Alzi la mano chi è sorpreso del fatto che la fiducia degli italiani nel sistema bancario sia ai minimi storici, franata dal 30% incassato nel 2005 al 10% di fine 2015. Un primato negativo che, stando al sondaggio condotto nel dicembre scorso da Demopolis, le banche contendono solo ai partiti, apprezzati da appena il 4% degli italiani. 

Meno scontato che – in tempi in cui la ripresa economica mostra percentuali da prefisso telefonico – cresca invece a doppia cifra la domanda di credito al dettaglio. Lo evidenziano i risultati dell’“Osservatorio sul credito al dettaglio”, curato da Assofin (l’associazione dei principali operatori bancari e finanziari del credito al consumo e immobiliare), Crif e Prometeia: nel primo trimestre del 2016 il mercato del credito alle famiglie ha registrato nel complesso (compresi quindi i mutui immobiliari e i crediti delle concessionarie per l’acquisto di auto e moto) un incremento del +20,3%. In particolare, è cresciuto del 18,4% il volume dei prestiti personali, il canale contrassegnato dai flussi più consistenti.

È all’interno di questa forbice, tra crollo della reputazione degli istituti bancari da un lato e crescente domanda di credito al consumo dall’altro, che anche in Italia si potrebbero aprire nuove opportunità per il social lending, il prestito sociale tra persone, conosciuto anche come peer-to-peer o P2P lending (prestito tra pari), lend-to-save (prestito a fini di risparmio), e crowd-lending e credit crowdfunding (raccolta di fondi finalizzata al credito personale). E chissà se le turbolenze post-Brexit contribuiranno ad abbassare ulteriormente l’appetibilità degli investimenti nei circuiti bancari tradizionali.

Completamente digitalizzato e gestito su piattaforme web, il social lending è una promettente declinazione della sharing economy nata nei paesi di lingua anglosassone per far incontrare online le esigenze di chi ha bisogno di un prestito personale con quelle di singoli prestatori privati in cerca di forme d’investimento trasparenti e più appetibili per rendimento rispetto a conti di deposito bancari, Btp e obbligazioni. Il rapporto richiedente-prestatore è regolato solo online e la conseguente eliminazione dell’intermediazione bancaria – e dei relativi costi – sono i due tratti distintivi del social lending

E mentre l’Italia sta ancora muovendo i primi passi con le piattaforme Prestiamoci (partita nel 2009) e Smartika (attiva dal 2011), in Usa, Regno Unito, Germania, Svezia, Francia e Spagna il save-to-lend ha già uno status più consolidato. Basti pensare che le prime quattro piattaforme attive negli Usa e nel Regno Unito – Lending Club, Prosper, Zopa e Rateseller – avviate tra il 2005 e il 2010, nel 2015 avevano già erogato oltre dodici miliardi e mezzo di euro di prestiti (per l’esattezza 12.665.089.822 euro, vedi il box). Al punto che nel 2014 Lending Club è stata quotata in Borsa superando di oltre il 60% il prezzo di collocamento, un risultato che ha permesso alla società di raccogliere 870 milioni di dollari con un valore di capitalizzazione pari a circa 9 miliardi di dollari. 

 

La hit-parade del social lending 

Al primo posto di una virtuale hit-parade mondiale del social lending c’è Lending Club: fondata negli Usa nel 2007 dall’anno di avvio ha già erogato oltre otto miliardi di euro (per l’esattezza, 8.338.250.590). 

Segue Prosper, partita un anno prima, che ha all’attivo più di due miliardi di euro di erogazioni (2.108.529.374); quindi Zopa, la veterana del social lending targata Regno Unito, che in dieci anni, dal 2005 al 2015, ha superato un miliardo di euro di prestiti (1.274.647.887). 

