Seguire le trasformazioni in tempo reale. Così si può riassumere la nuova iniziativa di Comieco sull’e-commerce intrapresa di recente dal consorzio per indirizzare il settore, che è in forte crescita, verso una maggiore sostenibilità. E che si tratti di un segmento che possiede uno sviluppo importante lo dicono i dati degli ultimi cinque anni, durante i quali si è assistito a un raddoppio secco del volume d’affari dell’e-commerce che oggi vale il 5% delle vendite retail complessive lungo lo Stivale.
Proprio osservando questo sviluppo, Comieco ha varato il progetto e-commerce, anche alla luce del fatto che sta crescendo in maniera esponenziale la quota “fisica” del commercio elettronico rispetto a quella dei servizi che cresce ma in percentuale minore e che è dematerializzata per definizione.
E l’imballo degli oggetti venduti tramite e-commerce possiede di sicuro delle caratteristiche particolari. Non solo diventa un rifiuto pochi istanti dopo essere entrato nelle nostre case, ma può avere le forme più varie e soprattutto essere composto da materiali diversi, oltre al cartone. E gli scarti composti da materie diverse sono i più complessi da avviare al riciclo, con dei saldi negativi sotto il profilo dell’economia circolare. “Abbiamo avviato questo progetto, che è nella fase iniziale, proprio perché dal nostro punto di vista si nota un incremento delle vendite e di conseguenza degli imballaggi” dice a Materia Rinnovabile Piero Attoma, nuovo presidente di Comieco. “E come consorzio riteniamo di essere in grado di collaborare con gli attori che rappresentano questo tipo di attività.”
Che cosa è l’e-commerce in Italia
Il settore dell’e-commerce in Italia cresce. Dai dati dell’ Osservatorio e-commerce B2c Netcomm del Politecnico di Milano, presentati nella XI edizione del Netcomm eCommerce Forum, emerge che il valore degli acquisti online degli italiani sarà nel 2016 di 19,3 miliardi di euro, con un incremento del 17% rispetto all’anno precedente, ossia più 2,7 miliardi di euro. I dati della crescita sono: il turismo, più 11%; l’informatica e l’elettronica, più 22%; l’abbigliamento, più 25%; l’editoria, più 16%. Bene anche i settori del Made in Italy che stanno registrando le crescite più alte: il Food&grocery avrà nel 2016 un incremento del 29% con un fatturato di 530 milioni di euro, mentre l’arredamento crescerà del 39% per 570 milioni di euro. A completare il quadro c’è anche il Beauty e Giocattoli, che riguarda il 16% del totale, per un fatturato di 2.214 milioni di euro. Ed è anche un settore che sta cambiando visto che l’acquisto online di questi prodotti cresce a un tasso più elevato, +27% rispetto all’acquisto di servizi, +10%.
A livello mondiale le vendite online sono il 7%, per un totale di 2.700 miliardi di dollari (2.407 miliardi di euro), ossia il 3% del Pil mondiale. Cosa che si traduce in 1,5 miliardi di persone che comprano sul web. Il primo paese è la Cina con 900 miliardi di dollari (802,2 miliardi di euro), il secondo sono gli Usa, il terzo è la Gran Bretagna. L’Europa nel suo complesso registra vendite online per 565 miliardi di dollari (503,6 miliardi di euro), effettuate da 300 milioni di persone.
Sostenibilità in scatola
La sfida, dunque, è capire se è possibile unificare le confezioni, standardizzarle relativamente ai materiali utilizzati, razionalizzarle e, quindi, inserirvi gli elementi chiave della sostenibilità e dell’economia circolare, come il riciclo e la diminuzione degli scarti.
“Oggi in Italia su trenta milioni di navigatori sul web con un’età superiore ai 15 anni, venti milioni usano l’e-commerce: un numero che è raddoppiato rispetto al 2011”, ci dice Roberto Liscia, presidente di Netcomm, l’associazione sotto forma consortile che riunisce gli operatori di tutta la filiera dell’e-commerce e che sta collaborando con Comieco. Uno scenario, quindi, di pieno sviluppo, sul quale si innestano fenomeni nei quali il packaging diventa importante.
Cresce la quantità di merci che si spostano e, oltretutto, sono sempre più piccole; così come aumenta il fenomeno della prova con la conseguente restituzione, un test in più per il packaging. “In questo quadro è ovvio che va ripensato il packaging nel suo complesso: deve essere più piccolo, a misura dell’oggetto, facilmente apribile e agevolmente riciclabile” prosegue Liscia.
Per questi motivi il lavoro sul packaging per l’e-commerce si svolge su diversi livelli.
Il primo si riferisce all’ottimizzazione rispetto alla tipologia del prodotto, per evitare gli sprechi; il secondo riguarda la scelta del materiale, mentre il terzo è quello dello sviluppo della stampa, anche sul packaging stesso, dell’indirizzo del destinatario. L’ultimo livello, infine, è quello di far diventare il packaging anche uno strumento di comunicazione, magari multimediale, attraverso i QR code.
“Con Comieco – conclude Liscia – abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro misto per affrontare questi problemi: sostenibilità, riciclo, economia circolare e unificazione degli standard”.
In questo quadro Comieco desidera sviluppare l’utilizzo di imballaggi realizzati con carta riciclata, cosa che ha molte potenzialità, visto che l’Italia ha notevoli expertise, sia dal punto di vista della manifattura del cartone sia sotto il profilo cartotecnico. E c’è anche un altro vantaggio. Nell’ e-commerce non ci sono esigenze particolari circa l’utilizzo di carta vergine poiché non esistono – allo stato attuale – prodotti alimentari che vadano direttamente a contatto con l’imballaggio.
