Giungere a una conclusione del genere è, specialmente in Germania, un fatto grave. Töpfer – economista di formazione – assunse l’incarico determinato ad applicare il principio “chi inquina paga”, ovvero il principio secondo il quale i costi dell’inquinamento devono essere sostenuti da chi l’ha causato. Molto presto l’applicazione di quel principio avrebbe portato al concetto di responsabilità condivisa, o estesa, del produttore che oggi è diffuso in tutto il mondo (Extended Producer Responsibility, Epr). L’obiettivo di Töpfer è stato raggiunto il 12 giugno del 1991, quando è entrata in vigore l’ordinanza sugli imballaggi e fu istituito il primo sistema Epr.
Ma, nel raggiungere quest’obiettivo, cosa esattamente è riuscito a fare Klaus Töpfer? Gli economisti definiscono “esternalità” qualsiasi attività i cui benefici o conseguenze (siano essi positivi o negativi) non ricadono interamente su chi li ha causati. Infatti, parte degli effetti delle attività si ripercuotono sulla società e sull’ambiente (esterno). Alcuni possono essere positivi: per esempio, la guida di un veicolo elettrico riduce l’inquinamento urbano (beneficio esterno). Se poi si consuma energia elettrica di origine solare, si evita anche la produzione di CO2 (idem). In pratica, poiché la società nel suo insieme trae vantaggi da questi investimenti, si parla di esternalità positive. In linea generale, con nostro gran rammarico, le esternalità negative appaiono più comuni di quelle positive. Un esempio lampante è quello degli imballaggi: gli effetti visivi dell’inquinamento da imballaggi sono tra i più evidenti e costituiscono soltanto la punta dell’iceberg dei problemi che possono nascondere.
In genere, i costi di raccolta e recupero degli imballaggi ricadono sulla comunità territoriale. Nella maggior parte dei casi si tratta di municipalità locali che, poi, ri-attribuiscono i costi ai cittadini. In un sistema del genere è molto difficile stabilire un legame diretto tra la quantità di rifiuti prodotti, i costi del loro recupero, e i cittadini che debbono finanziare questi costi. Oltre tutto, in un sistema come questo non si riesce a incentivare la minor produzione di rifiuti. Ciò rimane vero finché tutti gli attori della filiera di consumo (produttori, distributori e consumatori) sono costretti ad assumersi la responsabilità di ciò a cui contribuiscono. Ed è qui che Klaus Töpfer ha compiuto il primo importante passo verso un’economia circolare: le norme che ha introdotto hanno attribuito ai produttori la responsabilità dei propri imballaggi, responsabilità che viene mantenuta anche quando i consumatori se ne sbarazzano. In pratica, avviene che i produttori incorporano nel prezzo dei loro prodotti i costi di raccolta, differenziazione, riciclo e smaltimento; in questo modo, i consumatori ne condividono i costi in proporzione alla quantità e alla qualità del proprio consumo. Il concetto è ben espresso con il termine “responsabilità estesa del produttore” (Epr). Come ciò possa accadere è descritto in dettaglio nell’articolo di Joachim Quoden in questo stesso numero di Materia Rinnovabile.
Oggi, a livello mondiale, operano circa 400 sistemi Epr; circa il 70% di questi sono stati avviati dopo la pubblicazione, nel 2001, delle linee guida a cura dell’Ocse per i governi desiderosi di estendere la responsabilità del produttore (“Guidance Manual for Governments on Extended Producer Responsibility”). In seguito, i programmi adottati nei vari paesi hanno via via interessato un ventaglio sempre più ampio di prodotti, tra cui: i rifiuti elettrici ed elettronici, le batterie al piombo, gli pneumatici, gli olii esausti, le vernici, le sostanze chimiche, i grandi elettrodomestici, le lampadine a incandescenza e i prodotti farmaceutici. Il numero e l’ambito dei programmi varia da paese a paese: in Francia, per esempio, è attivo un unico sistema per gli imballaggi mentre nel Regno Unito operano 29 diverse organizzazioni. Descriverne i dettagli non rientra nel nostro scopo, ma è interessante notarne alcune caratteristiche: in particolare, i programmi possono essere volontari oppure obbligatori, mentre la responsabilità nella gestione dei rifiuti può essere meramente operativa o unicamente gestionale, oppure mista. In conseguenza, i sistemi attuali differiscono gli uni dagli altri nelle modalità di attribuzione e distribuzione della responsabilità, mentre sono profondamente influenzati dalle pre-esistenti strutture organizzative per il recupero dei rifiuti e, talvolta, possono essere concepiti su misura delle specifiche condizioni territoriali, come nel caso delle isole più piccole o delle destinazioni turistiche.
Sono ormai 25 anni che i sistemi Epr hanno dimostrato la propria efficacia nel diffondere la nozione di economia circolare e la loro capacità, partendo spesso da zero, di raggiungere notevoli livelli di riciclo. Inoltre, lo strumento è particolarmente importante se si considera che, nel 2007, il volume totale delle risorse materiali sfruttate a livello planetario ha raggiunto quasi 60 miliardi di tonnellate, come si legge nell’articolo “La tabella delle mancanze” di James Clark nel numero 2 di Materia Rinnovabile. Infine, i sistemi offrono un’ulteriore serie di vantaggi diretti che non possono essere trascurati: contribuiscono alla riduzione della spesa pubblica riducendo i costi di gestione dei rifiuti; promuovono l’innovazione delle tecnologie di riciclo; favoriscono una progettazione di prodotto che integra la questione ambientale. Vi sono poi una serie di altri benefici, tra i quali: la creazione di nuove opportunità di impiego, la diversificazione della filiera di approvvigionamento dei materiali, l’innovazione di materiali e, soprattutto, la diffusione di un approccio culturale nuovo. Quest’ultimo è particolarmente degno di nota: oggi la maggioranza dei consumatori sa di essere responsabile dei rifiuti che produce e, soprattutto, è consapevole di poter agire immediatamente ed efficacemente per ridurre lo spreco e incentivare il recupero dei materiali.
Ovviamente queste evoluzioni sollevano tante domande ancora in cerca di risposte. Molte di queste sono state messe a fuoco durante il “Forum globale sull’ambiente: promozione di una gestione sostenibile dei materiali tramite la responsabilità estesa del produttore (Epr)” organizzato dall’Ocse e tenutosi a Tokyo dal 17 al 19 giugno 2014.
Proprio l’Ocse è stata incaricata di dare alcune risposte alle tante questioni in sospeso, tra cui: valutare quali siano le misure in grado di promuovere il “Design per l’ambiente” e di come debbano essere attribuite le responsabilità per i rifiuti di imballaggio prodotti dal commercio internazionale via internet. Materia Rinnovabile continuerà ad aggiornarvi circa i progressi compiuti sulla responsabilità estesa del produttore, componente fondamentale dell’economia circolare.
“The State of Play on Extended Producer Responsibility (EPR): Opportunities and Challenges, Global Forum on Environment: Promoting Sustainable Materials Management through Extended Producer Responsibility (EPR)” 17-19 giugno 2014, Tokyo, Giappone. Il documento è disponibile online: tinyurl.com/m7562pb