Poco sotto il miliardo, (943.661.971 euro) troviamo, sempre in Gran Bretagna, Rasetter, avviata nel 2010, mentre in Francia Younited Credit/Pret d’Union, l’unica piattaforma attiva, ha erogato 340 milioni di euro. In Germania svetta Auxmoney (260.712.850 euro); in Svezia Trustbuddy (236.067.740). In Italia, Smartika (partita come Zopa) a maggio 2016 è arrivata a 23 milioni, mentre Prestiamoci viaggia intorno ai 3 milioni di prestiti.

 

Ma se per la raccolta di risorse finanziarie la piattaforma Usa ha fatto il salto nell’economia borsistica tradizionale, sul fronte dei prestiti è rimasta fedele al profilo classico del credit crowdfunding. Lending Club, infatti, si rivolge a chi necessita di prestiti di importo medio inferiore ai 20.000 dollari, richiesti in genere per il rifinanziamento o il consolidamento di debiti, per ristrutturazioni domestiche, spese universitarie e mediche, acquisti di beni importanti. 

Ma torniamo all’Italia e vediamo cosa propongono a richiedenti e prestatori Smartika (che con complessivi 23 milioni di euro di prestiti erogati dall’anno di attivazione a maggio 2016 copre l’80% del mercato italiano del peer-to-peer lending) e Prestiamoci (approdata a circa 3 milioni di euro). Con una premessa: anche per accedere ai prestiti di queste piattaforme occorre superare un’istruttoria sulla propria affidabilità per la restituzione. 

Il tan (tasso annuo nominale, ndr) di Prestiamoci “oscilla tra 3,90 e 14,01% e la taglia massima dei prestiti è 25.000 euro”, snocciola l’Ad Daniele Loro. “I prestiti-investimenti medi sono sui 4.000 euro in un range che va da 2.000-2.500 euro a 40-50.000 (più rari). Il rendimento lordo, a seconda della classe di rischio scelta dall’investitore, viaggia tra il 6,5 e l’8%, essendo pochi i crediti assegnati in classe di interesse passivo del 14,1%. Per mancata restituzione, pari a una penalizzazione del rendimento dell’1,5%, dal 6,80% medio si scende intorno al 5,30.”

Più contenuta è la soglia massima dei prestiti fissata da Smartika: 15.000 euro. Il tan, in funzione anche della durata della restituzione, varia dal 2,85% per un conservative su 12 mesi, al 6,06% per un dynamic a 48 mesi. La classe di rendimento-rischio anche in questo caso è scelta dall’investitore. 

Va precisato, inoltre, che entrambe le piattaforme frazionano gli investimenti su più prestatori per spalmare il rischio di mancata restituzione.

Alternativo al mercato finanziario convenzionale dei prestiti non fa rima però con concessivo: la percentuale di richieste di prestiti rifiutati è del 97-98% per Prestiamoci e del 92% per Smartika, a garanzia dei risparmi degli investitori. Quanto poi alle insolvenze, smaltita la penalizzazione da “nuovo entrante” in avvio di attività “oggi siamo molto meglio del mercato”, risponde Loro per Prestiamoci. “L’indicatore 90+, ovvero la percentuale di prestiti con più di 90 giorni di ritardo, è pari al 1,3% a maggio, molto inferiore a quella dei concorrenti. Quindi chi investe avrà tassi di default più contenuti del mercato”, un risultato che è frutto di un loro percorso di apprendimento, precisa. In caso di insolventi, Prestiamoci incarica una società di recupero crediti per ripristinare il corretto pagamento del piano di ammortamento. Il mancato pagamento viene inoltre comunicato ai Credit Bureau utilizzati dalla piattaforma, con il conseguente rischio di perdita dell’accesso al sistema finanziario italiano.

