Questo articolo è stato pubblicato su \"SwitchasiaMAG\", inverno 2016/17; tinyurl.com/jf722ll
Durante il 20° secolo il concetto di produzione a ciclo chiuso era molto popolare in Vietnam, specialmente nel settore agricolo. A quell’epoca, il modello di coltivazione Vườn (orto)–Ao (stagno)–Chuồng (gabbia) utilizzava gli scarti di un’attività come materiale per un’altra. Per esempio i rifiuti organici della coltivazione di verdure, quelle appassite o danneggiate, erano usati come mangimi per i pesci allevati nello stagno o per il pollame e il bestiame che viveva rinchiuso (gabbia).
Oggi, con tutti i profondi cambiamenti economici, sociali e culturali, il Vietnam si è sviluppato passando da un’economia agricola a basso reddito all’essere uno dei più attivi fornitori di servizi di lavorazione del mondo. Questo ha fatto salire considerevolmente il livello del reddito nazionale e lo standard di vita della popolazione. Tuttavia, la scomparsa di modelli di produzione rispettosi dell’ambiente (come il V-A-C) è uno degli aspetti negativi di questo tipo di sviluppo economico. In sostituzione di quei modelli, l’uso di sostanze chimiche (fertilizzanti e pesticidi) e l’impiego di macchine agricole automatizzate hanno non solo spezzato il ciclo naturale dei materiali, ma anche generato più rifiuti, anche tossici, che spesso vengono dispersi nell’ambiente.
I rifiuti prodotti dalle attività industriali e dall’urbanizzazione rappresentano uno dei più gravi problemi del Vietnam, uno dei 10 paesi al mondo con il più alto inquinamento atmosferico dal 2012. Il 6 ottobre del 2016, Hanoi – la capitale del paese – è stata classificata come seconda peggior città al mondo per inquinamento atmosferico urbano. Di conseguenza, il numero dei malati di cancro, di malattie respiratorie acute e croniche e di allergie nelle grandi città del Vietnam è in aumento. Il Central Lung Hospital (Ospedale centrale per le malattie polmonari, ndr) ha affermato che, secondo uno studio del 2013, il 95% dei pazienti soffrono di malattie polmonari ostruttive croniche perché vivono in ambienti inquinati. Un altro studio – sempre del 2013 – del ministero della Salute vietnamita ha registrato che, su 100.000 persone, 4.100 (cioè il 4,1%) soffrono di malattie polmonari; 3.800 contraggono infiammazioni della gola e delle tonsille; 3.100 soffrono di bronchite. E il risvolto più allarmante è che le persone in età lavorativa sono quelle più spesso invalidate dall’inquinamento atmosferico.
Questi dati scioccanti sono il risultato dell’estremo inquinamento del paese, che sta costringendo il Vietnam a trasformare la sua produzione utilizzando metodi più puliti, più sicuri e più sostenibili, per proteggere il proprio ambiente e la salute della popolazione. In questo contesto, l’economia circolare potrebbe rappresentare una buona soluzione. In un’economia circolare, i rifiuti provenienti dalle fabbriche diventano materiali preziosi per altri processi e – invece di essere buttati via – i prodotti in disuso potrebbero essere riparati, riutilizzati o aggiornati. Le strategie dell’economia circolare potrebbero anche portare a ingenti risparmi sui costi, facendo aumentare la competitività dell’industria e assicurando benefici netti in termini di occupazione. Un modello, dunque, che potrebbe rappresentare una soluzione fondamentale affinché il Vietnam continui a soddisfare le crescenti richieste di energia e risorse del mercato interno, facendo diminuire la pressione esercitata da rifiuti, inquinamento e cambiamenti climatici.
Nel giugno del 2016 il Centre for Creativity and Sustainability Study and Consultancy (Ccs; Centro per gli studi e le consulenze sulla creatività e sulla sostenibilità, ndr), uno spin-off del progetto SWITCH-Asia finanziato dall’Ue “Sustainable Product Innovation”, ha condotto una ricerca su 152 piccole e medie imprese vietnamite operanti in diversi settori: il 78,8% delle aziende interpellate ha affermato di non avere la minima idea di cosa significasse “economia circolare”. Solo il 13,3% delle aziende coinvolte aveva qualche conoscenza in merito, legata alla produzione e al consumo sostenibili e più puliti, alla progettazione cradle to cradle e all’efficienza nell’uso delle risorse. Tuttavia, in generale, l’applicazione pratica da parte delle piccole e medie imprese vietnamite di questi concetti è ancora molto limitata: secondo un altro studio condotto dalla Vietnam Environment Administration, nel 2014 solo lo 0,1% (circa 200 su 200.000) delle aziende del paese stava impiegando tecnologie per una produzione più pulita nelle proprie fabbriche.
