Ipotizziamo che un’amministrazione comunale voglia diventare parte attiva dell’economia circolare, per esempio utilizzando il green public procurement (Gpp), cioè inserendo criteri di carattere ambientale nell’acquisto di beni e servizi. Però, visto  il periodo di vacche magre, lo voglia fare  a costo zero, quindi senza spese aggiuntive per la collettività. Un’impresa al limite  del possibile? Per niente. 

Ne è un esempio l’ambito dell’olio lubrificante che le amministrazioni pubbliche comprano per i motori dei propri automezzi: nel trasporto pubblico, in quello scolastico o nei mezzi per l’igiene urbana. I lubrificanti sono costituiti da una miscela di oli base e additivi e oggi in Italia quasi un terzo del mercato delle basi lubrificanti è costituito da basi rigenerate. La rigenerazione è il processo che trasforma l’olio usato, che è un rifiuto pericoloso, in una materia prima seconda da cui si producono nuovi lubrificanti. Si tratta di un’operazione dalle rese elevate: da una tonnellata di olio usato anidro si possono ottenere circa 750 kg di olio base rigenerato. 

L’azienda leader in Europa nella rigenerazione degli oli minerali è Viscolube. Presente in Italia con due stabilimenti con una capacità di trattamento di olio usato di circa 190.000 tonnellate l’anno, Viscolube è l’ideatrice, in collaborazione con Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), di una campagna di sensibilizzazione presso le amministrazioni comunali sull’uso di oli lubrificanti rigenerati proprio in un’ottica di economia circolare. “Insieme alla più grande azienda di additivi al mondo (Lubrizol), alcuni anni fa abbiamo sviluppato un lubrificante basato unicamente sulle basi rigenerate, il Revivoil, che abbiamo fatto approvare per la messa in commercio dai principali costruttori di motori” spiega Marco Codognola,  direttore commerciale, acquisti e business development di Viscolube. “Benché la commercializzazione del prodotto sia compito  dei nostri clienti, tre anni fa ci siamo chiesti  se non fosse il caso di diffonderne la conoscenza tra le pubbliche amministrazioni, che hanno l’indirizzo di seguire la normativa Gpp ma non trovano sul mercato lubrificanti a base di materia prima seconda. A partire da questa idea iniziale, abbiamo incominciato a sondare alcuni Comuni, fra cui quello di Savona, che è stato particolarmente ricettivo: abbiamo firmato un protocollo di intesa e siamo partiti con la prima sperimentazione sui loro automezzi nel periodo 2011-2012. Dopo l’esperienza con Savona, abbiamo proseguito la sperimentazione con i Comuni  di Genova e Perugia.”

 

Lorenzo Centurione, Savona, XIX sec.

 

I primi Comuni coinvolti

Revivoil è costituito per il 100% da basi rigenerate (15W-40) e può essere utilizzato così com’è  nei veicoli diesel pesanti, mentre va addizionato in percentuali variabili a tutti i lubrificanti in commercio, usati per esempio nei veicoli  a benzina e nelle auto diesel. In base agli accordi con Viscolube, i Comuni si sono impegnati  a usare lubrificanti formulati con una quota  di olio rigenerato nel proprio parco mezzi o  in quello delle società partecipate. Nel caso dei Comuni di Savona, Genova e Perugia si sono fatti lavorare in parallelo due mezzi identici:  uno usando il lubrificante Viscolube 100% rigenerato – il Revivoil appunto – e l’altro un lubrificante tradizionale, ottenuto cioè dalla raffinazione del greggio. In tal modo si sono potute confrontare le performance e si è dimostrata l’equivalenza tra i due lubrificanti tramite le analisi chimico-fisiche effettuate da un laboratorio terzo (vedi tabella 1). Anzi: per alcuni parametri è emersa la superiorità del lubrificante che adottava basi rigenerate. C’è inoltre da sottolineare che se un Comune decide di utilizzare lubrificanti con basi rigenerate non ha costi aggiuntivi: non si deve realizzare nessuna infrastruttura ad hoc, basta acquistare il lubrificante dal distributore, proprio come nel caso dei lubrificanti convenzionali. 

