La nuova Strategia europea per la bioeconomia pone un forte accento sulla dimensione territoriale: sviluppare rapidamente “bioeconomie” locali in tutto il continente. Nella formulazione di questo obiettivo emergono i poli fisici su cui l’attenzione si concentra: le aree rurali e costiere e le città. Del territorio europeo cosa resterebbe fuori? Nemmeno le aree montane che sono certamente interessate soprattutto sul versante forestale, altro ambito d’azione che viene messo in rilievo.

Stando sempre alle parole con cui viene presentata la nuova Strategia, tutti i cittadini europei dovrebbero poter trarre beneficio dalla diffusione della bioeconomia, a prescindere dal luogo in cui vivono. 

Potrebbe sembrare solo un facile slogan. La fattibilità di una “bioeconomia dei territori” si può misurare infatti solo su quanto si sta concretamente realizzando in un meta-settore che aggrega comparti dell’economia caratterizzati da modelli contrapposti di rapporto con lo spazio: distribuzione estensiva per l’agricoltura, la pesca, la silvicoltura e concentrazione in poli fortemente localizzati per la chimica. Per creare le connessioni tra i poli rappresentati dai singoli impianti o insediamenti industriali e i territori, rurali e urbanizzati, serve un modello inclusivo, un modello di rete, che del concetto di bioeconomia circolare è uno dei cardini.

 

 

Con l’inaugurazione lo scorso 19 ottobre dell’impianto di Mater-Biopolymer, società interamente controllata dal gruppo Novamont, in Italia si è realizzato un ulteriore elemento di un esemplare modello di rete che integra chimica e agricoltura e che non solo promuove l’uso di risorse rinnovabili in sostituzione di materie prime di origine fossile, ma si propone di essere anche un fattore di rigenerazione territoriale. Come già avvenuto in altri nodi della rete del Gruppo Novamont, anche a Patrica – la località in provincia di Frosinone dove la bioraffineria integrata di Mater Biopolymer è insediata – ha realizzato la riconversione di un sito produttivo nato nel 1992 come impianto dedicato alla produzione di Pet. Con la sua acquisizione e il completamento della riconversione alla produzione di biopoliesteri ad alto grado di rinnovabilità Origo-Bi, Novamont ha garantito l’occupazione nel sito produttivo e innescato un processo virtuoso e durevole di sviluppo. Ai 90 posti di lavoro si affiancano le ricadute che a livello locale produrranno occupazione indiretta necessaria alla operatività dello stesso impianto e nell’indotto.

 

 

Ma non è tutto. In coerenza con la vision aziendale che Catia Bastioli, amministratore delegato del gruppo, descrive nel suo recentissimo libro Bioeconomia per la rigenerazione dei territori, la riconversione e rigenerazione del sito chimico di Patrica è stata condotta puntando alla realizzazione di processi produttivi sempre più sostenibili, e alla riduzione dell’impatto complessivo sull’ambiente. Mater-Biopolymer, è dotato di un sistema che permette di minimizzare i costi e gli sprechi attraverso il recupero degli scarti, in un’ottica di economia circolare e sostenibilità. Un approccio finalizzato alla valorizzazione dei residui ha consentito la messa a punto di un processo di purificazione delle acque reflue per ottenere tetraidrofurano (THF) – un intermedio chimico strategico per l’industria chimica e farmaceutica – per la prima volta al mondo da fonti rinnovabili (bio-THF). Il THF può essere usato come solvente chimico e nel settore farmaceutico.

La riconversione della seconda linea di produzione e il recupero del THF hanno consentito di ridurre le emissioni di CO2 e i chilometri di trasporto su ruota quantificabili in:

  • 246.000 tonnellate di emissioni di CO2 equivalente l’anno evitate;
  • 1.296.000 Km di trasporto su ruota evitati, relativi al trasporto dei reflui contenenti THF che venivano smaltititi all’esterno del sito.

Patrica è il sesto nodo di una rete interamente costituita da siti riconvertiti, rigenerati e connessi tra loro. Le diverse sezioni dell’impianto sono state modificate e in alcuni casi totalmente rinnovate, applicando su scala continua le tecnologie innovative sviluppate da Novamont. Si tratta di tecnologie in grado di utilizzare le materie prime della filiera Novamont – biobutandiolo e acido azelaico, monomeri biobased – per la produzione di biopoliesteri Origo-Bi®. Biopoliesteri che a loro volta sono componenti necessari alla produzione delle bioplastiche compostabili Mater-Bi.

 

 

“Lo sforzo di industrializzazione realizzato da Novamont negli ultimi anni è stato enorme e ha pochi uguali a livello europeo”, ha dichiarato Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont. “Dobbiamo però essere coscienti del fatto che quanto fin qui costruito non avrà rilevanza se non sapremo utilizzarlo per moltiplicare i casi di rigenerazione territoriale al punto che questi prevalgano su quelli di degrado. Insomma, dobbiamo lavorare insieme verso un approccio rigenerativo delle risorse naturali che non deve essere visto come un limite ma come una grande opportunità di ridisegnare su basi sostenibili la nostra società con le radici nei territori, più inclusiva e contributiva, dove i piccoli e i grandi trovano uno spazio equo. In tutto questo il mondo dell’agricoltura e il suolo e la sua preservazione e rigenerazione sono fondamentali e vitali.”

I sei nodi della rete, distribuiti in sei diverse regioni italiane, danno un significato preciso e tangibile all’obiettivo europeo di una bioeconomia diffusa sui territori e in grado di rispettarne l’ambiente valorizzandone le specificità. 

 

 

C. Bastioli, Bioeconomia per la rigenerazione di territori, Edizioni Ambiente 2018; www.edizioniambiente.it/libri/1223/bioeconomia-per-la-rigenerazione-dei-territori