Non è possibile implementare dei modelli di business circolare (Circular Business Models, CBMs) nell’ambito delle costruzioni senza un intervento deciso. Infatti a oggi ci sono numerosi esempi in cui è considerato più economico e conveniente convertire in discarica le risorse dopo il loro primo utilizzo piuttosto che riutilizzarle. Invece, attraverso l’analisi sistemica dell’intero ciclo di vita degli “asset” immobiliari così come dei sistemi e dei componenti utilizzati nelle costruzioni e con il supporto delle nuove tecnologie e applicando approcci avanzati alla progettazione, si potrebbe creare ulteriore valore. Questo valore dovrà dimostrare un caso di business in cui è conveniente, sotto un profilo economico, adottare i CBMs.

Tutti gli attori tradizionali del processo costruttivo sono importanti per favorire questa transizione, dal modello lineare a quello circolare. Finanziatori, proprietari e fruitori degli immobili saranno fondamentali per arrivare a un “ambiente costruito circolare”. Questo dovrà accadere scegliendo idonee strategie di sviluppo e modelli operativi alternativi. In quest’ottica architetti, progettisti, ingegneri, fornitori, appaltatori e gestori avranno un ruolo fondamentale nella creazione di soluzioni circolari per facilitare un passaggio ai CBMs.

 

Economia circolare: un’opportunità per l’industria delle costruzioni

L’industria delle costruzioni è la maggiore utilizzatrice di risorse e materie prime tra tutti i settori produttivi, a livello globale.

Nel Regno Unito il settore edile consuma circa il 60% dei materiali, mentre in Europa i rifiuti da costruzione e demolizione rappresentano circa il 25-30% del totale dei rifiuti prodotti. 

Per invertire questa tendenza è necessario modificare il modo in cui la catena di valore delle costruzioni è stata vista storicamente. Diversi elementi come la capacità di progettare per il lungo termine, il ruolo della tecnologia e dell’innovazione, l’adozione di nuovi modelli di produzione e consumo e l’importanza della collaborazione lungo tutta la catena di valore e il ciclo di vita di un bene costruito, hanno un ruolo significativo per aiutare a ridurre l’utilizzo di materie prime e ottimizzare la gestione dei rifiuti.

Adottando l’economia circolare, il punto focale si sposterà verso la sostenibilità delle risorse, il mantenimento del valore dei materiali per tutto il ciclo di vita e il minor sfruttamento dei materiali non rinnovabili. È atteso che questo porti all’ottenimento di vantaggi finanziari, sociali e ambientali. Secondo il dipartimento di economia della Banca ING, il mercato disponibile per un’economia circolare è in aumento e si stima che nei prossimi dieci anni l’economia circolare contribuirà allo sviluppo globale con una crescita fino al 4%.

 

 

Attualmente ci sono chiare inefficienze nei modelli di business nel settore delle costruzioni, che impattano sul ciclo di sviluppo di un edificio con maggiori costi in tutte le fasi del suo ciclo di vita. Da un punto di vista produttivo l’economia globale sta consumando il 30% in più di risorse naturali rispetto a quanto può effettivamente permettersi. Durante il loro ciclo di vita gli edifici e i beni che compongono l’ambiente costruito non sono sfruttati al massimo delle loro potenzialità: per esempio si stima che gli edifici adibiti a uffici vengano sfruttati, da un punto di vista degli spazi disponibili e nella migliore delle ipotesi, al 65%. Il valore reale di questi beni non viene sempre preso in considerazione perché i costi della manutenzione degli impianti, dei sistemi, delle finiture di interni, degli arredi ecc. spesso non sono sostenuti degli stessi soggetti. Poter migliorare lo stato attuale rappresenta una sfida e un’opportunità per l’industria delle costruzioni per comprendere il valore reale di un prodotto in relazione a un modello di business circolare.

L’economia circolare quando applicata al ciclo di sviluppo di un edificio dovrà affrontare queste inefficienze. Il valore sarà creato facendo crescere la capacità dei beni di rispondere flessibilmente alle condizioni del mercato, incrementando il loro tasso di utilizzo, diversificando i flussi di reddito e massimizzando il valore residuo dei materiali che compongono l’edificio. Le sfide e le opportunità che ne derivano riguardano il sostenimento dei costi iniziali di ricerca e sviluppo, il finanziamento della transizione tra i modelli di business lineare a quelli circolari e la promozione di una sufficiente collaborazione tra gli attori della filiera al fine di ottenere e condividere i potenziali vantaggi sistemici.

