Nei primi vent’anni di attività del Consorzio l’incremento dell’immesso al consumo è stato del 27,6% (da 1.905 kt nel 1998 a 2.430 kt nel 2017), mentre i quantitativi raccolti e avviati al riciclo sono aumentati l’uno del 149%, l’altro del 139%. Il tasso di riciclo è, a sua volta, passato dal 38,8% del 1998 al 72,8% del 2017. Oggi, i rifiuti di imballaggio in vetro raccolti sono pari a 33,3 chilogrammi per abitante. Al Nord 41,7 kg/ab, al Centro 30,1, al Sud 24,0. Di 2.019 kt raccolte da differenziata nel 2017 ne sono state riciclate 1.769 kt, pari all’87,6%. C’è stato un peggioramento (nel 2016 la resa era stata 90,5%), in parte dovuto a quantità di “rottame grezzo” a stock non avviato a trattamento e riciclo nell’anno, ma soprattutto per la peggiore qualità del materiale raccolto. Infatti, in questi ultimi anni l’aumento della quantità è stato accompagnato da un progressivo deterioramento del risultato medio della raccolta differenziata. Ciò è dovuto in parte alla curva di esperienza delle regioni in ritardo, in parte a regole che danno ai comuni obiettivi di raccolta differenziata senza collegarli al successivo avvio al riciclo.
Non sono mancate, nel tempo, le criticità. Va sottolineata, soprattutto, la scarsa omogeneità della situazione dal punto di vista territoriale.
Sin dall’inizio, infatti, il CoReVe ha dovuto affrontare differenti livelli di sviluppo della raccolta differenziata, che si sono in parte mantenuti fino a oggi, nonostante gli straordinari miglioramenti registrati. Infatti nel 1998 la resa media pro capite nel Nord era di 22,8 kg/ab, quella al Centro era di 11,4 e al Sud addirittura di 2,2. Dal 1998 a oggi la raccolta è cresciuta dell’82,8% al Nord, del 164% al Centro e del 991% al Sud. Questi risultati sono stati ottenuti anche attraverso le numerose campagne di promozione e comunicazione, con focus principale sul Sud. Esse si sono articolate in road-show regionali per il coinvolgimento degli amministratori pubblici, tavoli tecnici provinciali con rappresentanti dei comuni e dei gestori della raccolta, co-finanziamenti per l’acquisto di contenitori idonei alla raccolta differenziata del vetro, incentivazioni straordinarie per l’incremento della raccolta nelle regioni meridionali e infine attività di comunicazione locale orientata all’aumento delle quantità.
È stato fatto un grande sforzo di comunicazione, sia a livello nazionale sia locale, specialmente in questi ultimi anni, per migliorare le abitudini del consumatore verso una raccolta differenziata più attenta, che permetta di avviare a recupero del materiale più orientato al riciclo fin dal suo conferimento. Abbiamo effettuato cinque campagne televisive nazionali sulle maggiori emittenti generaliste, con testimonial prima Mario Tozzi e poi Licia Colò, sottolineando, d’accordo con ANCI, che cristallo, ceramica e pyrex, i materiali inquinanti più insidiosi e frequenti, vanno conferiti nella raccolta indifferenziata. I risultati sono stati, sulla base di indagini di mercato svolte da Astra Ricerche, che i cittadini che conferiscono erroneamente il cristallo insieme al vetro sono passati dal 44,5% nel 2010 al 19,2% nel 2017, gli errori per la ceramica sono scesi dal 9,6% al 7,9% e quelli relativi al pyrex dal 23,2% al 9,5%.
Una specifica ricerca sulla ceramica è stata effettuata da CoReVe nel 2015, in collaborazione con importanti gestori del Nord, del Centro e del Sud. Essa ha messo in evidenza che i rifiuti di imballaggi in vetro di bar e ristoranti hanno un contenuto di ceramica 2,5 volte maggiore di quelli conferiti dalle famiglie. Perciò, nel 2016, abbiamo avviato il “Progetto Horeca”, in collaborazione con Fipe e Federalberghi, per informare e sensibilizzare gli operatori di questi servizi pubblici su come fare una raccolta differenziata corretta. I risultati della campagna di comunicazione sono stati una riduzione del 14,3% della presenza di infusibili nel totale del materiale raccolto. La successiva analisi della campagna ha permesso di individuare con maggior precisione il profilo degli esercenti che effettuano più frequentemente questi errori: si tratta di piccoli ristoranti-bar delle zone centrali di città medie e grandi, con pochi dipendenti e un numero molto elevato di pasti veloci nelle ore centrali della giornata. A loro dedicheremo, nel prossimo futuro, particolare attenzione.
