Evitare le scie di condensazione non è solo possibile ma anche economicamente sostenibile, tanto da essere definita “l’opportunità climatica del decennio per l’aviazione”. A dirlo è il nuovo rapporto di Transport & Environment, Contrail avoidance: aviation’s climate opportunity of the decade, secondo cui mirati “aggiustamenti nelle traiettorie di volo, in particolare piccole salite o discese”, sarebbero in grado di evitare le “zone atmosferiche più fredde e umide”, proprio quelle che favoriscono la formazione delle scie di condensazione, considerate le più impattanti fra le “non-CO₂ emission”.

Il trasporto aereo fa infatti parte degli hard to abate, quei settori, industriali e del trasporto pesante, difficili da decarbonizzare a causa della forte dipendenza da combustibili fossili e per la limitatezza di soluzioni tecnologiche a oggi disponibili. Come se non bastasse, l’aviazione contribuisce al riscaldamento globale tramite le scie di condensazione. Un elemento di non poco conto, dato che il loro impatto sul clima sarebbe pari a quello generato dalle emissioni di CO₂ di tutto il settore.

Cosa sono le scie di condensazione

Purtroppo famose per le teorie antiscientifiche sulle “scie chimiche”, le scie di condensazione sono nuvole artificiali prodotte dalla condensazione del vapore acqueo contenuto nel gas di scarico degli aerei. Temperatura e umidità della zona atmosferica interessata ne determinano la formazione oltre che la persistenza. Alcune scie di condensazione degli aerei si dissolvono in poco tempo, altre, invece, possono diventare persistenti fino e giocare un ruolo importante come attori climatici.

La ragione di questo fenomeno trova risposta nella scienza, in particolare nella climatologia. Alcune scie di condensazione, in inglese contrail, “possono infatti persistere nell’atmosfera per ore” fino a trasformarsi in “cirri”, una tipologia di nubi che interferisce con la radiazione solare in entrata e in uscita dal sistema Terra, portane a un complessivamente riscaldamento. L’impatto climatico delle scie di condensazione non sarebbe per nulla trascurabile, anzi, secondo uno studio citato dal rapporto, l’effetto climalterante delle sole contrail prodotte nel 2018 sarebbe stato più significativo di tutte le emissioni di CO₂ dell’aviazione cumulate dal 1940 fino quell’anno.

Emettere più CO₂ per ridurre l’impatto delle scie di condensazione

Sembra un controsenso, ma per T&E, deviando i voli e quindi paradossalmente emettendo più CO₂, sarebbe possibile ridurre l’effetto climalterante dell’intera economia dell’aviazione. “Con un consumo extra di carburante pari o inferiore al 5%”, per le sole tratte modificate, sarà infatti possibile “evitare l’80% dell’effetto climalterante delle scie di condensazione”, ottenendo un “impatto climatico netto sempre positivo”. E secondo il rapporto non sarà necessario rivoluzionare l’intero trasporto mondiale, bensì intervenire su una minoranza delle tratte aeree, il 3%.

I benefici derivanti dalla mancata formazione delle contrail saranno sempre superiori, “dalle 15 alle 40 volte” rispetto gli impatti delle “emissioni addizionali di CO₂”. Anche se Transport&Environment avverte: “Se da un lato evitare le scie porterebbe a significativi benefici per il clima, dall'altro non rende meno urgente la riduzione delle emissioni di CO₂ del settore aereo, il cui impatto sul clima rimane significativo”.

"Sono poche le soluzioni climatiche che possono essere attuate così rapidamente, a costi così contenuti e con un impatto minimo sull'industria e sui consumatori.” Queste le parole di Carlos Lopez de la Osa, aviation technical manager di T&E, secondo il quale non ci sarebbe tempo da perdere. “All'industria dell'aviazione viene offerto un modo semplice e poco costoso per ridurre il proprio impatto sul clima. Identificando i pochissimi voli che causano queste scie e modificando le loro traiettorie possiamo avere un effetto immediato. Quindi non discutiamo più se dobbiamo farlo ma come farlo.”

Una soluzione economica

La riduzione dell’impatto climatico dell’aviazione non sarebbe l’unica nota positiva. Si tratterebbe di una “no regret solution”, per di più attuabile nel breve periodo. Il report stima che “su un volo da Parigi a New York, la deviazione per evitare le contrail costerebbe meno di 4 euro a biglietto”. E ancora: un volo intercontinentale da Roma a Montreal subirebbe un rincaro di appena 2.09 euro tenendo conto “del carburante extra e di tutte le tecnologie associate alle prevenzione delle scie” come “sensori di umidità e satelliti”. Una soluzione ben 15 volte più economica della tecnologia CCS, Carbon Capture and Storage.

Il report si chiude con le canoniche raccomandazioni ai policy maker, in particolare alle istituzioni europee che dovrebbero “finanziare la ricerca in questo campo e offrire incentivi a produttori e compagnie aeree che per prime si impegneranno su questo fronte”.  In questo modo, a partire dal 2027, il monitoraggio delle scie di condensazione potrebbe avvenire “su tutti i voli in partenza e arrivo dall’UE”. “Chiediamo ai decisori politici e all’industria aeronautica di agire ora, fianco a fianco, per assicurare che tra dieci anni i nostri cieli siano liberi da scie di condensazione”, ha dichiarato Carlo Tritto, Sustainable Fuels Manager di T&E Italia. “È l'occasione del decennio per ridurre l’impatto climatico dell'aviazione: per questo è necessario agire subito”.

 

Immagine: Gabriella Natiello, Unsplash