Nell’economia del futuro dai rifiuti si creano i materiali, il sapere è distributivo e condiviso, i lavori sono verdi come i processi di produzione e la comunicazione mantiene un ruolo di fondamentale importanza. Il 7 giugno si è tenuto a Bologna il Primo Forum nazionale italiano sull’economia circolare: un confronto tra rappresentanti delle istituzioni, imprese, associazioni consortili che ha anche raccolto il contributo di economisti, giuristi e operatori della comunicazione, sui fattori fondamentali che contribuiscono allo sviluppo di un nuovo modello economico. L’evento organizzato da Edizioni Ambiente, Materia Rinnovabile e Città Metropolitana di Bologna si è tenuto nel contesto #Allforthegreen, settimana di eventi a introduzione del G7 Ambiente.

“La circolarità – ha detto Lucio Cavazzoni – proviene da una conoscenza e una consapevolezza biologica. Nella natura non c’è un inizio e una fine, ma un continuo interscambio tra tutti i componenti”. Il presidente di Alce Nero, ha inoltre citato un’intervista del capo Sioux da cui trae nome e ispirazione il brand di alimenti biologici. Il capo indiano, obbligato a vivere nelle riserve in una casa a base quadrata, si lamentava che questa potesse interrompere il suo flusso con l’universo, che è tutto circolare: “Tutto ciò che il potere del mondo fa, lo fa in un circolo. ...Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perché la loro religione è la stessa nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in un circolo. La luna fa lo stesso, e tutti e due sono rotondi. Perfino le stagioni formano un grande circolo, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. La vita dell’uomo è un circolo, dall’infanzia all’infanzia, e lo stesso accade con ogni cosa dove un potere si muove”.(1)

Ospite d’eccellenza del Forum, Kate Raworth, influente economista britannica che ha esposto la sua visione (vedi l’intervista pubblicata su questo stesso numero) di un’economia che supera il modello lineare per trovare un equilibrio in cui le primarie necessità della popolazione mondiale devono essere soddisfatte rispettando i limiti ecologici. Questi ultimi sono stati analizzati da Luca Mercalli, climatologo e meteorologo, che per descrivere l’atteggiamento dominante riguardo il cambiamento climatico si è affidato alla letteratura: in La grande cecità: il cambiamento climatico e l’impensabile di Amitav Gosh, si parla dell’indifferenza – quasi un fastidio – che il tema genera quando si presenta in una conversazione. Mercalli ha osservato che i notiziari, recitando un mantra quotidiano, ci informano sugli indici della Borsa, mentre dovrebbero comunicarci i numeri – fondamentali per la nostra sopravvivenza – relativi ai limiti ecologici: a quanto ammonta la CO2 emessa oggi? Quale il livello di acidificazione degli oceani? E il buco dell’ozono? Quali sono i tassi di perdita della biodiversità?

Quattro i momenti di discussione tematica previsti nel Forum. Il primo, “Da rifiuto a materia”, coordinato da Silvia Zamboni, ha presentato le testimonianze di rappresentanti delle associazioni consortili – Ecopneus, Cobat, Conoe – che oltre a svolgere, ciascuno nel proprio campo, un’importante opera di recupero di rifiuti dannosi per l’ambiente, si occupano in collaborazione con le aziende di studiarne le possibili applicazioni.

L’ambito giuridico e normativo è stato spesso oggetto di discussione e tacciato di rimanere indietro rispetto all’economia, bloccando una svolta circolare in Italia. Oltre a una rivisitazione del concetto giuridico di “rifiuto” Paola Ficco, giurista ambientale, si è fatta interprete del bisogno di omogeneità normativa all’interno del territorio italiano, per poter permettere la massima operatività a realtà che si estendono su più di una regione.

“La nuova occupazione: ruoli e professioni” è il titolo del panel successivo incentrato sull’importanza dei green jobs: a sottolinearne la rilevanza a livello economico il giornalista Marco Gisotti. I lavori verdi, inoltre, devono rispettare una sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale; devono essere equi anche a livello salariale e di sicurezza sul lavoro. Nel corso del dibattito si è insistito molto sull’importanza di una formazione specializzata nel campo, ancora sottovalutata dagli atenei italiani e internazionali. A parte alcune eccezioni ricordate dagli accademici come il primo Master internazionale in bioeconomia circolare, nato dalla collaborazione dell’Università di Bologna, Milano Bicocca, Federico II di Napoli e l’Università degli Studi di Torino, finalizzato alla creazione di diverse figure per i nuovi sbocchi professionali.

A seguire esempi di progetti e svolte green, quali il centro agroalimentare di Bologna, mercato ortofrutticolo sostenibile e autosufficiente che punta a trasformarsi in un parco tematico con al centro il cibo e la sua circolarità. Ed anche CAP Holding, azienda che gestisce la fornitura idrica del territorio metropolitano di Milano che mira alla sostenibilità come costante lungo tutto il suo processo e ha creato una serie di partnership basate sulla sharing knowledge (conoscenza condivisa) per sfruttare gli scarti trasformandoli in fertilizzanti o, nel caso dei fanghi di depurazione, in biometano.

Con queste testimonianze, il mondo del business è stato protagonista del panel “Sviluppo smart: da economia verticale a economia di rete”, moderato da Emanuele Bompan. Nell’ottica di un sistema in cui tanto i materiali quanto le conoscenze vengono interscambiati tra i soggetti delle diverse filiere di produzione, per le aziende fare rete è fondamentale.

Si tratta di aspetti essenziali per il passaggio al nuovo modello, ma perché questi temi entrino nella vita quotidiana di ogni cittadino deve avvenire una rivoluzione culturale, possibile solo dopo un’opera di promozione e sensibilizzazione pubblica. L’economia circolare e la sostenibilità devono entrare nell’immaginario collettivo, divenire “aspirazionali” in modo che l’industria si adegui alla domanda di prodotti e processi produttivi green. Con il panel “Comunicare l’innovazione, fare integrazione” è emerso l’impegno in tale direzione della Regione Emilia Romagna, con la sua rete di centri Ceas – Centri di educazione alla sostenibilità – e l’istituzione del Primo Forum permanente per l’economia circolare, strumento con cui la Regione promuove le proprie strategie al riguardo, e consente ai diversi portatori d’interesse di fornire il proprio contributo alle decisioni pubbliche. L’avvio del Forum avviene attraverso il processo partecipativo Chiudi il cerchio, piattaforma digitale. La discussione è stata moderata dal giornalista Pierluigi Masini.

Hanno partecipato al convegno anche figure istituzionali del territorio (Città Metropolitana di Bologna) e il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, che ha sottolineato l’importanza del binomio economia e ambiente per la contemporaneità. Alessandro Bratti, Presidente Commissione bicamerale d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e Componente della Commissione Ambiente della Camera, ha concluso che, pur essendo presenti nel made in Italy eccellenze in innovazione e sostenibilità, ancora lungo è il cammino verso l’adozione della circolarità a livello sistemico: il processo di metamorfosi da bruco a farfalla è ancora in atto.