I teli plastici in agricoltura: luci e ombre

La domanda del settore dei teli plastici per agricoltura a livello globale è stata, nel 2013, di circa 4 milioni di tonnellate, prevalentemente allocate in Asia (70% circa) e, a seguire, in Europa (16%). Delle 510.000 tonnellate di film agricoli utilizzati in Europa, il 40% è concentrato nei paesi del sud (Spagna e Italia) per impieghi in orticoltura (copertura serre e pacciamatura). La pacciamatura è una tecnica colturale estremamente diffusa, in prevalenza per ortaggi, poiché presenta indubbi vantaggi quali il contenimento delle erbe infestanti, la riduzione dell’uso di erbicidi, l’incremento della produzione e il miglioramento della qualità del prodotto, la riduzione della quantità d’acqua di irrigazione ecc.

 

 

Le pacciamature plastiche sono prevalentemente realizzate in polietilene a bassa densità (LDPE) e in Europa si stima che se ne utilizzino 80.000 ton. La loro vita utile media in campo varia in funzione del ciclo delle colture: da pochi mesi (es. lattughe) a un paio di anni (fragola). 

I teli, al termine del periodo di coltivazione, devono essere rimossi dal campo e adeguatamente smaltiti secondo le indicazioni generali fornite dalle direttive europee che hanno come oggetto la gestione dei rifiuti (direttive 99/31 EC, 2000/76 EC, direttiva 2008/98/EC). Alcuni paesi quali Francia, Germania, Regno Unito e Norvegia hanno organizzato schemi volontari di raccolta e smaltimento di questa specifica tipologia di rifiuto; altri, come Austria, Belgio, Germania e Danimarca hanno bandito il conferimento dei teli in discarica.

Tuttavia i flussi della plastica in entrata e in uscita dal sistema agricoltura in Europa continuano a non coincidere. Secondo quanto riportato nei risultati del progetto europeo LabelAgriWaste, in Italia e Spagna si recupera al massimo il 50% dei film plastici usati; di questo 50%, circa la metà viene conferita in discarica. Le pratiche illegali di smaltimento più diffuse delle plastiche in agricoltura comprendono: bruciature in campo, abbandono ai margini dei campi coltivati, in discariche abusive, o lungo corsi d’acqua e l’interramento.

 

Le ragioni vanno ricercate nei tempi e costi elevati per la rimozione di questi rifiuti, legati alla “rapida rotazione” del loro utilizzo e al loro essere molto sporchi (si stima che le impurità dei teli a fine vita – suolo o residui di coltura – arrivino all’80% del peso iniziale del manufatto). E purtroppo di questo gap ne fa le spese ancora una volta l’ambiente. Il più grande utilizzatore di pacciamature, la Cina (20 milioni di ettari) oggi ha non pochi problemi dovuti proprio all’impropria gestione del fine vita di questi teli. I frammenti di plastica non raccolta hanno contaminato ampie superfici agricole ed è stato stimato che tra le conseguenze della presenza di questi frammenti negli strati superficiali del suolo si hanno riduzioni di produzioni dell’ordine del 20%. Si può proprio dire che “la tecnologia della plastica definita ‘white revolution’ in alcune aree del mondo si sia trasformata completamente nella ‘white pollution’”.,

 

I materiali biodegradabili in agricoltura: un nuovo modello al servizio di operatori e ambiente

In questo scenario risulta evidente quale possa essere la rilevanza di utilizzare in agricoltura materiali biodegradabili, ovvero materiali che possano rimanere nell’ambiente poiché qui si trovano nelle condizioni ottimali per concludere il loro ciclo senza provocare effetti nocivi.

I teli per pacciamatura biodegradabili consentono, in particolare, di rispondere efficacemente a una serie di problematiche: non devono essere rimossi dal suolo, dove in seguito al loro utilizzo sono biodegradati a opera dei microrganismi del suolo, consentendo di risparmiare costi e tempi di rimozione e conferimento e di rendere i flussi di raccolta differenziata della plastica in agricoltura più puliti, eliminando virtualmente una classe di materiali molto sporchi ed economicamente non redditizi in fase di riciclaggio.

 

Definizioni

Biodegradazione: processo degradativo causato dall’attività biologica, specialmente all’azione enzimatica, che porta a un cambiamento significativo nella struttura chimica di un materiale. 

Biodegradabile: sostanza organica in grado di venire decomposta dall’attività di organismi viventi. Se detta biodegradazione è completa, porta alla totale conversione della sostanza organica in molecole inorganiche, quali anidride carbonica, acqua, metano (in funzione dell’ambiente). Nella definizione di biodegradabile devono essere inclusi fattori quali l’ambiente di biodegradazione e orizzonte temporale. In altre parole, occorre definire in quali condizioni e in quale tempo il processo biodegradativo ci si aspetta possa avvenire. Senza la definizione di questi elementi il termine biodegradabile diventa vago e poco utile, dal momento che virtualmente ogni sostanza organica è biodegradabile se non viene definito un tempo stabilito.

 

Uno studio italiano del 2009 ha valutato nel dettaglio le implicazioni ambientali del passaggio da pacciamature plastiche a biodegradabili analizzando il ciclo dei manufatti con un approccio di Lca (life cycle assessment). Per quanto riguarda l’emissione di gas serra nell’ambiente, l’utilizzo di pacciamature biodegradabili consente un risparmio di 500 kg di CO2 equivalente per ettaro pacciamato (considerando una copertura dell’ettaro con teli del 60%).

Negli ultimi anni l’utilizzo di pacciamature biodegradabili è diventato gradualmente sempre più diffuso. Questi materiali infatti presentano analoghe caratteristiche prestazionali, di gestione, agronomiche e di produzione dei teli in plastica. Le colture che più si possono avvantaggiare dei teli biodegradabili sono quelle a ciclo colturale medio breve: orticole come zucchino, lattuga, pomodoro, peperone, melone e anguria. Come mostrato dalla tabella 1, molti sono i soggetti, come Unilever, e i territori, in Italia come in altri paesi, che hanno beneficiato di questo passaggio.

 

Se le pacciamature biodegradabili di colture orticole sono una realtà crescente, ci sono ancora nuovi orizzonti percorribili per questi materiali in agricoltura: pacciamatura di colture poliennali a elevato reddito come la vite, coperture per insilati, reti, coperture per rotoballe, imballaggi per ortofrutta sono solo alcune delle molte applicazioni che si potranno sviluppare in un prossimo futuro, grazie anche alla realizzazione di manufatti tecnicamente sempre più complessi e con caratteristiche prestazionali crescenti.

 

 

Se tanto è stato fatto in ricerca e sviluppo, alcuni passi importanti sono stati fatti anche a livello legislativo, come riconoscimento dei prodotti biodegradabili quali strumenti della sostenibilità ambientale in agricoltura. Nella Pac 2007-2013 i teli per pacciamatura biodegradabili sono stati inseriti tra le misure ambientali dell’Organizzazione comune di mercato – Ocm ortofrutta nei più importanti paesi europei produttori di orticole (Italia, Francia e Spagna). La nuova Pac per 2014-2020, con il suo orientamento fortemente ambientale e di promozione dell’innovazione, potrà sicuramente fornire strumenti di supporto importanti per le plastiche biodegradabili. Sarebbe auspicabile pensare che in pochi anni il paesaggio agricolo possa essere meno popolato di quegli elementi di turbamento non solo visivo, ma anche e soprattutto di degrado e inquinamento, che poco hanno a che fare con il ruolo di produzione di cibo e presidio del territorio che dovrebbe caratterizzare l’attività agricola.

 

Info

http://www.novamont.com