“Ciò che non si compra o non si usa, non sarà prodotto, non sarà sprecato. Meno è meglio. Questo è ciò che vogliamo ispirare.”
ARTPORT_making waves è un collettivo curatoriale che grazie all’arte provoca e stimola l’agire sostenibile. Una piattaforma internazionale che unisce realtà lontane con un approccio interdisciplinare il cui scopo è diffondere consapevolezza e riflettere con mezzi creativi su soluzioni quotidiane e globali per la tutela dell’ambiente. Ce ne parla una delle fondatrici, Anne-Marie Melster.
Com’è nata l’idea di ARTPORT_making waves?
“Io e Corinne Erni ci siamo conosciute a New York nel 2004 e un anno dopo abbiamo deciso di creare assieme un collettivo curatoriale incentrato su arte e cambiamenti climatici. Se all’inizio l’idea di ARTPORT_making waves ha suscitato una certa ilarità, oggi i temi trattati sono alla base di un movimento che siamo fiere di aver stimolato. Il nostro scopo era introdurre un approccio ambientale nel mondo dell’arte contemporanea, combinando progetti in grado di sensibilizzare il pubblico verso un agire più sostenibile. Con la nostra iniziativa volevamo contribuire a un cambiamento sociale: la formula del collettivo curatoriale permetteva di coinvolgere curatori associati da altri paesi.”
ARTPORT_COOL STORIES IV: Katja Loher: yellow present, green present, purple future, 2014
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Perché parlare di cambiamenti climatici attraverso l’arte? Qual è il rapporto tra sensibilizzazione e linguaggio artistico?
“L’arte ha sempre avuto il potere di comunicare contenuti sociali importanti. Per esempio per i giovani il nesso tra cambiamenti climatici e cibo è lampante quando vedono un video artistico sugli incendi di foreste per fare spazio ai pascoli di bestiame o alle monocolture per alimentare le popolazioni. Il modo più efficace per coinvolgere le persone a cambiare le proprie abitudini è di lavorare direttamente con il pubblico. Le persone si sentono più vicine all’arte che ai quotidiani o alla verità scientifica nuda e cruda. L’arte contemporanea ha il potere di mostrare i fatti, rivelare la conoscenza scientifica e le esperienze locali, ma – attraverso le immagini – è anche in grado di provocare reazioni. La realtà acquista maggior interesse e diventa più comprensibile se spiegata attraverso video artistici che agiscono sui sensi e aprono la mente dello spettatore. Inoltre può essere un elemento unificante che riunisce intorno allo stesso tavolo professionisti di diverse discipline per discutere delle possibili soluzioni. ARTPORT_making waves lavora su più fronti [produzione artistica, creazione di eventi e fruizione per il pubblico, ndc] anche attraverso il servizio di consulenza che forniamo per coinvolgere imprese e istituzioni interessate a trovare il modo di realizzare mostre e pubblicazioni più sostenibili.”
ARTPORT_making waves: Barthélémy Toguo: Bandjoun Station workshop presso Grand Palais/COP21, Parigi. Foto di Maxime Riché, 2015 |
Mi interessa in particolare il vostro sguardo internazionale: quali sono i paesi più sensibili e ricettivi alle questioni ecologiche in ambito artistico?
“Il Messico e l’India sono paesi estremamente sensibili, dove le persone non hanno un tenore di vita occidentale e tutti i giorni devono fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici. Studenti, alunni, artisti, curatori, cineasti: in questi paesi sono tanti a essere coinvolti...
Abbiamo no profits in Germania, Francia, Spagna e Svizzera. Negli Stati Uniti collaboriamo con la New York Foundation for the Arts. Lavoriamo a livello internazionale: scegliamo il paese dove vogliamo avviare un nuovo progetto o attraverso i nostri collaboratori o grazie a eventi interessanti come conferenze, dove possiamo rivolgerci a un pubblico specifico. Quando arriviamo in una nuova area geografica non proponiamo progetti preconfezionati. Preferiamo lavorare con partner locali, lasciandoli liberi di scegliere le tematiche più importanti da affrontare. In questo modo abbiamo lavorato con centinaia di bambini a Cancun, in Quintana Roo, nell’ambito della COP15, e poi a Miami, sul problema dell’innalzamento del livello dei mari, con i contributi e le soluzioni individuate dai bambini attraverso la creazione di opere d’arte realizzate con materiali locali. I bambini hanno proposto idee su come loro e i loro genitori avrebbero potuto cambiare il proprio comportamento e diventare più rispettosi nei confronti della natura.”
ARTPORT_(Re-) Cycles of Paradise, COP15, Copenaghen panoramica dell’installazione Hall 55_3, 2009
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Qual è il ruolo della Sustainable Art nel panorama dell’arte contemporanea?
