Come fondatrice del Circular Economy Club (CEC), si può dire sicuramente che Anna Tarí ha il polso della situazione meglio di chiunque altro per quanto riguarda quello che succede nel movimento che sostiene l’economia circolare.
Da diversi anni ha la passione del mettere in contatto professionisti e organizzazioni in tutto il mondo attraverso un’associazione.
“Ci stiamo unendo per trasformare il sistema economico attuale,” dice Tarí. “Il modello ‘prendi-consuma-butta via’ non sta funzionando, passare all’economia circolare è un cambiamento inevitabile che vorremmo accelerare.”
Nel 2012, quando Tarí diede vita al CEC come sito web, il movimento stava solo cominciando ad avere un seguito. Da allora, persone, settori commerciali, istituzioni scolastiche, governi e organizzazioni (come la Ellen MacArthur Foundation) hanno contribuito in maniera significativa ad aumentare la consapevolezza dei cittadini.
Nel suo percorso, il Circular Economy Club – che ha il suo quartier generale a Londra – è cresciuto trasformandosi in un network internazionale non profit che vanta oltre 2.600 membri legati all’economia circolare che rappresentano più di 60 paesi.
“Il club è aperto a tutti, e l’adesione è gratuita per chiunque si iscriva”, precisa Anna Tarí.
“Mappare” l’economia circolare
Nel 2017, mentre il Circular Economy Club continuava a crescere, Tarí ideò una sfida per il club: “Ci siamo resi conto che, per capire davvero cosa significava circolarità in termini pratici e ispirare la collaborazione tra professionisti dell’economia circolare, dovevamo prima capire come ognuno stava contribuendo alla causa. Avevamo bisogno di maggiori dettagli.”
Così nacque l’idea della “Circular Economy Mapping Week”.
L’idea era ambiziosa eppure semplice: documentare – in un unico luogo – quante più iniziative legate all’economia circolare fosse possibile. Per riuscirci i membri del CEC avrebbero contribuito a organizzare workshop nelle città di tutto il mondo, raccogliere informazioni dai frequentatori dei workshop e poi passare i dati al CEC per “mappare” i risultati in un database open-source.
“Avevamo una sensazione positiva riguardo al progetto, ma molte cose non erano sotto il diretto controllo del club” dice Tarí. “Fu davvero un lavoro portato a termine grazie all’impegno dei membri.”
Alla fine, tra il 5 e l’11 febbraio del 2018, dopo workshop tenuti in oltre 65 città e 40 paesi sono state documentate quasi 3.000 iniziative.
“Gli organizzatori del CEC – sottolinea Tarì – hanno fatto un lavoro notevole nel proporre questo sforzo, dirigendo i workshop e raccogliendo i dati. È stato molto eccitante.”
“Mostra e racconta” circolare
Bangkok. Proprietà immobiliari. Buenos Aires. Moda. Città del Capo. Packaging. Madrid. Agricoltura. Montreal. Arredamento. New York. Articoli per ufficio. Londra. Finanza. San Paolo. Elettronica. Singapore. Bevande. Taipei. Decorazioni per interni. Alla fine, il database ha rivelato una varietà di idee e luoghi che danno un’immagine vivida e convincente del movimento per l’economia circolare, nonostante si tratti di una piccola parte del panorama generale.
In una sola settimana, più di 2.100 partecipanti hanno contribuito con la loro conoscenza. Durante il suo svolgimento, l’iniziativa ha ottenuto 80 menzioni sulla stampa e oltre 650.000 riferimenti sui social media.
Ma a parte questi dati, gli organizzatori hanno anche riferito con piacere di aver raggiunto un altro importante risultato: l’entusiasmo.
“La sessione ha avuto una risposta di pubblico travolgente”, dice Marialine Verdikt, fondatrice di CircleWerkz e organizzatrice CEC a Singapore. “Ha fatto registrare due volte il tutto esaurito su Eventbrite (una delle maggiori piattaforme tecnologiche per la gestione di eventi, ndr). L’entusiasmo nella sala era palpabile.”