 

Modelli di business circolare

Mentre i modelli di business tradizionali spesso non favoriscono la collaborazione lungo l’intera catena di valore, l’economia circolare propone nuovi modelli che incentivano i soggetti coinvolti a contribuire a un risultato che garantisca il miglior risultato possibile per tutte le parti interessate, per esempio utilizzando componenti che mantengano il loro massimo valore per tutto il ciclo di vita e minimizzano le perdite di valore complessivo.

L’innovazione (sotto forma di piattaforme digitali, passaporto dei prodotti, stampanti 3D e sensori di vario tipo) avrà un ruolo fondamentale permettendo l’applicazione dei CBMs. Verranno creati database dei materiali per immagazzinare le informazioni richieste e facilitarne l’utilizzo e la fruizione e per mostrarne il valore residuo nel corso del tempo così come alla fine del ciclo di vita di un edificio. Inoltre, piattaforme come Building Information Modeling (BIM) diventeranno fondamentali per connettere insieme all’interno della stessa piattaforma i diversi soggetti del processo e le tecnologie utilizzate al fine di garantire una maggiore efficienza del processo e migliorare le prestazioni degli edifici. Tutto quanto detto dovrà necessariamente essere affiancato da un nuovo modello di governance e da chiare regolamentazioni in materia che permettono l’implementazione di tali modelli e alla contestuale riduzione di fattori di rischio che potrebbero frenare gli investimenti necessari per sostenere i CBMs. Per supportare la transizione all’economia circolare, sia le istituzioni finanziarie sia i governi saranno di vitale importanza. 

Come aspetto di maggior rilievo i modelli di business circolare dovrebbero permettere la conservazione di un bene al massimo del suo valore nel tempo e favorire il miglioramento del capitale naturale. Per tale ragione saranno necessari diversi CBMs in relazione alle diverse fasi del ciclo di vita – progettazione, utilizzo e recupero – di un bene. Questi potranno funzionare in modo indipendente o in modo collaborativo. Il successo nell’implementazione di questi modelli di business richiederà l’azione di progettisti, produttori, fornitori, appaltatori e aziende che si occupano della fine del ciclo di vita attraverso la condivisione di materiali, sistemi, energia, e anche informazioni e servizi. Nuovi modelli di business permetteranno un maggiore controllo dei flussi di risorse lungo la catena di valore in modo che il valore aggiunto possa essere identificato e sfruttato. In più permetteranno l’innovazione lungo la catena del valore, in modo che possano essere create nuove opportunità commerciali per esempio nell’ambito della gestione separata e selettiva dei rifiuti delle costruzioni, dei nuovi processi atti alla riprogettazione e alla riproduzione dei componenti e sistemi o alla logistica inversa, per permettere il deflusso di materiali dal cantiere verso i nuovi impianti di trattamento dei rifiuti materici. Porteranno un miglioramento della collaborazione all’interno della catena di valore fra tutti gli attori e permetteranno la creazione di servizi che sfruttino i prodotti come risorse preziose.

 

Un edificio progettato in maniera circolare sarà abitato in maniera molto diversa rispetto a un equivalente edificio progettato secondo criteri tradizionali. Per questo sarà importante valutare gli aspetti consequenziali, come per esempio, quali impatti saranno generati sui contratti di affitto. Per fare ciò andranno tenuti in considerazione gli input di affittuari, agenti immobiliari e proprietari degli edifici. ©Arup&BAM

 

Una catena di valore circolare

In un ambiente costruito basato sull’economia circolare nessuna azienda lavorerà isolata e vi saranno opportunità di ampliare i servizi offerti o di collaborare per massimizzare il valore di prodotti o servizi.

I modelli di business tradizionali spesso non favoriscono la collaborazione lungo la catena di valore in quanto agiscono indipendentemente gli uni dagli altri, e raramente prendono in considerazione gli obiettivi degli altri soggetti che compongono la filiera. Una catena di valore complessa come quella del settore delle costruzioni ha generalmente un approccio frammentato in cui i prodotti e i servizi sono venduti da un’azienda e acquistati da un’altra. Nell’economia circolare invece i punti di forza e i rischi di un’azienda dovrebbero essere visti complessivamente all’interno della catena di valore a cui appartiene.

Per esempio, un’azienda che basa il proprio modello di business circolare sul rinnovamento e la manutenzione dei propri prodotti potrebbe aver bisogno di collaborare con un fornitore di sistemi di tracciamento in modo da poter monitorare e mantenere traccia dei luoghi in cui i propri prodotti sono stati installati. Oltre a questo potrebbe essere necessario collaborare con un’azienda che si occupa di logistica per assicurare che i prodotti non più utilizzati vengano riportati al produttore originario.