“Molti artisti si stanno concentrando sull’arte impegnata socialmente e sui cambiamenti climatici. Espongono in musei importanti, sono presenti in gallerie influenti e le loro opere vengono acquistate da grandi collezionisti a livello mondiale. Con questo movimento, l’arte si trasforma da mero bene di lusso in importante veicolo per la società. L’arte contemporanea ha sempre rappresentato temi in voga. Siamo contenti che qualcosa di cui ci occupiamo da oltre dieci anni – prendersi cura del pianeta – sia diventato una vera corrente in campo artistico. Ha avuto inizio qualche anno fa, ma è stato in particolare grazie alla COP21, la Conferenza delle Nazioni Unite di Parigi sui cambiamenti climatici, che ha acquisito grande slancio. Spero che questo movimento continui, che le persone non saltino a bordo del treno della moda di tendenza dei ‘cambiamenti climatici’, ma che tutti assumano seriamente le proprie responsabilità anche quando i prezzi di mercato diminuiranno e altri temi diventeranno più allettanti.”
ARTPORT_COOL STORIES IV: Magdalena Correa: PARALLELS 11 e Magdalena Correa_PARALLELS 7, 2014
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Nel 2016 ARTPORT_making waves ha presentato COOL STORIES for When the Planet get Hot IV al Socrates Sculpture Park di New York. Mi parli di questa collaborazione e della singolare scelta espositiva di accogliere il pubblico all’interno di container…
“Socrates Sculpture Park è un’istituzione newyorkese che condivide i nostri stessi obiettivi: rendere l’arte accessibile a un pubblico più ampio e usare spazi pubblici per coinvolgere i visitatori in una discussione su temi socialmente impegnati. Li conosciamo da alcuni anni e abbiamo proposto una proiezione pubblica nel loro parco di una selezione di COOL STORIES I-IV (una raccolta di cortometraggi di artisti internazionali incentrata sul tema dei cambiamenti climatici a cura di ARTPORT_making waves e Socrates). Il miglior modo per proiettare video all’aperto è usare un enorme schermo Led, o uno gonfiabile (entrambi producono emissioni di CO2), oppure farlo in un container. Abbiamo scelto di utilizzare container di recupero che offrono riparo dal sole e dalla pioggia, possono essere posizionati ovunque, creano un’atmosfera intima e permettono allo spettatore di immergersi completamente nei video. Una combinazione perfetta.”
ARTPORT_(Re-) Cycles of Paradise: vista della sala con le opere di Romero, Anita Glesta, Ander Azpiri, 2010-2011. Foto di CCEMX
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(Re-) Cycles of Paradise è una vostra mostra sul rapporto tra arte, cambiamento climatico e gender; l’opera di Nnenna Okore Mother.Nature incarna con sensibilità la questione: può parlarmene?
“Mother.Nature di Nnenna Okore, appositamente creata per questa mostra, è un’installazione di cinquanta contenitori realizzati in carta e cera le cui forme richiamano pance in gravidanza. L’opera mostra come le qualità materne di una donna possano estendersi al ripristino e alla conservazione delle risorse naturali. L’installazione non solo rappresenta il contributo e l’attitudine africana all’interno della mostra e una risposta concreta e materica alle opere tecnologiche esposte, ma costituisce anche un approccio poetico agli aspetti del riciclo, della penuria idrica e dell’uso dei materiali naturali e di scarto nei paesi africani per far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici. L’opera rispecchia la nozione di ‘adattamento’ nel discorso sui cambiamenti climatici.”
ARTPORT_(Re-) Cycles of Paradise: Nnenna Okore: Mother.Nature. CCEMX, Città del Messico/COP16. 2010-2011. Foto di CCEMX
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A Materia Rinnovabile siamo molto interessati alla questione del riciclo: può farmi il nome di uno dei vostri artisti legato a questo tema?
“In questo contesto, il riciclo e il riuso sono paradigmi importanti. Potrei citarle diversi artisti: Nnenna Okore, Betsabeé Romero, Perla Krauze, George Steinmann (lavora con minerali presenti nelle acque alpine e li trasforma in quadri), Charley Case, Meschac Gaba, Ander Azpiri e alcuni artisti indiani. Lavorano molto con materiali di recupero trasformandoli in opere d’arte, installazioni, sculture. Ma adottano anche approcci scientifici, per esempio portando avanti ricerche, con conferenze e tavole rotonde.”
ARTPORT_COOL STORIES IV: Ivan Puig: Tierra y Libertad 3, 2014
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Quali sono i prossimi progetti di ARTPORT_making waves?
“Stiamo preparando un corposo progetto sul cibo e la produzione alimentare in India che verrà presentato anche in Germania. Stiamo anche mettendo a punto la nuova edizione del concorso di Video Art COOL STORIES V AFRICA! dedicato agli artisti africani e un progetto interdisciplinare per Valencia (Spagna) che nel 2017 sarà la Capitale mondiale del cibo. E ce ne sono molti altri non ancora ufficiali.”
ARTPORT_COOL STORIES IV: Lia Chaia: Eating Landscapes 1, 2014
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ARTPORT_making waves, artport-project.org