È una storia che inizia nel secolo scorso, quella di Belvedere Spa. Fondata nel 1997, da vent’anni gestisce l’impianto di smaltimento dei rifiuti del Comune di Peccioli, in provincia di Pisa. Una discarica sui generis, che da un lato raccoglie i rifiuti provenienti dalle province di Pisa, Firenze, Prato e Massa Carrara, dall’altro crea valore economico con ricadute positive su tutto il territorio.

La prima discarica viene aperta nel 1978 e ampliata per la prima volta nel 1988. Nel 1997, dopo il risanamento e la messa a norma del sito, si vengono a creare le condizioni per la nascita della Belvedere Spa. Oggi questa società gestisce l’intero sito, in località Legoli, dove sono conferiti i rifiuti non pericolosi, un impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) e alcuni servizi legati all’igiene ambientale, come la raccolta dei rifiuti ingombranti o lo spazzamento delle aree pubbliche scoperte.

L’impianto di smaltimento interessa un’area di 25 ettari, caratterizzata da terreno argilloso. Tra i gradoni alti 10 metri, si cela un volume di stoccaggio di 3 milioni di metri cubi, il che significa poter ricevere circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti. Attualmente sono gestite fino a 1.000 tonnellate al giorno, circa 300.000 l’anno. L’impianto, individuato dalla Regione Toscana come “di interesse regionale”, ha una vita utile che varia dai 10 ai 20 anni; secondo il piano regionale di razionalizzazione delle discariche rimarrà uno dei 3 siti operativi rispetto ai 20 attuali.

 

 

Energia elettrica dal biogas fin dagli anni ’90

Il biogas naturalmente prodotto dai rifiuti viene intercettato attraverso una fitta rete di tubazioni microfessurate e da pozzi di aspirazione distribuiti su tutta l’area. Il gas, composto per almeno la metà da metano, viene poi inviato in un impianto di cogenerazione per la produzione di elettricità e di calore: 13.000 MW di energia elettrica disponibili. Un ciclo energetico chiuso: il gas del percolato alimenta l’intera discarica. Oggi il sito è l’ultimo anello del ciclo di gestione degli Rsu: qui arriva la frazione non differenziabile. Secondo l’Ispra (Rapporto Rifiuti 2017) la raccolta differenziata in Toscana si attesa al 51,5%, con un incremento di 5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, a fronte di un aumento nella produzione di rifiuti dell’1,4% (616 kg procapite), mentre la Regione stessa viene citata come esempio virtuoso per le quantità di rifiuti organici gestite attraverso il compostaggio domestico, cresciute nel 2016 del 4% rispetto al 2015.

Per migliorare la qualità del rifiuto conferito, riducendo lo smaltimento in discarica della frazione biodegradabile (direttiva 99/31/CE), nel 2015 Belvedere ha realizzato un impianto di trattamento meccanico biologico. Qui gli Rsu conferiti subiscono una selezione meccanica, tramite trituramento del materiale che viene poi vagliato in base alla pezzatura e suddiviso in sopravaglio e sottovaglio. Il passaggio successivo è quello di recuperare i materiali metallici ferrosi ancora presenti e avviarli a recupero, mentre il sottovaglio viene stabilizzato aerobicamente, subendo in un arco di tempo che va dalle tre alle quattro settimane un naturale processo di fermentazione che lo porta a essere igienizzato e pronto per il conferimento finale in discarica.

 

Le ricadute economiche sul territorio

Ma ciò che fa di Belvedere Spa il cosiddetto “modello Peccioli”, è il sistema societario, che la vede nascere come una public company comunitaria. È infatti composta da un azionariato diffuso (la compagine sociale è composta da 900 cittadini, di cui 500 residenti a Peccioli), che gestisce circa il 36% del capitale sociale partecipando attivamente alla conduzione dell’azienda, oltre chiaramente all’attribuzione degli utili. Il restante 64% è, invece, detenuto dal Comune. In un territorio di 5.000 abitanti ciò significa una riduzione delle tariffe, delle tasse e un miglioramento dei servizi offerti alla comunità, ottenuto lasciando le risorse economiche all’interno del territorio. Belvedere Spa – che ha un valore stimato in 60 milioni di euro, con un patrimonio netto di 40 milioni di euro – solo nel 2016 ha prodotto un impatto diretto sul territorio che ammonta a 20,2 milioni di euro, pari al 60% del volume d’affari generato durante l’anno. Di questi 13,7 milioni sono andati alla casse del Comune, 3,6 milioni alle imprese sparse sul territorio e 2,8 milioni ai cittadini, tra dividendi, interessi sulle obbligazioni e stipendi dei dipendenti. Nell’arco temporale che va dal 2004 al 2016, l’impatto diretto di Belvedere è stato di 174,7 milioni di euro.

