Dalla sua nascita nel 2010, la Ellen MacArthur Foundation ha considerato la progettazione un elemento cruciale per arrivare a un’economia circolare. In effetti la prima iniziativa della fondazione fu Project ReDesign, che ha invitato migliaia di studenti a ripensare i prodotti e i sistemi per un’economia circolare.

Nel frattempo i dibattiti sull’economia circolare spesso servono a rammentarci l’importanza della progettazione, più precisamente a ricordarci che l’economia circolare è un modello di economia rigenerativa per principio.

Perché è così? Osservando molti dei limiti dell’odierna economia lineare che estrae, elabora e butta via, si capisce che gli impatti negativi conseguenti sono stati messi in moto nella fase di progettazione. Le decisioni prese durante questo processo influenzano quello che accadrà a valle: come un prodotto viene fabbricato, utilizzato e smaltito, sia che finisca in un inceneritore, in una discarica o inutilizzato nel garage di qualcuno.

Queste scelte potrebbero anche destinare un prodotto a essere condiviso, riparato, recuperato, rilavorato o trasformato in compost. In definitiva, la creazione è consona a un’economia circolare? Quest’ultima tende a rafforzare lo status quo dell’estrazione e del consumo, o aspira alla circolazione e alla rigenerazione restituendo più di quanto prelevato? Questo può essere reso possibile solo a monte, nella fase di progettazione. Detto con una battuta dell’esperta di materiali Alysia Garmulewicz, “non si può riottenere un uovo da una frittata”.

Tali scelte di progettazione potrebbero stabilire il tipo e la varietà di materiali di cui è composto un prodotto, se venga assemblato usando colla o viti, e se possa essere aggiornato o migliorato in futuro. Andando oltre il prodotto in sé, le decisioni relative al modello di business giocano un ruolo fondamentale. Per esempio, un detergente viene venduto in minuscoli sacchetti, in bottiglie monouso o con sistema ricaricabile? Per alcuni prodotti, vendita e possesso non rappresentano più l’unica opzione, e nuove modalità come affitto, condivisione, e restituzione incentivata sono tutte possibili.

Gli impatti innescati in questa fase di progettazione possono essere profondi. Dover gestire i sintomi di un’economia lineare “dopo che il danno è fatto” e ripulire a valle della catena è spesso più dispendioso, meno efficace e a volte non è proprio possibile. Lo vediamo chiaramente oggi nei sintomi quasi irreversibili del modo in cui produciamo e usiamo la plastica. Una volta che ha raggiunto le discariche e gli oceani è difficile rimuoverla. D’altro canto, creare con l’ottica della circolarità sin dall’inizio può dare accesso a prodotti e servizi migliori o più sicuri, a migliori relazioni con i clienti e a un risparmio di risorse ed energia, incidendo positivamente sul bilancio finale. È attraverso la progettazione che possiamo affrontare le cause delle attuali sfide economiche, sociali e ambientali invece di limitarci a trattare i sintomi.

Dovrebbe ormai essere chiaro che questo ha una rilevanza che va ben oltre la sfera del classico progettista industriale. Tim Brown, Ceo di IDEO sostiene da tempo che “la progettazione è ovunque, inevitabilmente ognuno è un progettista”. Quindi questa fase è fondamentale non solo per un comparto ma per l’intera organizzazione, se sta studiando un’economia circolare. 

Se non ci si focalizza sulla progettazione, l’economia circolare non diverrà mai una realtà. C’è però un punto di stallo. I progettisti – e tutti coloro che sono coinvolti nella creazione di nuovi prodotti e servizi – devono affrontare richieste contraddittorie. Anche se progettano tenendo presente l’economia circolare i loro sforzi possono essere vanificati dai sistemi lineari attualmente operanti. In un altro punto del sistema, le aziende che recuperano prodotti per ripararli o riciclarli, per esempio, hanno bisogno di processi o tecnologie adeguati a quello che i progettisti mandano loro. Questa situazione ostacola i sinceri sforzi per passare a un’economia circolare.

È qui che i decisori politici hanno un ruolo vitale. I decisori politici sono nella posizione migliore per creare condizioni abilitanti che permettano all’intera catena di valore di passare a un’economia circolare. Con una visione sistemica, essi hanno il potere di collegare ciò che sta a monte della catena con ciò che sta a valle, e creare le condizioni ottimali per il funzionamento del sistema complessivo. Focalizzare le misure politiche sulla fase di progettazione può riconciliare le richieste economiche, ambientali e sociali, creando e distribuendo i benefici di un approccio migliore.

