Non è semplice descrivere quanto sia importante il suolo per la vita. Il suolo, anzi, i suoli perché ne esistono di svariate tipologie, rappresentano dei sistemi molto complessi. La loro importanza e il loro valore possono essere compresi solo se non ci si limita a definire il suolo un’entità fisica, un sistema inerte. Proviamo a considerarlo non solo sotto l’aspetto puramente fisico e spaziale e a immaginarlo non come il substrato su cui coltiviamo piante, costruiamo case o che banalmente calpestiamo ogni giorno. Il suo significato è più comprensibile e ampio se si pensa che esso rappresenta il confine iniziale e finale delle attività dell’uomo, l’alfa e l’omega della sua vita e se si considera che i suoli sono mutevoli nelle loro composizioni, forme e dimensioni. Alla dimensione spaziale si affiancano, proprio in riferimento allo sguardo che l’uomo ha sul suolo, altre dimensioni: produttiva, chimica, ambientale, estetica e via discorrendo.
Sostanza organica e fertilità
Ma c’è una componente che rende affascinante il ruolo che il suolo ha nelle varie dimensioni: la sostanza organica. Benché contenuta in basse quantità (si stima una concentrazione media tra 1 e 3% nei suoli italiani) la sostanza organica ne garantisce la fertilità rendendolo, per esempio, ospitale alla vita delle piante, quindi coltivabile per la produzione di alimenti per la zootecnica e per il consumo umano.
La fertilità del suolo è “la mirabile attitudine a produrre”(cit. Cosimo Ridolfi) e la sostanza organica influisce direttamente sulla fertilità, sulle proprietà chimico-fisiche e sulla qualità di un suolo.
Gli effetti che la sostanza organica ha sul suolo sono molteplici, possono essere diretti e/o indiretti coinvolgendo tutti e tre gli stati che compongono il suolo (solido, liquido e gassoso) e comprende effetti chimici, fisici e biologici.
Quindi la sostanza organica sostiene la crescita delle piante rendendo disponibili elementi nutritivi. Questo processo è facilitato:
- dalla conservazione di nutrienti nella sostanza organica;
- dalla disponibilità e dalla cessione “a lento effetto” dei nutrienti alle piante;
- dai processi fisici e chimici che controllano l'assorbimento dei nutrienti, la disponibilità, lo spostamento e le eventuali perdite in atmosfera e in falda.
Microrganismi e biodiversità
Nel complesso, la fertilità dei suoli dipende dalle interazioni tra la matrice minerale del suolo, piante e microbi e sostanza organica. La sostanza organica è il substrato principale su cui vivono e si moltiplicano i microrganismi: questi ultimi governano i cicli biogeochimici degli elementi (per esempio azoto, fosforo, zolfo). Sono responsabili sia della costruzione che della decomposizione di sostanza organica e quindi per la conservazione e la disponibilità di nutrienti nei suoli. Oltre al numero di microrganismi è di estrema importanza la variabilità microbica, la biodiversità. La biodiversità del suolo riflette il mix di organismi (micro e macro) viventi in esso presenti. Questi organismi interagiscono l'uno con l'altro, con il suolo e con le radici di piante, formando una fitta rete di interazioni biologiche.
La sostanza organica come indicatore ambientale
Un alto contenuto di sostanza organica nei suoli fornisce sostanze nutritive alle piante e migliora la disponibilità di acqua. Inoltre, migliora la stabilità strutturale del suolo promuovendo la formazione di aggregati che, insieme alla porosità, assicurano una sufficiente aerazione e permeabilità all'acqua per sostenere la crescita delle piante. Con una quantità ottimale di sostanza organica, la capacità di filtrazione dell'acqua dei suoli favorisce l'approvvigionamento di acqua pulita.
Un uso sostenibile del suolo significa utilizzarlo in un modo e a un ritmo in grado di preservare a lungo termine la sua moltitudine di funzioni e proteggere e/o migliorare la sua qualità, mantenendo così il suo potenziale per soddisfare le probabili esigenze e aspirazioni del presente e delle generazioni future.