“Il settore dell’e-commerce utilizza il macero, ma non sappiamo esattamente come e quanto, visto che siamo nella fase iniziale del progetto e i dati affluiranno nei prossimi mesi” prosegue Attoma. “Oggi stiamo mettendo a fuoco, grazie alla ricerca, lo stato dell’arte: Netcomm dispone di parecchi dati che però non entrano nello specifico degli imballaggi utilizzati per le spedizioni. Già conoscere, però, il volume d’affari complessivo, la provenienza e destinazione della merce e a quale tipologia di cliente si rivolge l’e-commerce, per noi, è molto importante. Anche perché per intervenire in un settore, e quello dell’e-commerce è particolarmente complesso, è necessario conoscerlo a fondo. In questo quadro la collaborazione con Netcomm è indispensabile”.
Essendo, quindi, in fase iniziale il progetto non ha ancora sviluppato un contatto diretto con i singoli soggetti che operano nell’e-commerce. “Ciò che abbiamo capito da questo primo approccio è che gli attori dell’e-commerce stanno facendo uno sforzo per migliorare le confezioni razionalizzandole, il che di sicuro ne favorisce il riciclo” prosegue Attoma. “L’eliminazione della plastica e del nastro adesivo, per esempio, è un passo avanti verso una maggiore sostenibilità dell’imballo, visto che la loro presenza ostacola il riciclo della carta”.
Il colosso per eccellenza dell’e-commerce, Amazon, per esempio, ha reso nel tempo più razionali gli imballaggi, sia nelle dimensioni sia per la quantità di materiale utilizzato. L’azienda a stelle e strisce, infatti, ha realizzato imballi ad “apertura facile” privi di nastri metallici o di plastica e ha previsto la possibilità di lasciare un feedback da parte del cliente, il che offre un’indicazione sulla qualità della spedizione e dell’imballo. Si tratta di attività che sono indirizzate alla sostenibilità solo in maniera indiretta, anche se i risparmi sul fronte dei materiali sono importanti, ma rappresentano una base di dati e metodologie che saranno indispensabili per gli sviluppi futuri del packaging sostenibile.
Amazon e Fisher Price, il caso della nave pirata
Un esempio di ciò che accade quando si cambia packaging – da quello utilizzato per il retail a quello usato per l’e-commerce – è il caso del giocattolo “La nave pirata” di Fisher Price.
Il giocattolo in questione se è confezionato nel packaging di Amazon ottimizzato e che si chiama frustration-free package diventa, per quanto riguarda la logistica, molto più sostenibile visto che:
- il packaging è interamente riciclabile;
- vi sono cinque componenti di packaging in meno;
- si utilizzano 0,5 metri quadrati di carta in meno;
- si eliminano 380 centimetri quadrati tra Pvc e fascette metalliche;
- non necessita di packaging secondario per la spedizione.
Ecologica a sua insaputa
E su questo punto vale la pena aprire una piccola digressione. Esistono aspetti gestionali delle filiere manifatturiere che hanno una valenza ecologica, anche se “non lo sanno”. L’efficienza energetica e, in questo caso, la razionalizzazione degli imballi, sono scelte che hanno driver diversi da quello della sostenibilità – risparmi economici dovuti ai minori consumi energetici, nel primo caso e alla minore occupazione di spazio nella logistica, nel secondo – ma devono essere considerate con grande importanza perché s’inseriscono in modo “naturale” all’interno di filiere “classiche” o, per meglio dire, esistenti. E proprio per questo motivo costituiscono un’ottima base dalla quale partire per un ulteriore sviluppo dell’economia circolare, visto che rappresentano anche esperienze in grado d’accrescere la catena del valore lungo la filiera e in quanto tale possono realizzare una “contaminazione” verso altre attività.
E a ciò s’aggiunge anche il ruolo di Comieco che in questo quadro s’evolve in una direzione positiva, ma diversa. Il raccordo che il consorzio svolge tra le aziende produttrici degli imballi che usano anche carta riciclata – cartiere e cartotecniche in primis e le imprese che questi imballi li utilizzano – diventa una sorta d’operazione business to business, di facilitazione nello scambio. Non solo di competenze e buone pratiche, ma anche di prodotti. “Lo scopo di Comieco è quello di attenere alla propria mission, ossia incrementare il riciclo” continua Attoma. “E non si tratta più solo di favorire il riciclo aumentando la raccolta, ma di individuare e sviluppare segmenti d’intervento, prestando attenzione alle trasformazioni nei comportamenti e della società.”
È una metodologia d’azione che Comieco sta adottando, per esempio nel caso degli imballi per i vini delle Langhe e per le pesche. “Lavorando con il settore della frutta abbiamo razionalizzato la produzione italiana degli imballaggi, in modo che abbiano le stesse dimensioni e che queste specifiche siano rispettate dalla totalità dei produttori” conclude Attoma. “In pratica per fare un plateau per le pesche si usano misure fisse al millimetro, con vantaggi sia per la salvaguardia delle materie prime, sia per la logistica. E questo lavoro che abbiamo fatto è stato ripreso in Europa, dimostrando che quando si fa qualcosa di buono e originale, l’esempio viene seguito.”
E l’operazione della ridefinizione del packaging per l’e-commerce potrebbe essere anche una mossa vincente per il design e le buone pratiche italiane in materia di sostenibilità della filiera della carta, visto che il packaging è anche il primo contatto con la merce acquistata quando arriva a destinazione e, per questo motivo può diventare uno strumento di comunicazione per le aziende che lo realizzano. Anche grazie alle caratteristiche intrinseche di sostenibilità che ha nel proprio Dna.
S. Ferraris, “Territorio diVino”, Materia Rinnovabile 9; www.materiarinnovabile.it/art/195/Territorio_diVino
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