Ci sono tutti gli ingredienti perché diventi un caso di successo. Parliamo di Nobil Bio Ricerche, azienda piemontese con sede a Portacomaro in provincia di Asti e specializzata da più di vent’anni nel settore dei materiali da impianto per applicazioni odontoiatriche. Sì, perché l’azienda ha fatto della ricerca e dell’innovazione il proprio cavallo di battaglia, ma con una marcia in più. Quella della sostenibilità e del recupero delle materie prime. In una parola bioeconomia. Nobil Bio Ricerche è infatti pronta a lanciare sul mercato un nuovo riempitivo osseo – quelli utilizzati nell’implantologia dentale – contenente polifenoli, estratti dai residui di vinificazione delle uve tipiche delle colline piemontesi. Grazie alle caratteristiche delle molecole polifenoliche, il riempitivo sarà in grado di stimolare la rigenerazione ossea, velocizzando i tempi di guarigione post-intervento, sia nel campo odontoiatrico sia chirurgico.

Il settore vitivinicolo, in questo caso quello che si sviluppa nell’astigiano, diventa a un tratto non solo fonte di produzione di vini di rinomata qualità, ma una vera e propria miniera di materie prime. Perché da quello che finora è stato considerato uno scarto o comunque un sottoprodotto, è invece possibile ricavare tutta una serie di molecole fondamentali per quei processi che migliorano la salute umana e di conseguenza la qualità della vita.

 

Economia circolare, quando lo scarto diventa risorsa

Parliamo di economia circolare. Un’economia che estrae meno materie prime e che le recupera attraverso una capillare raccolta e riciclo. Dove non esistono rifiuti, ma solo nuovi materiali da riutilizzare in settori sempre più innovativi e innovatori. “Se da un lato per le nostre applicazioni abbiamo bisogno di quantità esigue di vinacce, dall’altro si dimostra come le montagne di ‘rifiuti’ prodotti ogni anno siano in realtà vere e proprie miniere di materiali preziosi”, spiega Marco Morra, amministratore delegato di Nobil Bio Ricerche. “Si sta sviluppando una scienza molecolare del rifiuto. In questo modo si sta modificando la percezione del rifiuto, soprattutto alla luce di tutte le molecole che può contenere.”

Non a caso la Commissione europea lo scorso dicembre ha adottato un nuovo pacchetto di misure per aiutare le imprese e i consumatori europei a effettuare la transizione verso un’economia circolare. “Il nostro pianeta e la nostra economia non sopravviveranno se continueremo a seguire i dettami del ‘prendi, trasforma, usa e getta’”, ha dichiarato il vicepresidente Frans Timmermans, responsabile per lo Sviluppo sostenibile in una nota. “Le risorse sono preziose e vanno conservate, sfruttandone al massimo il potenziale valore economico. L’economia circolare si prefigge di ridurre i rifiuti e proteggere l’ambiente, ma presuppone anche una profonda trasformazione del modo in cui funziona la nostra intera economia. Ripensiamo il nostro modo di produrre, lavorare e acquistare: creeremo nuove opportunità e nuovi posti di lavoro. Il pacchetto odierno costituisce il quadro di riferimento generale che consentirà questa trasformazione. Propone un percorso credibile e ambizioso per una migliore gestione dei rifiuti in Europa, sostenuto da azioni che riguardano l’intero ciclo dei prodotti; contiene sia una normativa intelligente sia incentivi a livello Ue che aiuteranno le imprese e i consumatori – ma anche le autorità nazionali e locali – a guidare questa trasformazione.”

 

È quanto ha deciso di fare Nobil Bio Ricerche, appoggiando non solo la ricerca, ma la creazione di Innuva, una vera e propria associazione di aziende locali per la promozione e l’applicazione dei polifenoli estratti dalla lavorazione delle uve, che oggi vengono essenzialmente buttati o utilizzati per produrre energia. “L’associazione nasce da una collaborazione tra Nobil Bio Ricerche e il Polo universitario Uni-Astiss”, racconta l’ingegner Giorgio Iviglia, ricercatore dell’azienda. “Si tratta di un progetto iniziato per diffondere le scoperte e le conoscenze acquisite non solo al mondo biomedicale, ma anche ad altri settori, come possono essere quello cosmetico o il nutraceutico, fino ad arrivare al tessile. Fondata due anni fa l’associazione ha lo scopo di unire tutte quelle aziende che fanno dell’economia circolare il loro business, per dare nuova vita ai sottoprodotti della vinificazione e ottenerne così di nuovi”. 

Innovazione e legame col territorio, certo. Ma con un’apertura al resto del settore industriale e della ricerca. “Con questa associazione vorremmo essere un esempio anche per altri movimenti che possano nascere sul territorio per il riutilizzo di sottoprodotti derivanti anche da settori diversi da quello vinicolo”, conclude Iviglia.