Al fine di conservare i dati sui materiali “immobilizzati” all’interno degli edifici si potranno usare piattaforme di condivisione dati quali per esempio il BIM. 

Ogni fase del ciclo di vita comporta opportunità e sfide che devono essere gestite dai diversi soggetti interessati attraverso un meccanismo di collaborazione. Lo sviluppo di catene di valore integrate potrebbe garantire alle aziende un vantaggio competitivo nel prossimo futuro.

 

 

Azioni future

La complessità del settore delle costruzioni lavora tuttora a vantaggio dell’attuale modello di business lineare. Per superare le possibili difficoltà future la filiera deve tenere in considerazione quanto segue.

 

Visione di lungo periodo

L’industria delle costruzioni lavora a compartimenti stagni, in cui ogni soggetto coinvolto persegue il proprio interesse. Per esempio, in uno scenario edilizio speculativo, lo sviluppatore tende a puntare alla vendita degli edifici nel minor tempo possibile, il che può costituire un deterrente per investimenti su materiali di alta qualità e per una progettazione che consideri le prestazioni a lungo termine. Se, invece, lo sviluppatore mantenesse la proprietà dei materiali che compongono l’edificio, si creerebbe un maggiore incentivo a valutare adeguate strategie per il lungo termine. Per poter ottenere questo sono necessarie nuove forme di contratti e di partnership. 

 

Progettare per il disassemblaggio (futuro)

Il settore delle costruzioni deve ripensare il modo di progettare considerando il potenziale di riuso di un bene. Insieme alla progettazione mirata alla decostruzione, deve essere tenuto in considerazione il valore sociale di un bene già dai primi stadi della progettazione.

 

 

Innovare

Soluzioni sempre più adatte e accurate si svilupperanno all’interno della catena di valore solo quanto l’approccio basato sull’economia circolare sarà a regime. I contratti e i metodi di procacciamento dovranno variare a supporto di questa transizione. Con l’aumento della richiesta da parte di governi e clienti di requisiti circolari, sarà necessario che si sviluppi maggiore innovazione all’interno del processo costruttivo. Questo rappresenta uno scoglio di non poco conto per un settore che storicamente ha preferito l’uso di tecniche sperimentate e testate, invece di utilizzare nuove tecnologie. La realizzazione di progetti pilota potrà contribuire a superare il potenziale scetticismo e a fornire nuova comprensione per sviluppare ulteriormente i modelli di business.

 

Flessibilità e durabilità

Anche se i materiali vecchi possono essere riusati o riciclati in una progettazione flessibile, il lavoro di manutenzione necessario e i processi della logistica implicano l’uso di energia e risorse. Questo pone un dilemma tra la flessibilità di un edificio e la sua durabilità. Gli edifici durevoli sono costruiti per rimanere nel tempo al contrario in un’economia circolare gli edifici dovrebbero permettere il disassemblaggio e il riuso delle sue parti in termini relativamente corti da consentire un effettivo ritorno per le aziende coinvolte nella gestione dei materiali. Sarà fondamentale trovare un equilibrio tra questi due aspetti.

 

 

Utilizzare nuovi modelli di produzione e consumo

Idealmente dovrà essere utilizzato il minimo indispensabile di materiali per mantenere al minimo l’estrazione di risorse e l’inquinamento associato. In realtà analizzando il processo attuale di costruzione una grande quantità di materiale va sprecato durante le fasi di realizzazione. Questo spreco di materiale potrebbe essere evitato prendendo in considerazione la prefabbricazione. Un’economia circolare richiede cambiamenti lungo tutte le fasi della catena del valore, dalla progettazione dei prodotti a nuovi modelli di business, da nuovi modi per trasformare gli scarti in risorse a nuovi modelli di comportamento dei consumatori.

 

Collaborare

La condivisione delle informazioni e la collaborazione durante tutto il ciclo di vita di uno bene saranno la chiave per lo sviluppo di approcci innovativi al design, alla costruzione e alla manutenzione. Questo sarà possibile solo con una cooperazione lungo tutta la catena di valore che permetta ai CBMs di prosperare nell’ambiente costruito, facendo aumentare il valore dei beni.

 

 

La ricerca Circular Business Models for the Built Environment è disponibile online: http://publications.arup.com/publications/c/circular_business_models_for_the_built_environment

Info

www.arup.com