Il 7 Settembre 2020 è la prima Giornata internazionale dell’aria pulita per i cieli blu, organizzata dalle Nazioni Unite per ricordare che il 92% della popolazione mondiale è esposta all’inquinamento atmosferico domestico e ambientale, responsabili in totale per circa 7 milioni di morti premature all’anno. Il settore dei trasporti è a uno dei contribuenti maggiori all’inquinamento atmosferico ambientale, e il settore dei trasporti marittimi - circa 70mila imbarcazioni a livello globale - contribuisce per circa il 15% di tutto l’inquinamento da trasporti.
In Europa l’inquinamento atmosferico ambientale dovuto al trasporto del settore marittimo causa 50mila morti premature e 60 miliardi di euro di costi sanitari all'anno.
Il Mediterraneo, dove operano più di 30mila navi che bruciano oltre 19 milioni di tonnellate di carburante all’anno, è una delle zone con il maggior livello di inquinamento atmosferico ambientale al mondo. Nel Mediterraneo Orientale i valori medi di inquinamento eccedono 5 volte i limiti di sicurezza prescritti dall’Organizzazione mondiale per la sanità per il particolato atmosferico.
Una delle maggiori cause d’inquinamento atmosferico ambientale causato dal trasporto marittimo sono gli ossidi di zolfo (SOx) emessi dagli scarichi dei motori delle navi. Irritano il sistema respiratorio e sono una delle cause di mortalità prematura nelle zone costiere. Sono inoltre precursori del particolato atmosferico fine (PM2.5), la cui concentrazione è correlata con un aumento della frequenza degli attacchi di asma, arresti cardiaci, bronchite cronica e cancro ai polmoni.
Una zona a emissioni controllate di zolfo per il Mediterraneo
Le emissioni delle navi sono regolate dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO) tramite la Convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento causato da navi (MARPOL). L’Allegato VI della MARPOL (http://www.imo.org/en/OurWork/Environment/PollutionPrevention/AirPollution/Pages/Air-Pollution.aspx) contiene le norme per la prevenzione dell’inquinamento atmosferico e specifica i livelli di emissione massima di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e particolato derivanti dagli scarichi dei motori. L’Allegato VI prevede inoltre la possibilità d’istituzione di aree a controllo di emissioni (Emission Control Areas, ECA), zone dove le emissioni d’inquinanti atmosferici possono essere ridotte ulteriormente. Dal 1 gennaio 2020, il contenuto di zolfo nei combustibili usato dalle navi deve essere sempre inferiore o uguale allo 0,50% in massa (in precedenza il limite era di 3,50%), mentre nelle zone a emissioni controllate di zolfo (Sulphur Emission Control Areas, SECA) il limite è di 0,10%. In Europa ci sono tre zone a emissioni controllate di zolfo: nel Canale della Manica, nel Mare del Nord e nel Mar Baltico (dal 1 gennaio 2021 queste due ultime diventeranno anche zone a emissioni controllate di azoto, dette NECA).
Nel 2017 una coalizione di ONG da 7 paesi europei, inclusa l’Italia con la rete Cittadini per l’Aria hanno rilasciato la Dichiarazione di Roma (https://en.nabu.de/imperia/md/content/nabude/verkehr/170407-rome-declaration.pdf) chiedendo ai governi europei e ai governi degli altri paesi costieri del Mediterraneo di lavorare per l’istituzione di una zona a controllo di zolfo (SECA) e di azoto (NECA) per tutto il Mediterraneo con l’obiettivo di ridurre, con effetto immediato, l’inquinamento atmosferico. Oltre che dalla società civile, un appello ai governi dei paesi del Mediterraneo per l’istituzione di un’area SECA nel Mediterraneo è venuto dal Piano di Azione per il Mediterraneo del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP/MAP). L’UNEP/MAP lavora per sostenere l'attuazione della Convenzione per la protezione dell'ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo (Convenzione di Barcellona), sottoscritta da 21 paesi mediterranei e dall'Unione europea. Nella riunione a Napoli nel dicembre 2019, le Parti contraenti della Convenzione di Barcellona hanno adottato una roadmap per una proposta per una possibile designazione di tutto il Mediterraneo come un’area a controllo delle emissioni di ossidi di zolfo.