In casa Smartika, “il modello di scoring parametrizzato sulla base di un ‘Bad Rate’, ovvero una percentuale di richiedenti che si possono trovare in uno stato di insolvenza di tre o più rate dopo dodici mesi dall’erogazione, segnala una percentuale di insolvenza sul totale dei prestiti accordati del 9,74%, “tasso che – puntualizzano – identifica la percentuale stimata di posizioni che saranno oggetto di attività di recupero effettuata attraverso personale interno e outsourcer specializzati. Queste attività nel 2015 hanno portato a un tasso di default residuo pari al 2,5% del totale crediti accordati, contro il default medio nel settore bancario sui prestiti al consumo del 6-7%”. Il debitore che non paga le rate viene sottoposto a una serie di azioni di recupero, fallite le quali si passa alle vie giudiziali. Durante il processo di recupero del credito viene sempre data la possibilità al richiedente di rinegoziare il debito al fine di assecondare le esigenze di chi si trova in difficoltà temporanee non previste, come perdita del posto di lavoro e malattia.

Il profilo medio dell’investitore italiano “è quello di un soggetto evoluto che conosce i concetti di diversificazione, volatilità e ha un occhio di riguardo per l’innovazione”, sintetizza Daniele Loro. “Navigando in internet ha scoperto queste forme innovative di investimento e le vuole testare ritenendole più appetibili di quelle tradizionali.” Le destinazioni più frequenti dei prestiti? “Ristrutturazioni domestiche, acquisto di impianti solari, mobilio, auto o anche motivazioni sociali” elenca Loro. 

Analogamente, i prestatori di Smartika sono collaudati internauti, per lo più uomini (93%), di età compresa tra i 25 e i 55 anni. La motivazione prevalente è la dimensione equo-solidale, seguita dai rendimenti offerti. Chi chiede un prestito è in prevalenza uomo (70%), un quarto delle richieste riguardano la casa – arredamento e ristrutturazione – che copre oltre un quarto (27%) delle richieste, seguita dall’acquisto di auto, moto, camper di seconda mano, spese connesse al matrimonio, rate universitarie, restituzione di prestiti ai famigliari. In forte aumento anche le richieste per cure mediche (5% dei prestiti erogati) che in alcune regioni raggiungono l’8%.

Enrica, libera professionista nel settore dell’information technology, ha ben quattro prestiti all’attivo. “Sono molto grata a Smartika – racconta – perché, pur in assenza di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, non mi ha scartata come gli istituti di credito a cui mi ero rivolta, ma ha valutato la documentazione, il mio contratto co.co.co e la mia affidabilità personale, e dopo soli dieci giorni mi ha versato i 1.500 euro che avevo richiesto per estinguere una morosità condominiale”. Con successivi due prestiti Enrica ha ristrutturato l’abitazione, mentre l’ultimo le permetterà di realizzare il sogno di frequentare un master in web marketing. 

Sull’altro fronte, Federico, ricercatore universitario laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, alla domanda su cosa l’abbia spinto a diventare prestatore-investitore di Smartika risponde deciso “il carattere etico dell’investimento: si dà e si fa credito ad altri privati, e il rapporto diretto elimina i passaggi oscuri dell’intermediazione bancaria, le sgradite sorprese delle commissioni, i prodotti finanziari complessi e poco trasparenti. La volatilità è bassa e il rendimento più vantaggioso di quelli offerti dal mondo bancario: il mio investimento di 10.000 euro, al tasso d’interesse del 6,80%, escluse la commissione dell’1% a Smartika e le trattenute fiscali, mi ha reso sugli 800 euro – continua. Ogni mese ti rientra una quota-parte del capitale prestato e una degli interessi maturati. Si può scegliere sia la destinazione del prestito-investimento sia la classe di rendimento tra conservativo, bilanciato e dinamico: più alto il rischio, più alto il rendimento. Ma dal 2015 Smartika ha introdotto un fondo di garanzia che protegge il prestatore, anche se il rendimento si abbassa leggermente.”

Roberto, diplomato, si è rivolto a Prestiamoci. “Avevo bisogno di liquidità e sul web mi sono imbattuto sul peer-to-peer lending. Incuriosito, ho contattato Prestiamoci per avere un prestito di 6.000 euro. A conclusione di un’istruttoria standard, dopo una decina di giorni ho avuto il denaro a condizioni più favorevoli di un credito convenzionale: a parità di numero di mensilità, la rata di restituzione che verso è più bassa, segno evidente che gli interessi passivi sono inferiori.”