 

I polifenoli e la “lotta” all’invecchiamento

I polifenoli non sono altro che molecole organiche naturali contenute in moltissime specie vegetali, dall’efficace azione antiossidante e di contenimento dei radicali liberi. Radicali liberi presenti all’interno delle cellule e prodotti per esempio durante gli stati infiammatori per combattere i patogeni. I Ros (Reactive oxygen species, ovvero specie reattive all’ossigeno, altro nome dei radicali liberi) spesso però attaccano anche le cellule sane, danneggiando i tessuti. Ecco allora l’invecchiamento della pelle, o patologie come la piorrea, riconducibili a un eccesso di produzione di radicali liberi. In questo caso la letteratura scientifica, lavora da anni per dimostrare come i polifenoli, contenuti anche nel vino, siano capaci di ridurre il cosiddetto stress ossidativo e fungere da prevenzione all’invecchiamento cellulare.

 

Info

www.nobilbio.it

 


 

Intervista a Marco Morra, amministratore delegato di Nobil Bio Ricerche.
A cura di Rudi Bressa

 

Polifenoli Doc

 

Alla Nobil Bio Ricerche il dottor Morra, assieme alla moglie, la dottoressa Clara Cassinelli, ha puntato su scienza, chimica e natura. Risultato: un innovativo riempitivo osseo e creme anti-invecchiamento a base di polifenoli derivati da uve di Barbera e Grignolino.

 

Come siete arrivati a questo nuovo innovativo prodotto?

“Come Nobil Bio Ricerche abbiamo deciso di sviluppare nuovi prodotti, sempre legati all’implantologia orale. In questo caso abbiamo deciso di sviluppare dei riempitivi ossei, capaci di promuovere la formazione di nuovo osso. Basandoci sulla letteratura scientifica esistente, ci siamo resi conto che esiste una buona mole di studi sugli effetti dei polifenoli sulla rigenerazione ossea. Da qui è nata quindi l’idea di sviluppare un riempitivo osseo che contenesse polifenoli recuperati, nel nostro caso, da residui di vinificazione. Si tratta di un campo di studi avanzato a livello mondiale quello sulle proprietà biologiche di queste sostanze e il nostro lavoro riflette questi studi.”

 

Come può influire nel mondo dell’odontoiatria e della chirurgia questo nuovo prodotto?

“Un prodotto del genere potrebbe accelerare i tempi richiesti nella rigenerazione ossea e di conseguenza ridurre i tempi – circa sei mesi – dell’operazione. In particolare pensiamo possa servire nei casi di pazienti che soffrono di parodontite, ovvero di perdita di tessuto del supporto dei denti. Sulla base delle evidenze scientifiche i polifenoli combattono i radicali liberi, una delle cause di questa patologia. Per questo pensiamo possa essere un materiale di elezione per queste persone.” 

 

Oltre al settore odontoiatrico state lavorando anche nella cosmesi?

“Sì. Sulla base dei risultati raggiunti in questo campo ci siamo appassionati alle proprietà dei polifenoli. Abbiamo quindi deciso di fondare Poliphenolia, azienda che sfrutta le proprietà di queste molecole nel campo delle creme anti-invecchiamento, recuperando i polifenoli dai residui di vinificazione. Nel nostro caso vogliamo lavorare su una solida base scientifica e collegare una particolare classe di polifenoli a un territorio specifico.”

 

Una sorta di denominazione di origine controllata dei polifenoli?

“Esatto. Tant’è che sulle confezioni delle nostre creme ci sarà un Qr code leggibile dai dispositivi elettronici che rimanderà allo specifico vigneto e allo specifico produttore. Questo per creare oltre alla tracciabilità, una sorta di business comune col territorio.”

 

Quindi avremo una crema fatta col Barbera o col Grignolino?

“In realtà sarà fatta con quello che rimane del processo di vinificazione, come bucce e semi. Infatti molte delle molecole finiscono nel vino. Noi estraiamo quel che rimane in base al determinato processo di vinificazione. Ecco che, su prove da noi effettuate, dal Grignolino possiamo estrarre molecole più piccole, che possiedono una facilità di diffusione maggiore e che andremo a utilizzare per esempio nelle creme per il contorno occhi.”

 

Da un lato abbiamo la territorialità, come la zona dei vini piemontesi, dall’altro molta ricerca e sviluppo. È un binomio che funziona?

“Sì. Non a caso le parole chiave che usiamo in Poliphenolia sono ‘creme anti-invecchiamento da scienza e territorio’. Scienza perché vogliamo distinguerci: parliamo di chimica, ovvero di conoscere queste sostanze e saperle utilizzare. Per quanto riguarda il territorio vorremmo arrivare a collaborare col resto d’Italia e del mondo, producendo una crema magari con le vinacce cilene, contenenti quindi quelle specificità territoriali. L’approccio è comunque studiare, capire e formulare la crema per sfruttare al massimo le caratteristiche che troviamo.”

 

Il mondo dell’industria è pronto per questo tipo di prodotti?

“Direi di sì, perché si tratta di un tema che si sta sviluppando molto. Sicuramente la sensibilità sta aumentando. In molti ci stanno lavorando. Noi vogliamo concentrarci sull’aspetto scientifico.”