Se c’è un luogo dove l’attenzione e la curiosità dei progettisti rischia puntualmente il collasso per eccesso di stimoli, questa è la Design Week di Milano, in programma tra il 12 e il 17 aprile. Affermatasi come principale evento globale per il mondo del design e del progetto in generale, la manifestazione milanese presenta anche quest’anno un programma pressoché sconfinato di eventi, dove migliaia di oggetti (e di idee) vengono simultaneamente proposti in una competizione tra location sempre più distribuite all’interno della città. La ricerca continua di nuovi spazi modifica ogni anno la mappa di questa “metropoli temporanea del design”, ma alcuni punti fermi rimangono, come luoghi di ancoraggio (almeno per qualche ora) sicuri in un paesaggio fluido e mutevole. Tra gli attracchi più solidi c’è da anni Supertudio Più, ed è esattamente qui che Material ConneXion Italia propone un luogo dedicato ai materiali, le sostanze con cui le innumerevoli idee che circolano durante la Design Week vengono realizzate.
Pensato come punto d’incontro e di confronto per (e tra) progettisti, aziende produttrici di materiali e aziende che ne sono potenziali utilizzatrici, l’edizione 2016 di Materials Village si caratterizza anche come luogo dove riflettere sui trend e i fenomeni globali che agiscono sul nostro rapporto con le risorse materiali, focalizzandosi sull’innovazione sostenibile.
Le parole di Emilio Genovesi, Ceo di Material ConneXion Italia, a proposito di questa scelta sono estremamente chiare: “Il tema della sostenibilità ambientale è diventato così importante da essere quasi imprescindibile in qualsiasi evento in cui si parli di innovazione, in particolare nei materiali. L’innovazione non è più pensabile disgiunta dalla sostenibilità.”
Material Connexion, la banca dei materiali
Material ConneXion® è il più grande centro internazionale di ricerca e consulenza sui materiali innovativi e sostenibili. Fondata nel 1997 da George Beylerian a New York, con la prima library di materiali fisici, oggi è presente con diverse sedi anche in Europa e in Asia. Material ConneXion Italia è attiva dal 2002 nel campo della consulenza, promozione e formazione per ogni tipo di realtà produttiva e progettuale sviluppando una significativa esperienza nel supporto strategico di aziende, nei settori più diversi. Nella sede di Milano ospita una library fisica di oltre 4.000 materiali, di cui circa 2.500 permanentemente esposti.
Innovazione che oggi corrisponde anche a indirizzi di politica economica, come avviene per la bioeconomia e l’economia circolare, trend che promettono di incidere fortemente sul rapporto tra attività produttive e risorse e, quindi, anche sulla cultura progettuale. Nella percezione di chi è parte del maggior network internazionale per la ricerca e la consulenza sul tema, questi trend stanno già agendo in modo significativo?
“Diciamo che si tratta di un processo inesorabile, da cui non si torna indietro; e tuttavia è ancora un processo lento. I principi della bioeconomia e dell’economia circolare sono ancora dei desiderata più che delle realtà in grado di incidere significativamente sui processi produttivi. C’è senz’altro un forte sviluppo degli ‘acquisti verdi’, dove però si riscontra ancora una buona dose di incertezza rispetto ai criteri, basti pensare alla pletora di certificazioni ambientali legate all’edilizia, pur con una certa convergenza (a livello internazionale) verso il sistema Leed.
Dall’esperienza della nostra banca dati possiamo dire che sono sempre di più i semilavorati, per esempio tessuti, prodotti seguendo criteri di economia circolare, ma si tratta di singoli materiali, non di oggetti complessi, dove deve invece intervenire una progettazione che tenga conto del fine-vita del prodotto. In questo senso, in Italia, un esempio non nuovissimo ma ancora all’avanguardia è quello di Valcucine.”
Qual è, nella vostra visione, il maggior ostacolo alla diffusione di prodotti realizzati con materie prime seconde o con materie prime rinnovabili?
“Il problema principale è di ordine economico: le materie prime rinnovabili allo stato attuale si trovano schiacciate tra un delta-costo eccessivo e un mercato che non ne riconosce il valore. Anche perché nei periodi di crisi la sostenibilità ambientale è percepita come un lusso, non come una priorità, e così si perdono delle opportunità importanti.
Il petrolio a 30 dollari al barile, per esempio, è un problema per l’affermazione delle materie plastiche di origine vegetale, perché allontana gli investimenti e drena fondi importanti per la ricerca su nuove tecnologie che renderebbero i biopolimeri più competitivi. Insomma, è un circolo vizioso che andrebbe spezzato, magari attraverso un uso più deciso di politiche di incentivo pubblico.”
L’interesse, la spinta all’innovazione sostenibile, si manifesta oggi più dal lato della domanda (progettisti, aziende dei settori protagonisti della Design Week) o dal lato dell’offerta (produttori di materiali)?
“È difficile dare una risposta perché si tratta dei due lati della stessa medaglia. Nel settore dei materiali per interior e architettura notiamo proposte interessanti e sperimentazioni da parte di aziende medio-piccole, mentre le grandi aziende adottano policy ambientali più generali, dettate dalle normative e rivolte più ai processi produttivi e agli impianti che non al prodotto finito. Per quanto riguarda il progetto, senz’altro sono in aumento i concorsi di architettura che premiano l’utilizzo di materiali o sistemi costruttivi sostenibili.”
Se doveste indicare alcuni ambiti in cui l’innovazione sostenibile si sta affermando più velocemente e/o con maggiore diffusione quali segnalereste?
“Da un lato i settori in cui la vita del prodotto è più breve: il packaging, i contenitori per gli alimenti e i disposables in genere, perché il materiale ecosostenibile ha una ricaduta positiva sulle fasi di dismissione. Dall’altro, all’opposto, i settori dove il prodotto è di più lunga durata, ovvero architettura e costruzioni, perché si tratta di manufatti il cui impatto si proietta su un lasso temporale molto lungo e che quindi richiedono un approccio progettuale rivolto al futuro.”
Material ConneXion svolge, dal 1997 a livello internazionale e dal 2002 anche in Italia, un’attività di censimento e documentazione dell’innovazione nel campo dei materiali.
Quali sono i principali cambiamenti che avete potuto osservare in questo arco temporale? Cosa vi aspettate per il futuro?
“Quando Material ConneXion è nata, l’innovazione materiale veniva caratterizzata principalmente dalla performance, con un approccio molto americano. A partire dai primi anni Duemila in poi, abbiamo assistito a uno spostamento verso contenuti estetico-sensoriali della materia, il che ha anche influito sulla scelta di Milano, centro creativo di moda e design, come primo avamposto europeo di Material ConneXion. Oggi senz’altro la sostenibilità domina come valore imprescindibile.
Il futuro sarà sempre più rivolto a processi, trattamenti e funzionalizzazioni della materia più che a nuovi materiali tout court, grazie all’impulso dato dalle nanotecnologie.”
Materials Village – Milano 2016, tinyurl.com/zmey55c
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