L’economia circolare in Vietnam
Nonostante siano poche le aziende che conoscano il significato di circular economy, in Vietnam sono già presenti alcuni modelli di business circolare che dimostrano non solo di poter migliorare il valore economico e la competitività delle aziende, ma anche di arrecare benefici alla società e all’ambiente.
Secondo il rapporto Circular Advantage, del National Zero Waste Council Circular Economy Working Group (Gruppo di lavoro del Consiglio nazionale dell’economia circolare per l’eliminazione dei rifiuti, ndr), oggi esistono cinque tipi di modelli di business circolare (figura 1). E tra questi, diversi sono già stati impiegati in piccole e medie imprese vietnamite per accrescere il loro valore economico e la loro competitività.
A seguire, due casi studio di aziende che hanno applicato modelli di business dell’economia circolare in Vietnam.
Recupero di risorse: il caso della Green Street JSC
Fondata all’inizio del 2016, Green Street JSC (Green Street Trade and Service Joint Stock Company) è una pmi con sede ad Hanoi e con due principali attività:
- commercio: esportazione di prodotti sostenibili e innovativi fatti con bambù vietnamita verso Australia, Nuova Zelanda e Unione europea;
- servizi: consulenze su modelli di lavorazione per il recupero di risorse e fornitura di servizi di commercializzazione per le pmi che lavorano il bambù in Vietnam.
Il Vietnam possiede circa 1,4 milioni di ettari di terreno coltivato a bambù, che producono da 12 a 20 tonnellate di bambù all’anno per ettaro. I metodi tradizionali per il trattamento del bambù utilizzati in Vietnam richiedono molto tempo, sono costosi, hanno un impatto negativo sull’ambiente (producono CH4, CO2 e SOx a causa dell’impiego di zolfo, gasolio e candeggina per il processo di trattamento) e sono anche dannosi per la salute.
Avendo compreso quali problemi ambientali sono causati dall’attuale industria della lavorazione del bambù, nell’aprile del 2016 Green Street JSC ha offerto la propria consulenza a Viet Linh, azienda attiva nella lavorazione del bambù, situata nella provincia di Thanh Hoa, per l’impiego di un sistema di lavorazione del bambù a zero rifiuti. Il sistema, fornito dalla Green Street JSC alla Viet Linh, ha modificato le proprietà fisico-chimiche del bambù vietnamita migliorandone la qualità. Dopo il trattamento, i materiali derivati dal bambù hanno un aspetto migliore e vantano una qualità e una resistenza al deterioramento pari a quella dei legni duri, come il teak. In più, il sistema permette di recuperare quasi tutti i sottoprodotti del trattamento, come fibre, trucioli e altri elementi organici quali la lignina, che vengono poi utilizzati come fonte energetica finendo negli impianti per la produzione di gas dalle biomasse nel successivo ciclo di trattamento (figura 2). Questo contribuisce a ridurre la spesa dell’azienda per l’energia, elimina rifiuti destinati alle discariche e migliora la salubrità e la sicurezza sul posto di lavoro. Inoltre è stato consigliato anche l’uso di colle non dannose per l’ambiente, che rendono i prodotti di bambù più sicuri per le persone e si decompongono dopo l’uso.
Green Street Jsc fornisce anche consulenza ai fornitori di bambù grezzo su come applicare nelle loro piantagioni un modello di coltivazione a ciclo chiuso, secondo il quale i coltivatori ripiantano il bambù e proteggono la biodiversità del sottobosco (per esempio allevando bufali o capre e seminando Consolida maggiore), e – sfruttando i sottoprodotti del bambù – producono biofertilizzanti sfruttando i sottoprodotti della pianta.