 

 

La legislazione italiana

L’Italia si è dotata nel corso degli anni di una delle legislazioni più avanzate per la corretta gestione del fine vita degli oli usati. Da noi vige infatti l’obbligo di portare alla rigenerazione tutti gli oli disponibili, a differenza di quanto avviene negli altri paesi europei, dove invece è ancora possibile la termovalorizzazione (nel Regno Unito la quasi totalità dell’olio usato viene bruciato). Diverso è il discorso quando si tratta di acquisti verdi della pubblica amministrazione. “La legislazione italiana delinea un quadro ma non dà ancora regole puntuali” spiega Marco Codognola. “L’azione che stiamo portando avanti con Anci tende proprio a far nascere dal basso delle situazioni virtuose e speriamo che il legislatore possa tradurre queste azioni in una norma nazionale. Le faccio l’esempio degli Stati Uniti, dove per legge i lubrificanti usati dalla Pa devono contenere almeno il 25% di basi rigenerate. La normativa vale anche per l’esercito americano, che come possiamo immaginare è uno fra i più grossi consumatori di lubrificanti del paese. Un’enunciazione semplice come questa ha trasformato il mercato americano del riciclo degli oli usati, visto che fino a pochi anni fa tutto l’olio veniva bruciato. Un’amministrazione democratica ha reso possibile un cambiamento completo di paradigma: oggi negli Stati Uniti si contano numerose raffinerie di lubrificazione e le basi rigenerate costano di più di quelle vergini perché se ne riconosce il valore ambientale.”

 

Hartmann Schedel, Perugia, 1493, tratto dal Liber Chronicarum

 

L’impegno di Ancitel Energia e Ambiente, il braccio operativo di Anci che supporta i Comuni nello sviluppo di nuove soluzioni in ambito ambientale, sarà quello di coinvolgere le amministrazioni nella realizzazione di un protocollo di intesa, finalizzato all’adozione di un bando di gara “tipo” per l’acquisto di prodotti green, come l’olio lubrificante formulato con basi rigenerate. “Ancitel è attiva in tutto il macro-settore che va dalla raccolta differenziata all’effettivo riciclo” afferma Filippo Bernocchi, delegato Anci Energia e Rifiuti. “Malgrado ci siano discipline volontarie e norme relative al Gpp, è necessario supportare le amministrazioni comunali sul tema dell’economia circolare. Quando si ha il problema di inserire all’interno di un disciplinare di gara gli oli rigenerati, l’amministrazione comunale ha bisogno di avere qualcuno che la supporti tecnicamente e che spieghi come realizzare al meglio le gare. Abbiamo fatto una prima selezione di Comuni da coinvolgere, visto che ci sono amministrazioni più o meno sensibili e talvolta dove l’amministrazione è sensibile è la parte burocratica-amministrativa  a esserlo di meno: il lavoro è quindi duplice.”

 

Gpp: gli acquisti verdi della pubblica amministrazione 

In Italia – secondo i dati Ispra – gli acquisti effettuati dalla pubblica amministrazione rappresentano il 17% del Pil. Un valore che mostra il notevole peso che la pubblica amministrazione può avere nell’orientare il mercato di beni e servizi, anche verso la sostenibilità. Lo strumento di politica ambientale che, agendo sulla leva della domanda, aiuta le Pa a scegliere prodotti e servizi a basso impatto è il green public procurement (Gpp). La pratica del Gpp consiste nell’inserire criteri ambientali all’interno negli appalti della Pa e, in tal modo, le procedure di appalto coinvolgono non solo criteri monetari ma anche gli impatti sulla salute e l’ambiente generati nell’intero ciclo di vita di prodotti  e servizi. Tra gli obiettivi del Gpp: 

  • l’efficienza e il risparmio nell’uso delle risorse, in particolare dell’energia,  con conseguente contenimento delle emissioni di CO2;
  • la riduzione nell’impiego di sostanze pericolose.
  • la riduzione della quantità di rifiuti prodotti: grazie alla razionalizzazione degli acquisti e alla definizione dei criteri ambientali volti a favorire la diffusione dei prodotti dalla maggior durata di vita, riutilizzabili, riciclabili e con un ridotto volume d’imballaggio.