C’è altrettanto bisogno che i progettisti elaborino nuovi concetti circolari quanto di fattori “attrattivi” per allineare gli sforzi. I progettisti devono poter confidare nel fatto che le loro ultime creazioni saranno gestite adeguatamente lungo la catena, che si tratti di come i prodotti vengono raccolti o del fatto che possano essere rimessi in circolo senza ostacoli normativi. Questo potrebbe comprendere la rimozione delle barriere non finanziarie alla progettazione per l’economia circolare, come le definizioni dei rifiuti che ostacolano il commercio e il trasporto di prodotti per la rilavorazione, o informazioni erronee che disincentivano le aziende a dedicarsi ad attività di riparazione, disassemblaggio e ammodernamento.

Anche gli utilizzatori dovranno essere guidati nella direzione giusta. Durante questo passaggio nella nostra economia, persino prodotti e servizi progettati per un’economia circolare possono essere gestiti nella maniera inadeguata dei soliti modelli lineari, per esempio attraverso lo smaltimento improprio o il sottoutilizzo. Nel 2017 il governo svedese ha dato un elegante esempio di come i decisori politici possono stabilire questa direzione. L’emendamento vedeva una riduzione dell’imposta sul valore aggiunto, o VAT (value-added tax), dal 25 al 12% per la riparazione di articoli come biciclette, indumenti, biancheria per la casa, articoli in pelle e scarpe. Azioni come questa potrebbero innescare una reazione a catena positiva in tutta l’economia. Per cominciare, una VAT ridotta dovrebbe rendere la riparazione più appetibile ed economicamente sostenibile per i consumatori. In aggiunta a questo, i progettisti hanno un maggiore incentivo a progettare per questa nuova situazione, rendendo i loro prodotti più riparabili.

Mentre politiche come queste possono innescare nuovi comportamenti da parte di progettisti, produttori e aziende, una visione e un approccio condivisi avrebbero un effetto unificante nell’industria della progettazione. A oggi, la direttiva Ecodesign della Commissione europea è stata efficace in termini di riduzione del consumo di energia. Ora è tempo di ampliare gli orizzonti della direttiva per prendere in considerazione una migliore scelta dei materiali, modelli di business innovativi e attività come la riparazione e il riciclo.

I segnali provenienti dall’economia ci dicono che questo è il momento giusto per unirsi a sostegno di questa ambizione condivisa. I progettisti stanno acquisendo sempre più familiarità con l’economia circolare, migliaia di essi hanno utilizzato la Circular Design Guide e stanno costituendo un movimento attraverso la connessione online. Sono figure che vanno da progettisti di aziende a studenti e professori, a liberi professionisti o dipendenti di agenzie, e vogliono usare la loro creatività per riprogettare prodotti e servizi per l’economia circolare.

Lo sviluppo tecnologico sta dando accesso a nuove possibilità per prodotti e modelli di business circolari, tra i quali il tracciamento dello stato e delle prestazioni di beni utilizzando l’internet delle cose, la comunicazione della composizione dei materiali mediante watermark digitali, l’ottimizzazione dell’uso di materiali con la stampa 3D e la condivisione delle informazioni sui prodotti mediante blockchain. Business leader operanti in tutti i settori industriali si stanno impegnando per raggiungere ambiziosi obiettivi nell’economia circolare. Nella società civile sempre più cittadini sono consapevoli dei limiti dell’economia lineare, che si tratti degli impatti dell’inquinamento, di prodotti ideati male, o di richieste di un servizio migliore e maggiore trasparenza alle aziende.

Durante il Project ReDesign, la risposta da parte di studenti e insegnanti in tutto il paese ha rivelato come l’economia circolare possa infondere ottimismo nelle persone riguardo al futuro. Questa nuova visione del mondo porta con sé la passione e l’intraprendenza per riprogettarlo.

Sappiamo tutti che la passione e la spinta individuali possono portare a grandi progressi. Se questa energia viene supportata da incentivi, creazione di conoscenza e totale libertà di esplorazione di queste possibilità, daremo veramente inizio a una nuova era della progettazione. 

 

 

Concept, www.ellenmacarthurfoundation.org/circular-economy/concept

Case studies Ellen MacArthur, www.ellenmacarthurfoundation.org/case-studies

Open letter “Drawing a line in the sand”, newplasticseconomy.org/about/open-letter

Direttiva Ecodesign della Commissione europea, ec.europa.eu/growth/industry/sustainability/ecodesign_en

The Circular Design Guide, www.circulardesign guide.com