Un’altra importante attività di CoReVe riguarda la ricerca scientifica, attuata dalla Stazione Sperimentale del Vetro su mandato del Consorzio, nel passato supportata economicamente anche da Conai. Essa ha l’obiettivo di migliorare i metodi di controllo del materiale da recuperare, di aumentare la riciclabilità di tutte le frazioni di vetro dei rifiuti raccolti, anche quelle di pezzatura molto piccola, e di cercare le opportunità per ridurre gli scarti del trattamento per il recupero, che ora sono avviati a discarica.
Le numerose attività messe in campo dal Consorzio hanno contribuito alla progressiva crescita delle performance di riciclo registrata negli ultimi vent’anni, come anticipato in precedenza: dal 1998, quando si avviava al riciclo meno del 40% dell’immesso al consumo, fino al 2017, anno in cui il 72,8% degli imballaggi in vetro sono stati avviati a riciclo. Naturalmente questa crescita dovrà proseguire con l’attività del Consorzio che dovrà diventare ancora più incisiva, anche se già oggi le performance di riciclo superano il target al 2025 fissato dal nuovo pacchetto di Direttive europee e non risulta essere troppo lontano neppure dall’obiettivo stabilito per il 2030.
I benefici ambientalie socio-economici della gestione consortile
Il sistema convenzionato CoReVe, pur operando in posizione sussidiaria al mercato, nel 2017 ha avviato a riciclo 1.426.000 tonnellate, ossia l’81% del totale riciclato nazionale.
Tra il 2005 e il 2017 le quantità convenzionate riciclate sono più che raddoppiate (circa +140%) sia per travaso dalla gestione indipendente sia, soprattutto, per lo sviluppo della raccolta, del quale CoReVe è stato elemento promotore.
Il tasso di sostituzione del vetro prodotto con MPS nel Tool LCC viene stimato sulla base di un rapporto 1 a 1: cioè con 1 chilogrammo di vetro riciclato si sostituisce esattamente la stessa quantità di MPS utilizzata nel ciclo precedente e si evita l’utilizzazione della miscela di materie prime vergini, che avrebbe invece un rapporto con il vetro da essa prodotto di 1,17 a 1. Risulta perciò chiaro perché nel 2017 la materia prima vergine risparmiata è stata pari a 1.668.000 tonnellate.
I benefici ambientali ottenuti sono molto elevati. Il rottame di vetro riciclato come materia prima seconda tra il 2005 e il 2017 ha sostituito 16,4 milioni di tonnellate di una miscela i cui principali componenti sono la sabbia silicea e la soda, ha permesso di evitare l’immissione in atmosfera di 12 milioni di tonnellate di anidride carbonica e di risparmiare energia fossile ed elettrica per un totale di 55 milioni di MWh.
Nel solo 2017 il risparmio energetico derivante dal riciclo degli imballaggi in vetro gestiti da CoReVe è stato pari a 5,6 milioni di MWh di energia primaria equivalente, restando all’incirca invariato rispetto al 2016.
Il trend dell’energia primaria risparmiata e delle emissioni evitate presenta un andamento in costante aumento negli anni.
Infatti fra il 2005 e il 2017:
- i MWh risparmiati grazie al riciclo risultano più che raddoppiati;
- le emissioni evitate grazie al riciclo risultano più che triplicate.
Dai benefici ambientali sopra illustrati è possibile determinare i correlati benefici economici per il sistema paese direttamente e indirettamente generati dall’attività svolta dal Consorzio.
Nel complesso è possibile stimare che dal 2005 al 2017 la filiera consortile del recupero dei rifiuti di imballaggio in vetro abbia generato un valore economico pari a ben oltre un miliardo di euro.
Questi sono composti da:
- 675 milioni di euro di benefici diretti generati dalla filiera consortile del riciclo degli imballaggi in vetro, rappresentati dal valore economico della materia prima risparmiata; nel solo 2017 tali benefici sono stati pari a 70 milioni di euro (un valore oltre 2 volte superiore a quello stimato per il 2005);
- 364 milioni di euro di benefici indiretti che fanno riferimento alla CO2eq evitata grazie all’attività di riciclo posta in essere dalla gestione consortile; ammontano nel 2017 a 42 milioni di euro (un valore oltre 3 volte superiore a quello stimato per il 2005).
A questi vanno aggiunti i significativi benefici del consumo evitato di energia primaria: una metodologia per la valutazione economica anche di questi ultimi è in corso di sviluppo.