Mettendo insieme le forze di altri sei partner europei – l’irlandese Ocean Harvest, la spagnola Tecnored, la belga Devan Chemicals, l’olandese Hortimare, la francese Eurofilet e J2M, anche questa belga – Sioen ha dato il via a un progetto innovativo, a Solund. A maggio è già prevista la prima raccolta, ma il progetto – che per ora interessa un ettaro di superficie marina – punta a quadruplicare nel corso del prossimo anno. E soprattutto a iniziare a proporre la vendita di soluzioni chiavi in ​​mano di questi impianti, con il marchio At Sea Technologies.

Unendo la capacità di trovare soluzioni innovative degli specialisti del tessile, biologi ed esperti delle applicazioni algali nel campo della nutrizione e benessere, con le capacità di produzione di uno dei principali attori del settore, At Sea Technologies promette di essere una rivelazione nell’ambito della coltivazione di alghe su scala industriale. In effetti i loro brevetti per i materiali di supporto alla coltivazione di alghe marine hanno portato alla Sioen Industries il premio innovazione Techtextil 2015, nella categoria Nuovi materiali, insieme a Centexbel, il centro di competenza tessile del Belgio.

Tutto è iniziato con il progetto europeo FP7 At Sea, coordinato da Sioen Industries, dedicato allo sviluppo di tessuti tecnici avanzati, progettati per dimostrare la fattibilità tecnica ed economica della coltivazione di alghe in mare aperto. Obiettivo: creare una fonte sostenibile per produrre estratti algali sempre più richiesti per la produzione di super alimenti, mangimi, prodotti biochimici e biomateriali, o per le bioenergie. L’idea da dimostrare era ottenere un aumento significativo della produzione grazie all’introduzione di un supporto bidimensionale nelle tecniche di coltivazione, tradizionalmente basate sull’uso di linee o corde.

La sfida è stata generare tessuti bidimensionali provvisti di superfici adatte a creare un habitat idoneo alla crescita delle alghe, ma al tempo stesso resistenti e capaci di sopportare le condizioni ambientali degli ambienti costieri marini nord atlantici. E anche in grado di impedire la crescita di vegetali indesiderati o molluschi. Questi tessuti possono essere tagliati in grandi strisce o stuoie, dello spessore di un millimetro: su di esse le giovani alghe crescono, mantenute a una profondità di due metri sotto la superficie del mare, finché non raggiungono un metro o due di lunghezza, e quindi vengono raccolte, in primavera. 

L’impiego del tessuto nella coltivazione delle alghe permette di ottenere fino a 16 kg di alghe per metro quadrato, cioè da tre a cinque volte la resa della coltivazione con metodi tradizionali. 

L’aspetto più interessante di questa storia va al di là dell’evidente merito di un progetto di ricerca a sostegno di uno spin-off dal potenziale economico altissimo, in linea con le ambizioni europee della Blue Growth. Grazie a questa innovazione, infatti, si incentiva la coltivazione, contribuendo indirettamente alla tutela della popolazione delle alghe naturali e a evitare l’esaurimento di una risorsa blu sempre più richiesta su scala globale.

 

 

AT~SEA project, www.atsea-project.eu