Le esperienze più virtuose non sono più solo tra i piccoli Comuni settentrionali: basti pensare ai 145 Comuni ricicloni della Campania (circa il 10% del totale nazionale) o ai 104 delle Marche (regione ormai vicina alle performance del Nord Est). O alle raccolte differenziate di poco inferiori al 65%, ma comunque molto significative, di Salerno, Andria o Cosenza. E poi come non ricordare le esperienze di raccolta differenziata spinta messe in campo a Treviso (con la tariffazione puntuale attiva dal luglio 2014), a Parma o nella metropoli di Milano (ormai un esempio internazionale).
Non ci sono poi solo esperienze di buona gestione. Ormai l’Italia può contare anche sull’innovazione tecnologica e impiantistica per superare la discarica. Oggi si produce dell’ottimo compost grazie a impianti di digestione anaerobica e alla produzione di energia rinnovabile attraverso la combustione del biogas. Nelle Marche è attivo il primo impianto di rigenerazione degli elettrodomestici fuori uso che vengono poi rivenduti, con tanto di garanzia, nel primo outlet di questo tipo nell’ambito del progetto Second Life. Grazie alla ricerca è possibile avviare a riciclo prodotti fino a ieri non riciclabili: è il caso dei pannolini usa e getta che con l’impianto in provincia di Treviso potranno essere avviati finalmente a riciclo o quello delle plastiche miste che nella Revet di Pontedera (Pi) o nello stabilimento di Montello (Bg) diventano granuli da avviare a riciclaggio. Sono poi in corso programmi di ricerca, sostenuti dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi), per risolvere il problema della non riciclabilità di alcuni imballaggi.
L’Italia è diventata uno straordinario laboratorio di buone pratiche, tra gestione del servizio, innovazione impiantistica e ricerca, ma è arrivato il momento di completare questa rivoluzione. Come? Replicando le buone pratiche consolidate o pionieristiche, realizzando tanti impianti per il riuso e il riciclaggio e per gestire al meglio anche i troppi rifiuti speciali che finiscono nella rete delle ecomafie, innalzando il livello dei controlli ambientali ancora a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Ma per farlo serve un grande movimento trasversale che metta insieme tutte le migliori energie di questo paese per costringere chi governa a Roma o nelle Regioni a varare norme per rendere più convenienti le politiche di prevenzione e di riciclo. Il ciclo integrato dei rifiuti deve diventare gerarchico anche dal punto di vista dei costi: serve un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo che la prevenzione e il riciclo siano più convenienti, anche economicamente, rispetto all’incenerimento e allo smaltimento in discarica. È arrivato il momento di creare un fronte compatto. Non c’è più tempo da perdere. Solo così sarà possibile far entrare tutta l’Italia a pieno titolo nella società europea del riciclo, ben delineata dalla direttiva sui rifiuti approvata nel 2008.
Il dossier Comuni Ricicloni 2015 è consultabile online: www.ricicloni.it/dossier
Progetto Second Life, www.secondlifeitalia.it/progetto-second-life