Verdikt evidenzia come la varietà di settori rappresentati al workshop abbia contribuito a mantenere alto il livello di interesse: “Erano presenti rappresentanti dei settori dell’istruzione, del governo, delle aziende, delle startup e semplicemente persone interessate al tema. Per la maggior parte delle persone la consapevolezza più importante acquisita durante il workshop riguarda il fatto che sta già accadendo, in questo ambito, molto più di quanto previsto inizialmente […] anche se è necessario approfondire i diversi aspetti dell’implementazione dell’economia circolare, ci sono sicuramente l’entusiasmo e lo stimolo necessario per riuscirci”.
Dal lavoro svolto nella settimana ecco alcuni dati significativi:
- delle 3.000 iniziative legate all’economia circolare evidenziate nel database circa il 70% si svolgeva in Europa. Il resto era diviso tra America Settentrionale (12%); America Latina (10%); Asia (6%) e Africa (2%);
- un quarto (25%) delle iniziative riguardava l’impiego dei rifiuti come risorsa (per esempio riciclo, compostaggio, generazione di energia mediante i rifiuti ecc.), la strategia di economia circolare più comune tra quelle individuate;
- i progetti urbani (edifici, infrastrutture, mobilità, logistica, energia, acqua, gestione dei rifiuti) utilizzavano l’implementazione dell’economia circolare più spesso (25% di soggetti recettivi e reattivi in questo settore), rispetto ad altri settori (tra i quali cibo e bevande, che ha totalizzato il 18%);
- la maggior parte dei partecipanti (47%) si identificava come appartenente al settore privato, mentre una piccola quota (9%) rappresentava le istituzioni scolastiche.
Ma il lavoro svolto nella settimana di mappatura secondo Tarí rappresenta solo l’inizio.
Con i dati raccolti, il CEC sta ora pianificando un progetto post-settimana di mappatura. Si spera che l’evento ad essa legato, con appuntamenti e attività ancora in via di definizione, crei uno spazio in cui organizzatori e partecipanti locali possano stabilire i prossimi passi da compiere nelle loro città.
Consapevolezze fondamentali
Guardando il passato per pianificare il futuro, Tarí evidenzia quattro principali consapevolezze raggiunte durante la settimana del lavoro di mappatura.
1.La volontà di costruire partendo dallo slancio attuale.
2.È importante mettere a disposizione una piattaforma perché i sostenitori dell’economia circolare possano comunicare tra loro e condividere il loro pensiero.
3.Occorre chiarezza quando si tratta di definire cosa rende qualcosa “circolare” e/o “non circolare”.
4. I sostenitori dell’economia circolare vogliono collaborare.
Il terzo punto – chiarire la definizione di “circolare” – sembrava generare la maggior confusione negli organizzatori e nei partecipanti al workshop. Tuttavia questo non può stupirci specialmente considerando il fatto che il movimento per l’economia circolare sta ancora cercando di autodefinirsi.
“Se cominciamo a definire qualsiasi cosa ‘circolare’, rischiamo di adagiarci e di usare parole nuove per definire le stesse vecchie cose”, dice Tarí. “Per cambiare davvero il sistema, dobbiamo capire cosa intendiamo – con precisione – quando usiamo la parola ‘circolare’”.
In generale, il lavoro verrà ricordato per aver riunito migliaia di fautori dell’economia circolare da tutto il mondo per un fine comune e per uno scambio di idee. E questa non è una cosa da poco.
Beatriz Luz, Ceo di Exchange4Change e organizzatrice CEC a San Paolo dichiara: “La settimana di mappatura ci ha dimostrato che quando ci si riunisce con persone che la pensano allo stesso modo in un ambiente multi-disciplinare e collaborativo, si possono trovare strumenti adeguati, individuare soluzioni e accelerare veramente la transizione”.
Circular economy club, www.circulareconomyclub.com
Ellen MacArthur Foundation, www.ellenmacarthurfoundation.org
Circular Economy Mapping Week, www.circulareconomyclub.com/gd-home/cec-global-database
CircleWerkz, www.circlewerkz.com
Exchange4Change, e4cb.com.br