Il contenuto di sostanza organica nel suolo è anche un potenziale indicatore ambientale, in quanto si correla con numerosi aspetti della produttività della pianta coltivata e della sostenibilità degli agroecosistemi e della conservazione dell’ambiente. Attraverso l'accelerazione della mineralizzazione della sostanza organica, i suoli possono essere una fonte sostanziale di emissioni di gas serra nell'atmosfera. Sebbene l'impatto complessivo dei cambiamenti climatici sugli stock di carbonio organico sia molto variabile a seconda della zona e del tipo di suolo, l'aumento delle temperature e l'aumento della frequenza di eventi estremi possono portare a un aumento delle perdite di Soc (soil organic carbon). Su scala globale, il pool di carbonio organico (che rappresenta la componente più rilevante della sostanza organica e anche una misura di essa) immagazzinato nel primo metro di terreno ammonta a circa 1.500 PgC (petagrammi di carbonio), che è quasi il doppio del carbonio contenuto nell'atmosfera (circa 800 PgC) e il triplo del C contenuto nella vegetazione terrestre (500 PgC).Questo eccezionale serbatoio di Soc non è statico, ma evolve costantemente tra i diversi pool globali di carbonio in varie forme.
Il suolo come serbatoio di carbonio
Le attività antropiche degli ultimi decenni hanno turbato il sistema biogeochimico alterando il bilancio tra carbonio fissato e il carbonio emesso. In particolare, il cambio di destinazione d’uso del suolo, alcune pratiche agronomiche e l’ulteriore deforestazione sono le principali cause dell’alterazione di questo equilibrio.
La conversione di suolo forestale – noto per essere un’importante riserva di carbonio fissato – a suolo agricolo, aggrava il bilancio complessivo del carbonio stoccato nei suoli. Il depauperamento della sostanza organica del suolo non ha solo conseguenze sulla fertilità integrale dei suoli, che diminuisce, ma anche sulle emissioni di CO2 e i bilanci totali di Soc nei suoli. In alcune zone d’Italia dagli anni ’80 a oggi si è assistito a un dimezzamento del contento in C organico dei suoli.
Anche alcune pratiche agronomiche, operando il rimescolamento, l’arieggiamento e la disgregazione degli aggregati del suolo, favoriscono la mineralizzazione della sostanza organica che, se non adeguatamente ricostituita, porta conseguentemente alla perdita di fertilità organica. Nonostante l’incredibile capacità del suolo nel conservare carbonio organico, un’intensa attività agricola non conservativa da parte dell’uomo è causa di una rapida mineralizzazione della sostanza organica e della sua trasformazione in CO2. L’agricoltura gioca, dunque, un ruolo chiave nel regolare i naturali bilanci di carbonio e al comparto agricolo dobbiamo riconoscere un ruolo attivo sul bilancio del C e un incredibile potenziale di accumulatore di carbonio, il cosiddetto carbon sink. Quindi, l’utilizzo del parametro carbonio organico è un ottimo indicatore per misurare la salute di un suolo agroforestale, per il contributo alla produzione alimentare ma anche per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Considerando il suolo come serbatoio di carbonio, in grado cioè di stoccare carbonio (e quindi indirettamente anidride carbonica atmosferica), una delle azioni più auspicate sarebbe quella di individuare strumenti (dagli incentivi economici alle pratiche di defiscalizzazione), che possano consentire di aumentare il carbonio nei suoli agricoli (o, almeno, di attenuarne le perdite). Il “buon governo” della dotazione di sostanza organica dei suoli italiani può essere garantito sia da operazioni conservative legate alla gestione della fertilità (lavorazioni, rotazioni, pratiche colturali conservative ecc.) sia da apporti di sostanza organica di origine naturale (letami, liquami, ammendanti compostati ecc.) generando, promuovendo e applicando la produzione e l’impiego di fertilizzanti rinnovabili.
Dunque, il mantenimento, la conservazione o l’arricchimento del contenuto in Soc nei suoli, deve essere visto con il duplice obiettivo di garantire una elevata fertilità organica in grado di soddisfare una altrettanto elevata produttività agricola e forestale e di mitigare i cambiamenti climatici.
*Massimo Centemero è agronomo e direttore generale del Cic – Consorzio italiano compostatori