Ridurre le emissioni di zolfo nel Mediterraneo: ecco i benefici
Secondo uno studio di fattibilità (https://www.rempec.org/en/our-work/pollution-prevention/hop-topics/med-eca/med-sox-eca-introduction) commissionato dal Regional Marine Pollution Emergency Response Center for the Mediterranean Sea (REMPEC) assieme ad UNEP/MAP e IMO, la creazione di un’area a controllo di emissioni di ossidi di zolfo nel Mediterraneo si tradurrebbe in un calo del 78,7% delle emissioni di ossidi di zolfo e un calo del 23,7% delle emissioni di particolato fine (PM 2.5). Lo studio prende inoltre in esame gli impatti sulla salute, e mostra che la riduzione dell’inquinamento atmosferico si tradurrebbe in una riduzione delle morti premature per malattie cardio vascolari e cancro ai polmoni (oltre 1100 morti premature all’anno in meno), nonché in una riduzione dei casi di asma nei bambini (più di 2300 casi all’anno in meno). I benefici relativi al miglioramento della qualità dell’aria si farebbero sentire per centinaia di chilometri nell’entroterra. In Italia ci sarebbero 82 morti premature in meno all’anno e 143 casi in meno di asma nei bambini.
Sistemi di depurazione: gli effetti collaterali
Lo studio commissionato da REMPEC mostra che l’istituzione di un’area SECA per il Mediterraneo avrebbe degli indubbi vantaggi sulla salute umana e l’analisi costi benefici è nettamente a favore della sua istituzione, anche se determinerebbe un costo maggiore per gli armatori per l’acquisto di carburanti di maggior qualità.
Negli ultimi anni i maggiori costi associati al carburante di alta qualità e a basso contenuto di zolfo hanno reso i sistemi di depurazione dei gas di scarico, noti anche come scrubber, un'alternativa interessante e praticabile per le compagnie di navigazione per continuare a usare i carburanti più economici con maggior tenore di zolfo. Il regolamento 4 dell’allegato VI della MARPOL prevede infatti che le compagnie di navigazione possano utilizzare gli scrubber se il materiale di scarico dopo il trattamento contiene quantità di ossidi di zolfo equivalente o inferiore rispetto alle emissioni dei motori che utilizzano carburante a basso tenore di zolfo.
L’utilizzazione degli scrubber presenta però delle forti criticità. Uno studio di sintesi sulle conoscenze scientifiche disponibili dei loro impatti sull’ecosistema marino conclude infatti che anche se il loro impiego ha giovato all'ambiente riducendo significativamente il rilascio di sostanze inquinanti nell'atmosfera, c’è però il rischio che facciano aumentare l’inquinamento marino a causa del rilascio delle acque di risciacquo e dei fanghi di depurazione, di cui sono poco conosciute la composizione chimica e la tossicità. Secondo gli esperti, nonostante le linee guida MARPOL per i livelli di monitoraggio e conformità dell'acqua di lavaggio degli scrubber, esiste ancora il rischio di acidificazione, eutrofizzazione e accumulo d’idrocarburi, particolato e metalli pesanti nell'ambiente marino, specialmente nelle zone costiere che sono regioni ecologicamente più sensibili, con concentrazioni di fondo spesso già più elevate di contaminanti e minore diluizione rispetto al mare aperto. Inoltre, notano gli autori, alcune degli inquinanti ambientali persistenti rilasciati dalle acque e dai fanghi di sciacquo degli scrubber hanno la capacità di accumularsi attraverso la rete trofica e potenzialmente arrivare all’uomo tramite il cibo contaminato.
Il rapporto Gaps in current emission enforcement regulations and impacts to real-world emissions redatto nell’ambito del progetto europeo Shipping Contributions to Inland Pollution Push for the Enforcement of Regulations (SCIPPER) conferma la presenza di lacune nelle legislazioni esistenti sia a livello internazionale che europeo per quello che riguarda gli effetti collaterali sull’ecosistema marino derivanti dall’uso degli scrubber ed evidenzia in generale lacune legislative che riguardano la capacità da parte dei governi di monitorare e far rispettare la legislazione relativa alle emissioni del trasporto marittimo.
L’obiettivo finale del progetto SCIPPER è proprio quello di sviluppare le linee guida e raccomandazioni che saranno utili per i governi e gli organi di controllo per creare leggi e regolamenti più efficaci per affrontare le conseguenze ambientali del trasporto marittimo.