, la produzione di pneumatici, la lavorazione dei polimeri e le immersioni subacquee. La nascente tecnologia Dac è ancora considerata costosa se paragonata ai metodi più convenzionali di fornitura di CO2. Questo è il motivo per cui è necessario un approccio di mercato innovativo che comprenda il passaggio da mercati che hanno bisogno di quantità ridotte di CO2 a mercati che ne richiedono in misura maggiore, passo dopo passo, seguendo il progresso della tecnologia.
A questo scopo il team di Giaura ha dato vita a una strategia di marketing in tre stadi. Il primo stadio comprende la creazione di un accordo di licenza, ora finalizzato, con un rappresentante di spicco dell’industria degli acquari. Vi sono più di 15 milioni di acquari in Europa, e la gran parte dei loro proprietari ama vedere i pesci nuotare tra una vegetazione lussureggiante. Ma quando la vegetazione prolifera deve confrontarsi con la riduzione del livello di anidride carbonica, che viene assorbita durante il processo di fotosintesi. Presto le piante si indeboliscono: un triste esito vista la cura e le attenzioni a loro dedicate da ciascun amorevole proprietario. Lo strumento sviluppato da Giaura risolve il problema estraendo CO2 dall’aria circostante e pompandola nell’acquario. Si stima che anche solo coprendo una minima parte dell’attuale mercato, il potenziale di guadagno sia nell’ordine dei 24 milioni di euro.
Il secondo stadio è più ambizioso ma non meno realistico in termini di impatto pratico. Consiste nell’aggiungere un dispositivo Giaura ai sistemi di condizionamento dell’aria. Anche se il condizionamento dell’aria contribuisce in modo sostanziale all’aumento di CO2 nell’atmosfera e al riscaldamento globale, continuerà a esistere perché contribuisce a mantenere temperature ottimali nelle case e nei luoghi di lavori, e in ambienti che si surriscaldano per vari motivi. Non solo, ma attraverso l’introduzione del dispositivo Giaura il condizionamento dell’aria migliorerà ulteriormente le condizioni di vita e di lavoro negli ambienti chiusi, scongiurando l’accumulo di eccessivi livelli di CO2 negli ambienti chiusi. Un’eccessiva concentrazione di CO2 nell’aria provoca difficoltà a concentrarsi, mal di testa, capogiri e nausea. In condizioni di lavoro rare ma estreme può portare alla perdita di conoscenza e alla morte. Nella maggior parte dei casi, i sintomi più lievi non vengono associati a livelli eccessivi di CO2 (che corrispondono a una diminuzione del livello di ossigeno). Non occorre dire che si tratta di un mercato enorme che riguarda società quali la Philips, la Quby e la Honeywell, per un valore stimato di circa 178 milioni di dollari.
Il terzo passo è più coraggioso, e comporta la creazione di un prodotto di Giaura dedicato al mercato dei carburanti. La chiusura del cerchio attraverso la cattura dell’anidride carbonica e la sua trasformazione in combustibile costituirebbe la soluzione ultima a molti dei nostri problemi. Le sue potenzialità economiche lasciano senza fiato. Quello di Giaura è un team giovane, nato intorno a un’innovazione tecnologica che funziona nello spazio e legato a un modello di business che funziona sulla Terra: sta chiaramente creando la nuova frontiera dell’innovazione.
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Fonte immagini in alto: nasa.gov