Lo strumento con cui massimizzare la diffusione dei Gpp è il Piano d’azione  per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione (Pan Gpp).  Il Piano d’azione prevede la definizione  da parte del ministero dell’Ambiente dei criteri ambientali minimi. Si tratta di punti  di riferimento a livello nazionale in materia di acquisti pubblici verdi relativi a numerose categorie merceologiche: dall’edilizia alla gestione dei rifiuti, dai servizi energetici  alla ristorazione, dalla pulizia ai trasporti. 

 

La collaborazione con Ancitel

“La risposta delle pubbliche amministrazioni  con cui abbiamo collaborato finora è stata  assai positiva, perché queste vedono la nostra  iniziativa come un modo per trasmettere  ai cittadini dei valori virtuosi a costo zero” afferma  Marco Codognola. “Ma non possiamo andare  da ogni singolo Comune italiano a proporre  le nostre basi: non è il nostro mestiere. Il nostro obiettivo è che siano le aziende produttrici dei  lubrificanti a mettere in commercio i prodotti con  basi rigenerate e a proporle alle amministrazioni  pubbliche. Teniamo conto che oggi già il 30%  delle basi usate da chi produce gli oli è formato  da prodotti rigenerati, ma manca la consapevolezza degli utenti, fra cui le amministrazioni pubbliche,  di un trend di mercato tanto lusinghiero.  È da questi presupposti che nasce la collaborazione con Anci, e in particolare con Ancitel Energia  e Ambiente. Dopo le sperimentazioni positive  con alcuni Comuni, ci siamo ritrovati con i responsabili Anci a cui abbiamo spiegato  in che modo la nostra iniziativa può valorizzare il ruolo delle Pa nell’ambito dell’economia circolare. La risposta di Anci alla nostra sollecitazione è stata entusiasta.” Ancitel ha coinvolto finora circa 200 Comuni in una serie di iniziative di comunicazione e formazione e alcuni gruppi di Comuni stanno iniziando ad aderire al programma, con la formulazione di bandi di gara in cui è indicato come criterio preferenziale un lubrificante con un valore minimo di basi rigenerate. Il bando di gara “tipo”  è stato predisposto da Ancitel, Viscolube ha fornito un supporto tecnico sui criteri minimi ambientali e sulla parte premiante. “Ho molto apprezzato la sensibilità ambientale di Viscolube, azienda che pur essendo leader nel suo settore e non avendo quindi problemi di concorrenza, ha deciso di supportare le amministrazioni comunali in questo percorso virtuoso” afferma Filippo Bernocchi. “Quella delle materie prime seconde è un’attività che ci vede impegnati anche in altre filiere, come quella di pneumatici e imballaggi. È in corso un dibattito tra chi vorrebbe che i Gpp divenissero obbligatori per legge con eventuali sanzioni e chi non condivide questo approccio. Il tema è complesso perché è necessario verificare caso per caso e materia prima seconda per materia prima seconda fin dove si può spingere l’equipollenza tra materia prima vergine e rigenerata dal punto di vista delle performance tecniche. Ritengo comunque che oggi l’investimento migliore consista nel promuovere la conoscenza tra gli enti locali sui vantaggi delle materie prime seconde per l’ambiente, l’economia e, non da ultima, l’industria italiana.”

 

Info

www.viscolube.it

www.ea.ancitel.it

 

Immagine in alto: Pasquale Domenico Cambiaso, La ricreazione dei Padri Filippini nella Chiesa di San Michele, Genova, metà del XIX sec. Collezione tipografica  del Comune.