La società negli anni si è configurata dunque come uno strumento di valorizzazione locale, con ricadute tangibili su tutto il tessuto sociale. In questo modo il Valore Aggiunto Globale Lordo, indicatore economico che integra le ricadute prodotte dalla gestione di Belvedere, ovvero la generazione di ricchezza diretta, ammonta a 15,4 milioni di euro nel 2016. Cifre importanti, che hanno contribuito alla realizzazione di opere infrastrutturali come l’asilo nido, la scuola, il parcheggio multipiano, alcuni musei e gli impianti sportivi. Senza contare i numerosissimi eventi culturali organizzati negli anni sul territorio, alcuni dei quali estremamente originali, perché ospitati proprio nello stesso sito di smaltimento.

In 20 anni il Comune di Peccioli e Belvedere Spa sono riusciti a creare un perfetto esempio di economia partecipata, dove il “problema” rifiuti è stato trasformato in opportunità. Nato certamente da una volontà politica, ma cresciuto grazie anche a lungimiranza e una visione d’insieme che ha messo la comunità ai primi posti. La società è stata capace di creare valore sul territorio e creare quel benessere condiviso che rende il “modello Peccioli” un modello replicabile in molte realtà nazionali e non solo.

 

La timeline delle iniziative

  • 2007: Il pianista Charles Rosen festeggia i 10 anni della società suonando un’opera di Chopin nell’aria di ampliamento della discarica.
  • 2008: Organizzazione di un convegno sul corretto utilizzo delle risorse del pianeta, con la partecipazione del teologo brasiliano Leonardo Boff.
  • 2010: Sfilata “Fashion Tour 2010”.
  • 2011: Simone Stefanelli, fotografo professionista, realizza un reportage fotografico confondendosi tra i dipendenti. 
  • 2011: Lectio magistralis tenuta da Dale Mortensen (premio Nobel 2010 per l’economia) dal titolo “Cosa può fare la politica per incrementare l’occupazione”.
  • 2016: Sergio Staino, insieme al figlio Michele, realizza presso l’impianto di trattamento meccanico e biologico il grande affresco “All’altezza delle margherite”. 

 

Belvedere Spa, belvedere.peccioli.net

 


  

Intervista a Renzo Macelloni, sindaco di Peccioli 

di R. B.

 

“Ecco perché Belvedere è un modello che funziona”

 

Il sindaco Renzo Macelloni, già presidente di Belvedere Spa, è una delle menti dietro la realizzazione del “modello Peccioli”. Qui spiega come si è arrivati a questo traguardo.

 

La storia di Belvedere Spa inizia anni or sono. Come è evoluto il concetto di discarica nel tempo e quali sono state le sfide più complesse da risolvere?

“Il concetto di discarica è cambiato radicalmente negli anni. Quando abbiamo iniziato nella discarica veniva smaltito il rifiuto tal quale, oggi – invece – è conferito il rifiuto trattato e tutti i rifiuti speciali di provenienza da trattamento di rifiuti solidi urbani. Quindi vi arriva un prodotto più selezionato e meglio trattato; di conseguenza anche la gestione diventa più facile.

Le sfide più importanti che abbiamo dovuto affrontare sono state senza dubbio il rapporto con i cittadini e l’attenzione alla gestione ambientale dell’impianto.”

 

Dietro il successo di Belvedere c’è una precisa idea politica. Quella secondo cui anche i cittadini sono parte attiva nelle decisioni e nella gestione di un tema così importante come lo smaltimento dei rifiuti. Qual è il segreto di questo successo?

“Sicuramente oltre all’attenzione alla gestione ambientale un fattore di successo decisivo è stato il coinvolgimento dei cittadini nella gestione di Belvedere Spa attraverso la partecipazione azionaria. In questo modo abbiamo voluto stabilire un rapporto strettissimo tra responsabilità diretta nella gestione, sensibilità ambientale e partecipazione economica.”

 

La discarica di Peccioli è l’anello finale nel ciclo di gestione dei rifiuti. Qui arriva solo il materiale non ulteriormente differenziabile o riciclabile. Qual è la sua idea nei confronti del concetto di discarica zero? Quale sarà il futuro di questo sito di stoccaggio? 

“La discarica è un impianto residuale e strategico al tempo stesso. Residuale perché vanno in discarica i residui di una lavorazione non più utilizzabili; strategico perché la mancanza di questi impianti non chiude il ciclo integrato dei rifiuti e crea emergenza. Rifiuti zero suona come un’aspirazione, la realtà oggi è diversa. Il futuro di questo sito è per prima cosa il mantenimento della discarica per le funzioni per cui è stata ampliata e il perfezionamento del sistema di Trattamento meccanico biologico. Inoltre stiamo lavorando ad investimenti importanti per dotarci di impiantistica in sintonia con l’esigenza di rafforzamento della raccolta differenziata. Se gestita correttamente la discarica si configura come uno stoccaggio provvisorio, una vera e propria miniera da recuperare in futuro.” 

 

Il modello Peccioli e quello di Belvedere Spa è – secondo lei – replicabile anche in altre realtà italiane ed internazionali? 

“Tutto è replicabile: in questo caso ci vogliono alcune condizioni che non sempre è facile trovare in una sola realtà.”