Inoltre, il paese oggi deve affrontare nuove sfide che lo obbligano a ripensare il proprio modello economico. Il Cile è in cima alla classifica dei paesi latinoamericani che producono la maggior quantità di rifiuti pro capite, con 456 kg per persona l’anno; ed è al terzo posto nella classifica regionale per la produzione di rifiuti tecnologici (e-waste) con 10 kg pro capite annui. Ed è anche rimasto indietro in termini di riciclo, visto che ricicla solo il 10% dei 17 milioni di tonnellate di rifiuti solidi prodotti ogni anno.
E un altro tema scottante per il paese è rappresentato dai cambiamenti climatici: secondo il 2017 Global climate risk index (Cri), il Cile è tra le dieci nazioni al mondo più colpite da questo fenomeno.
Politiche nazionali e governo
Fortunatamente il Cile ha agito in modo da trasformare queste minacce in opportunità puntando a ridurre le emissioni di gas serra del 30% e impegnandosi anche al recupero e alla riforestazione di 200.000 ettari di terreni boschivi entro il 2030. Questo ha portato il paese all’avanguardia nello sviluppo delle energie rinnovabili, dato che ora possiede il 55,8% del totale degli impianti per l’energia solare installati in America Latina e nei Caraibi.
Il Cile è anche uno dei primi paesi latinoamericani ad adottare una politica di responsabilità estesa del produttore (Extended producer responsibility, Epr) finalizzata a gestire e ridurre la produzione di rifiuti concentrandosi su sei tipologie chiave di prodotti: oli lubrificanti, dispositivi elettrici ed elettronici, batterie, imballaggi e pneumatici. Si prevede che negli anni a venire altri prodotti verranno aggiunti a questa lista.
Così come ha anche preso una posizione risoluta riguardo alla plastica. L’iniziativa #ChaoBolsasPlásticas (addio borse di plastica, ndr) ha creato nei cittadini un forte interesse e una grande consapevolezza riguardo alle borse monouso, cosa che alla fine ha portato il governo cileno ad approvare una legge che lo rende il primo paese nella regione ad aver proibito totalmente ai rivenditori al dettaglio l’uso di sacchetti di plastica. Questa misura è stata approvata all’unanimità dal Congresso nell’estate del 2018 e concede sei mesi ai grandi rivenditori e due mesi ai piccoli e medi rivenditori per adeguarsi.
Il passo più importante verso un’economia circolare è stato computo quest’anno quando l’Agenzia cilena per lo Sviluppo economico (Corfo), col supporto del ministero cileno dell’Ambiente, ha creato il primo strumento pubblico per l’economia circolare in America Latina per promuovere imprenditori e aziende che adottano modelli di business circolare, stanziando fino a 100.000 dollari americani per il finanziamento dei progetti.
Inoltre, il governo cileno sta preparando la bozza di una nuova Legge sui cambiamenti climatici che contribuisce a combattere gli effetti degli stessi sul paese. Si prevede che il progetto di legge verrà presentato al Congresso nel 2019 e che contribuirà a dare spinta alla transizione verso un’economia circolare.
L’economia circolare e la quarta Rivoluzione industriale
Esattamente come la maggior parte dell’America Latina, il Cile ha mancato le tre precedenti Rivoluzioni industriali, diventando un paese con grosse carenze in termini di sviluppo industriale, innovazione e tecnologia. L’attuale economia lineare, basata sul modello “estrai-trasforma-butta via”, ha reso ancora più difficile per il paese diventare un soggetto importante nell’economia globale, essendo principalmente relegato all’estrazione delle sue preziose e limitate risorse naturali, come il rame e il litio.
Però diversi esperti e organizzazioni concordano sull’idea che l’economia circolare diventerà il modello economico della quarta Rivoluzione industriale. Quindi, adottando una Strategia nazionale per l’economia circolare, il Cile sta creando un’enorme opportunità per partecipare proattivamente alla nuova Rivoluzione industriale.
L’agenzia Corfo ha assunto un ruolo importante creando politiche che promuovono lo sviluppo di un industria 4.0 in Cile. La combinazione dell’economia circolare e dell’industria 4.0 creerà una nuova classe di imprenditori e innovatori che incorporeranno tecnologie come l’internet delle cose, big data, lavorazione avanzata, stampa 3D, intelligenza artificiale e blockchain. A sua volta questo consentirà la nascita di nuove aziende, e imprese locali di prim’ordine con modelli di business dirompenti, che non solo contrasteranno i cambiamenti climatici e creeranno migliaia di posti di lavoro di alta qualità, ma permetteranno anche finalmente il disaccoppiamento della crescita economica del Cile dallo sfruttamento delle sue risorse naturali dopo più di 200 anni di estrattivismo.
Verso un Cile circolare
Come abbiamo visto, l’economia circolare si sta fortemente sviluppando in Cile, e sta diventando un modello economico mainstream per aziende, governo e società.
Nelle parole del Presidente del Cile Sebastián Piñera: “Pensavamo che le risorse naturali fossero infinite. Adesso quell’epoca è terminata. Ora dobbiamo imparare a riutilizzare e a rimettere in circolo le risorse naturali. Per questo motivo stiamo facendo sì che in Cile – un paese che sa come usare le risorse naturali con grande intelligenza e cautela, – si smetta di disfarci e buttare via le cose, ma si inizi a riutilizzarle. Questa è l’essenza dell’economia circolare che vogliamo promuovere in Cile”.
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