Fornendo servizi aggiuntivi ai soggetti situati all’inizio della catena di valore dei prodotti del bambù, il settore servizi della Green Street Jsc assicura fonti di bambù locale sostenibile e di alta qualità, permettendo nel contempo alle imprese coinvolte nella catena di valore del bambù di incrementare i profitti tagliando i costi di produzione tra il 10 e il 20% e migliorando produttività e qualità del prodotto. Il settore commerciale della Green Street Jsc, poi, utilizza queste fonti per realizzare i suoi creativi pavimenti di bambù a design intelligente, mobili e decorazioni che esporta poi in Australia, Nuova Zelanda e Ue.
Entro il 2018 l’innovativo modello di business basato sul recupero delle risorse della Green Street JSC fornirà servizi a 470 tra aziende della lavorazione del bambù e proprietari di oltre 70.000 ettari di piantagioni di bambù, con un introito annuo di 450.000 euro, e che raddoppierà i guadagni ogni tre anni. Il reddito annuale previsto per le attività commerciali dal 2018 è di 3,1 milioni di euro.
Piattaforme di condivisione: il caso Dichung
La Dichung è un’impresa sociale che fornisce ai clienti una piattaforma web finalizzata a soddisfare le loro necessità di trasporto: mette in contatto le persone che hanno bisogno di un passaggio in auto con quelle che vogliono mettere a disposizione i posti liberi dei loro veicoli. L’obiettivo è creare in Vietnam una cultura del ride-sharing, nella quale l’azienda funge da intermediario, facendo incontrare gli utenti (passeggeri e guidatori) e facilitando il superamento delle barriere alla condivisione di veicoli. Dichung lavora anche con aziende di trasporti per fornire servizi di ride-sharing (taxi-sharing, gruppi di viaggio su pulmini) attraverso una piattaforma che è B2B (business to business) e B2C (business to customer), aiutandole a trovare ulteriori clienti – o merci – per riempire i posti vuoti sui loro veicoli.
Fondata nel 2010, Dichung ha già 20 clienti commerciali in Vietnam che utilizzano la piattaforma online (il 70% dei quali sono compagnie di taxi aeroportuali, mentre il restante 30% è composto da compagnie di trasporto merci su camion), fornendo una media di 500 passaggi condivisi da città ad aeroporti e viceversa al giorno, con un guadagno medio di 147.100 euro all’anno. Ci sono anche state 233.770 corrispondenze tra proprietari di veicoli e passeggeri. Dichung ha anche diffuso la sua applicazione per cellulari, acquisendo più di 200.000 utenti nelle città di Hanoi e Ho Chi Minh, con un guadagno annuo di 90.000 euro tra pubblicità e tasse di iscrizione.
Per sviluppare il database degli utenti, Dichung.vn ha avviato una campagna di marketing rivolta a studenti, funzionari, viaggiatori e turisti ed ha anche organizzato un team di volontari che offrono ride-sharing gratuitamente per le persone disabili. Infatti, a differenza di Grab e Uber che pagano i guidatori e li incentivano a usare le loro app, l’obiettivo di Dichung.vn e Dichungtaxi.com è riempire sedili di auto private e taxi che altrimenti rimarrebbero vuoti. Questo significa che Dichung aiuta i guidatori a risparmiare sulle spese per il carburante, riducendo contemporaneamente i costi dei trasporti per gli utenti dei passaggi e diminuendo gli ingorghi stradali. Dall’altra parte, Dichung pratica un modello di business innovativo a costi operativi molto bassi, dato che fornisce un servizio di condivisione senza possedere motocicli o automobili.
Conclusioni
I due casi studio riportati mostrano che – nonostante l’implementazione di un’economia circolare in Vietnam non sia ancora scontata – c’è comunque un grandissimo potenziale. Per trarre vantaggio dall’esempio dato da queste compagnie pionieristiche e sfruttare i vantaggi dell’economia circolare, le aziende vietnamite dovrebbero prendere in considerazione l’intera catena di valore per individuare le opportunità di rinnovamento dei loro modelli di business. Saranno necessari anche lo sviluppo di adeguate competenze, un aumento della produttività e – specialmente – una valorizzazione dei lavoratori e degli azionisti all’interno della catena di valore (a monte e a valle), affinché le aziende possano avere successo a più lungo termine, adottando un approccio basato sull’economia circolare. Infine, è essenziale un forte impegno – anche questo a lungo termine – così da assicurare lo sviluppo di idonei modelli di business e convincere gli investitori a finanziare nuove idee nel settore.
Progetto SWITCH-Asia “Sustainable Product Innovation in Vietnam, Combodia and Laos”, www.switch-asia.eu/projects/spin-vcl
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