Il vetro ha natali antichissimi. Sembra che i primi a lavorarlo siano stati gli abitanti della Mesopotamia anche se i frammenti più vecchi che sono arrivati fino a noi sono dei vetri colorati dell’antico Egitto risalenti al 1500 a.C.

Anche se è improbabile che un bicchiere possa davvero percorrere un viaggio così lungo, rimanendo intatto per tanto tempo, il materiale di cui è fatto potrebbe passare, di ciclo in riciclo, attraverso i secoli e tornare a essere un bicchiere, una bottiglia, o un barattolo esattamente come il primo giorno in cui fu prodotto.

Se cercassimo il perfetto elemento che rappresenti il concetto di economia circolare, non ne troveremmo uno migliore del vetro.

 

 

Basti citare i dati più recenti per avere immediata percezione di quanto sia riciclabile. Nel 2012 il tasso di riciclo in Italia ha raggiunto il 71%, superiore anche alla media europea che è stata del 70%. Tant’è che in Europa il nostro paese si posiziona al terzo posto dopo Germania e Francia. Raccogliamo, ogni anno, 1.673.000 tonnellate di vetro da avviare al riciclo e superiamo la media europea anche per quel che riguarda il rottame utilizzato in bottiglie e vasetti, con una media del 59% rispetto al 52% di quella europea. 

Numeri che sono stati messi in evidenza da un recentissimo studio – “Contributo dell’industria dei contenitori in vetro in Italia in termini sociali, economici ed ambientali” – realizzato da Ernst& Young sui maggiori mercati europei per conto di Feve, la Federazione europea dei produttori dei contenitori in vetro, e presentato da Assovetro, l’Associazione nazionale degli industriali del vetro aderente a Confindustria. 

Complessivamente le aziende che in Italia producono contenitori in vetro sono 12, con 27 stabilimenti produttivi distribuiti lungo tutta la penisola sebbene sia il Nord a registrare la maggiore concentrazione: la regione con più unità produttive è la Lombardia che ne conta cinque. Nel 2012 la produzione dei contenitori in vetro è ammontata a 3.400.000 tonnellate, vale a dire una produzione giornaliera di 9.600 tonnellate di bottiglie e vasi. Il consumo complessivo è stato di 3.562.000 tonnellate e l’immesso al consumo sul territorio nazionale è stato di 2.212.000 tonnellate: questi due dati evidenziano l’importanza delle esportazioni indirette del settore.

In termini economici come si traduce tutto ciò? “La filiera dei contenitori in vetro nel suo complesso” risponde lo studio “contribuisce con 1,4 miliardi di euro al prodotto interno lordo italiano. L’industria, da parte sua, crea più di 700 milioni di euro di valore aggiunto, cui si deve sommare quasi la stessa cifra (705 milioni) derivante dall’intera filiera (supply chain). Per quanto riguarda le esportazioni, i contenitori in vetro seguono il flusso e i volumi dei prodotti che contengono, soprattutto cibi e bevande. Nel 2012 la bilancia commerciale dei prodotti imballati in vetro è stata positiva, raggiungendo la cifra di oltre 5 miliardi di euro. Sul fronte degli investimenti, l’industria ha impiegato negli ultimi 10 anni una media di 89 milioni di euro l’anno, il 70% di questi investimenti è servito a migliorare gli impianti in un’ottica green, soprattutto per installare dispositivi in grado di ridurre in maniera sensibile le emissioni e per favorire l’efficienza energetica”.

“Questa ricerca” spiega Franco Grisan, presidente della sezione contenitori in vetro di Assovetro, “dimostra il peso dell’industria italiana dei contenitori in vetro non solo all’interno dell’economia nazionale, ma anche nella ricerca di sempre migliori e più efficienti standard ambientali. È importante che gli stabilimenti di produzione siano presenti su tutto il territorio italiano, creando così valore da nord a sud in termini di occupazione, in termini di maggiore prossimità all’industria alimentare di riferimento e in termini di riciclo del vetro dei contenitori usati”.

C’è da aggiungere che in termini di sostenibilità l’industria del vetro è praticamente anche a chilometri zero, o quasi: grazie a una distribuzione omogenea sul territorio degli stabilimenti produttivi, spiega lo studio presentato da Feve e Assovetro, unita a una produzione destinata quasi totalmente (88%) al mercato nazionale e alla vicinanza degli stabilimenti ai loro clienti (il 47% è nel raggio di 300 chilometri). Persino per le materie prime la strada da percorrere è breve, visto che per l’81% sono prodotte localmente.

L’industria del vetro offre anche un contributo importante ai green jobs: l’intera filiera del vetro, infatti, dà da lavorare a 20.200 persone. E la fotografia del settore, allargata all’orizzonte europeo, rappresenta ancora meglio le opportunità offerte dall’economia circolare del vetro. Parliamo 160 impianti in 23 paesi che danno lavoro a 124.300 persone, di cui 46.000 in forma diretta. Per un totale di 40 miliardi di bottiglie e barattoli prodotti, vale a dire 20 Mt, il 70% delle quali da materiali di riciclo. In termini finanziari parliamo di un comparto che, nell’Unione europea a 27, investe ogni anno fra i 500 e i 600 milioni di euro, di cui solo un 10% è per costi di operatività e manutenzione.

Gli investimenti effettuati nel corso del periodo 2003-2012, inoltre, sono stati rivolti principalmente a interventi di riqualificazione, come la sostituzione nei forni dei combustibili tradizionali con il gas. Oppure spesi per sistemi di filtraggio dell’aria, il che ha significato una maggiore efficienza energetica e minori emissioni di CO2.

Il settore dei contenitori in vetro ha prodotto un contributo indiretto molto importante nell’economia generale dell’Unione, basti pensare che nel 2012 i prodotti che usano imballaggi in vetro hanno registrato un saldo commerciale positivo di oltre 21 miliardi di euro.

 

Ma ormai non si tratta solo di un fattore economico. Vuoi perché il vetro sintetizza in maniera concreta il concetto di “trasparenza”, vuoi perché ormai l’informazione circola fra tutti i cittadini, il vetro piace. In un recente sondaggio, condotto in 11 paesi europei fra i quali il nostro dall’agenzia InSites Consulting per conto di Feve, secondo i genitori italiani la sicurezza viene prima di tutto e il vetro la garantisce meglio di qualunque altro contenitore.

Nell’indagine, infatti, “il 79% afferma di preferire i cibi per bambini conservati in vetro e di evitare, per il 62%, l’acquisto di alimenti per bambini in plastica o in altri materiali diversi dal vetro”.

“Il vetro” spiega lo studio “è percepito dagli europei come il materiale da imballaggio a ‘prova di migrazioni pericolose’; otto consumatori su dieci – oltre 9 per l’Italia – ritengono che le interazioni di sostanze chimiche costituiscano un pericolo per la salute. Secondo il sondaggio gli italiani preferiscono il vetro a tutti gli altri materiali, sia per contenere gli alimenti (consenso del 53% degli intervistati), sia per contenere bevande (76%)”.

 

Info

www.assovetro.it