Tidyman vecchia e nuova versione, ©Keep Britain Tidy

 

Tidyman nasce negli anni ’50 e, a quanto se ne sa, negli Stati Uniti, veicolato inizialmente da un produttore di birra, con l’intento pedagogico di promuovere contemporaneamente raccolta vuoti e modelli virtuosi di comportamento. Tidyman diventa ben presto un vero personaggio, dalla efficace vocazione internazionale: è simpatico, parla a tutti, grandi e bambini, e senza bisogno di testi che lo accompagnino. Simbolo di qualunque rifiuto, negli anni ’70 diviene icona di Keep Britain Tidy (una Charity Organization) che lo introduce nelle sue campagne sociali. L’autore, di fatto, non è noto: tale Sarah Williams, in un post rintracciato in rete, ne fa risalire il disegno al padre Raymond, incaricato da Robert Worley, chairman di Keep Britain Tidy Group. 

Ma non esisteva negli Stati Uniti già negli anni ’50? Forse il punto – per una volta – non è rintracciare l’autore. Perché ben presto e con grande anticipo sulla progettazione di marchi e simboli che promuovono comportamenti responsabili, Tidyman è de facto un simbolo di tutti e l’appropriazione è collettiva, senza un vero autore. Questo ometto stilizzato con la testa a pallina, un pittogramma quindi, con la schiena curva nell’atto di depositare delicatamente un rifiuto in un cestino vecchio stile, diviene compagno di giochi negli spazi pubblici, lo trovi agli angoli delle strade e ovunque lo si possa applicare. È un segno di modernità e civismo. 

E il suo utilizzo si amplia: viene stampato sulle confezioni dei prodotti alimentari, cosa che tutti ricordiamo. Tidyman è infatti un simbolo in libero utilizzo non regolato (public domain) e ha una lunga vita che giunge quasi fino a oggi, tra usi propri e impropri, come nel caso delle infinite e libere rielaborazioni e parodie. 

 

Tidyman antinazista

 

La sua genericità però, in un’era di raccolte differenziate, lo ha reso un po’ obsoleto. Così nel 2010 Keep Britain Tidy decide di abbandonarlo. Al suo posto il senior designer dell’associazione, Peter Berrecloth, ne propone una variante, meno invasiva e più giocosa mentre Brand Catalyst ne coordina la nuova identità. L’omino diventa verde, sta a fianco del cestino ma in posizione eretta, poi cambia posizione, si anima, si “specializza” e un grande cuore gli pulsa in petto. Il nuovo simbolo è parte attuale della campagna di sensibilizzazione Love Where you Live. In realtà Keep Britain Tidy non sta cancellando il vecchio simbolo: sta invece rivedendo la propria mission e adeguando il proprio intervento, anche perché i dati confermano che il lavoro di sensibilizzazione è ancora necessario mentre i comportamenti sociali richiamano nuove modalità di comunicazione e viceversa. È quindi la definitiva trasformazione di un modello di comunicazione, non solo di un’icona. Il sito di Keep Britain Tidy, da visitare e navigare, è un grande mondo di iniziative e qualità organizzative, a oggi ineguagliato. Qua e là nel sito l’omino ricompare, ma è quello nuovo di zecca ed è solo una piccola traccia nel contesto. Mentre il vecchio simbolo, quello nero, anche se finito in discarica, lo troveremo sempre e ovunque nel web e in giro per il mondo, soprattutto quel mondo “indifferenziato” che ne ha più che bisogno. Anche perché è di tutti e nessuno potrà mai cancellarlo, il vecchio Tidyman. 

 

Gerd Arntz, uomini e professioni secondo Isotype

 

Ma da dov’è venuta quest’idea di disegnare omini-simbolo così astratti, utili a una comunicazione semplice e diretta? L’idea viene da lontano, per essere più precisi dalle teorie della Wissenschaftliche Weltauffassung (Concezione scientifica del mondo, del Circolo di Vienna). Siamo negli anni ’20 e a Vienna appunto, laboratorio di modernità e progetto politico di emancipazione sociale. L’idea di inventare pittogrammi è di Otto Neurath, scienziato, filosofo e sociologo di impronta socialista, che nel 1936 scrive: “Le parole dividono, le immagini mettono in contatto”. Neurath fonda una lingua per immagini di grande ambizione: l’idea è che sia chiara, leggibile, internazionale; la chiama Isotype, acronimo di International System Of TYpographic Picture Education. Il progetto, poi sviluppato con la moglie Marie e il graphic designer Gerd Arntz che ne disegnò migliaia di simboli, ha una missione: permettere in modo semplice ed efficace a chi è poco o per nulla scolarizzato una facile lettura e visualizzazione di temi di importanza storica e sociale. Di fatto, un linguaggio visivo ausiliario, un’utopia. Quest’idea farà poi breccia nel clima modernista postbellico e il mondo intero la porterà con sé, spogliata però dei connotati più sociali e innovativi a favore dell’International Style. Basti pensare alle segnaletiche stradali (il Dipartimento dei trasporti statunitense ne è un ottimo esempio), ai segnali per i luoghi pubblici e di lavoro, ai simboli delle specialità sportive (tra i più belli quelli di Otl Aicher per le Olimpiadi di Monaco del 1972), fino alla rappresentazione dei dati nell’infografica di oggi. 

Una storia aperta quindi, se pensiamo a quanti designer si stanno dedicando ancora oggi al suo sviluppo e ottimizzazione. Neurath ha scritto: “Un’immagine che fa un buon uso del sistema deve trasmettere tutte le informazioni importanti riguardo all’elemento che rappresenta. Al primo sguardo si vedono gli elementi più importanti, al secondo i meno importanti, al terzo i dettagli. Al quarto, non dovrebbe cogliersi più nulla”.

 

Otl Aicher, programma giornaliero delle Olimpiadi di Monaco, 1972

 

Facciamo allora un esercizio, per capire se questo progetto “universalista” in realtà funziona: prendiamo il simbolo più conosciuto di tutti, quello della toilette. Questa coppietta divisa da una riga verticale, cosa vorrà mai dire? “Toilette” è ovvio, direte voi, per maschi e femmine. Ed è vero, siamo abituati a leggerla così (e spesso a cercarne l’indicazione con ansia all’aeroporto) ma pensiamo per assurdo a chi potrebbe non aver mai visto quest’insegna (un marziano): perché dovrebbe pensare a una toilette e non a un divorzio o chissà cos’altro? Provate a giocare con la vostra fantasia: e se ci fossero due uomini e una donna oppure due uomini soltanto? 

 

Percezione visiva: non può essere una toilette. Cos’è?

 

Si chiude così la storia del nostro piccolo uomo. I simboli non sono sempre adeguati e di facile interpretazione: molto dipende dal loro uso diffuso e convenzionale, dal contesto e dall’abilità del progettista. E questo vale per tutte le immagini, che non sono un linguaggio universale, ahimè, con buona pace del buon Neurath. E mentre l’infografica diventa pervasiva in ogni campo visuale, in questa rivista di cui abbiamo a cuore chiarezza e qualità di scrittura e grafica, spesso ci chiediamo se, oltre la moda del momento, tutto questo disegnare omini e dati sia sempre efficace. Forse Tidyman, antesignano di una cultura visiva dominante, ci porterà a una riflessione. 

 

Keep Britain Tidy, www.keepbritaintidy.org

Il nuovo Tidy, www.peterberrecloth.com/?project=04-tidyman