Matteo lavora in una società di consulenza aziendale. Venuto a conoscenza del social lending tramite il classico passaparola, ne ha approfondito modalità e aspetti etici su internet. “Ho scelto Prestiamoci, una realtà tutta made in Italy, e ho investito-prestato 1.000 euro, sotto forma di investimento automatico: man mano che maturavano le quote, venivano re-investite.” Gli interessi attivi – pari al 5% lordo – che ha incassato gli sono serviti a ripianare prestiti precedenti. “Il bello rispetto a un investimento convenzionale – sottolinea – è che puoi tracciare il percorso dei tuoi soldi e anche decidere concretamente dove investire, sentendoti parte di quel progetto.”

Dunque, tassi attivi e passivi più interessanti, trasparenza, velocità, flessibilità. Per Daniele Loro, però, i vantaggi del social lending non si fermano qui: “Per esempio noi non vendiamo altri prodotti collegati al prestito come le assicurazioni spacciate come una protezione a favore del consumatore, mentre si tratta di una maggiorazione occulta e scorretta del tasso di interesse, richiesta subdolamente come conditio sine qua non per l’erogazione del prestito”.

Per gettare un ponte tra social lending e green economy, a maggio Prestiamoci ha lanciato un nuovo prodotto nato dalla joint-venture con Evolvere Spa, operatore leader nel settore della generazione distribuita con oltre 8.000 impianti fotovoltaici: è “Prestailsole”, una sorta di “Solar Presti-Bond”, riservato ai prestatori che vorranno investire, con rendimento stabile, i loro risparmi per finanziare i clienti di Evolvere che sottoscrivono il contratto “Tuo” per l’acquisto di impianti fotovoltaici da installare sul tetto di casa.

Ma come sta reagendo l’industria del credito alla sfida delle piattaforme di social lending? Intervenendo alla tavola rotonda seguita alla presentazione dei risultati del succitato “Osservatorio Credito al Dettaglio” (Milano, 15 giugno 2016), Vincent Mouveroux, condirettore generale di Agos Ducato, ha risposto “lavoriamo per reinventare il nostro business, per sviluppare l’operatività ‘one-click’, migliorare la conoscenza del cliente e sfruttare l’effetto ‘multicanalità everywhere’, ovvero la connessione permanente tramite gli smartphone, posseduti da due terzi degli italiani, la più alta percentuale in Europa”. 

Per Giorgio Orioli, Ad di Consel (istituto legato a Banca Sella) invece non c’è partita per il peer-to-peer lending: i pensionati (sottinteso: poco o per nulla digitalizzati) sono 20 milioni in Italia, ha sottolineato, mentre i millennial (sottinteso: nativi digitali) non hanno soldi da investire. “Anche Consel opera online”, ha precisato Orioli. “La differenza la fanno i prestatori. E per chi ha bisogno di un prestito, l’origine del finanziamento, se istituto di credito o prestatore individuale, non fa alcuna differenza. L’effetto disruptive del digitale riguarda semmai la cancellazione di posti di lavoro: su 300.000 occupati nell’industria bancaria italiana ci sono 100.000 esuberi”, ha concluso. Tommaso Gamaleri, Ad di Younited Credit, la piattaforma francese di peer-to-peer lending che sta preparando lo sbarco in Italia, riconosce che i 340 milioni di euro di prestiti erogati in quattro anni in Francia rappresentano appena lo 0,5-0,7% dell’intero mercato transalpino. Non vede antagonismo ma semmai complementarietà tra i due universi e, pur confermando l’anima online, non esclude “la possibilità di un’interazione tra attività online e presenza offline sul territorio”. 

Dall’Europa, intanto, è già partita una nuova sfida: il credit crowdfunding alle imprese, detto P2P business lending. Secondo un rapporto di Moody’s del febbraio 2015, alle Pmi nel 2014 sono andati due terzi degli oltre due miliardi di sterline di prestiti peer-to-peer erogati nel Regno Unito, cui si aggiungono 95 milioni di euro nel resto d’Europa (35 in Olanda, 28 nei Paesi scandinavi, 14 in Spagna, 11 in Francia, 7 in Germania).

Se sarà disruption, marginalità permanente o complementarietà online-offline lo sapremo vivendo.

 

 

Prestiamoci, www.prestiamoci.it

Smartika, www.smartika.it/it/index.html

 


  

Intervista a Luciano Manzo, Ad di Smartika 

A cura di S. Z.

 

Tutto parte da un click 

 

“Un punto di forza del social lending made in Italy? La crescente sfiducia degli italiani verso il mercato finanziario tradizionale”, risponde Luciano Manzo, Ad di Smartika, che con uno staff di venti dipendenti full-time presidia l’80% del mercato italiano del settore. “Le persone stanno cercando forme di investimento alternative quale è il peer-to-peer lending, che non si presenta come prodotto sostitutivo tout-court, ma offre da un lato soluzioni rapide e trasparenti in fase di istruttoria pre-prestito, e dall’altro un’ottima opportunità di investimento con rendimenti intorno al 6,5%.”

 

I punti di debolezza? 

“Quelli soliti in cui ci imbattiamo quando si parla di innovazione: scarsa conoscenza del fenomeno. Ma il mercato italiano è un motore diesel: parte lentamente ma poi – metabolizzato il periodo di maturazione – va. L’altro ostacolo è il trattamento fiscale sfavorevole perché gli interessi attivi sono tassati in regime di aliquota marginale. Guardiamo, però, con speranza al progetto di legge in discussione che propone di modificarlo.”

 

Ci sono aspetti specifici che caratterizzano il profilo di Smartika nel panorama italiano? 

“Il nostro vantaggio competitivo risiede nell’aspetto operativo: è Smartika che decide dove allocare i fondi che ci vengono affidati, anche se l’investitore può scegliere il livello di rischio, e quindi il livello di rendimento, tra i tre proposti.”

 

I vostri prossimi obiettivi?

“Portare a termine il processo di enorme innovazione tecnologica, con grossissimi investimenti per migliorare, tra l’altro, i nostri analytics.”

 


  

Intervista a Michele Novelli, presidente di Prestiamoci 

A cura di S. Z.

 

Unico e trasparente

 

Per Michele Novelli, presidente di Prestiamoci, la seconda piattaforma italiana di social lending che opera con uno staff di dieci operatori “i punti di forza del P2P lending in Italia sono: lato prestatore, il fatto di rappresentare un prodotto unico; lato richiedente che ognuno ha la sua valutazione personalizzata di rischio; per entrambi l’approccio trasparente 100% online. I punti di forza di Prestiamoci: attenzione al cliente, prestatore e richiedente che fanno parte di una stessa famiglia e quindi condividono il progetto”.

 

I punti di debolezza? 

“In generale il social lending in Italia soffre il ritardo nel processo di maturazione digitale in relazione ai prestiti personali. Ma questo problema verrà risolto, come testimoniano il successo delle assicurazioni online e di Amazon nell’e-commerce. Anche il digital divide generazionale inciderà sempre meno. Mentre un punto di debolezza per i prestatori è la tassazione svantaggiosa.”

 

Quanto conta l’aspetto sociale nel peer-to-peer lending?

“Per noi di Prestiamoci conta tantissimo che le persone danno e ricevono soldi tra loro. I prestatori soprattutto sono motivati non solo dal rendimento, ma dal fatto che stanno prestando ad altre persone; ai richiedenti, onestamente, questo aspetto interessa invece di meno.”

 

Pensate anche di coinvolgere investitori istituzionali o resterete nell’ambito dei prestatori individuali?

“Gli investitori istituzionali sono importanti per crescere. Il punto discriminante è che la piattaforma è fatta per investitori individuali, per cui anche l’investitore istituzionale deve conformarsi alla stessa modalità di affidamento di capitali che segue l’investitore privato.”