Per le imprese della moda, non importa che siano grandi o piccole, il passaggio all’economia circolare è ormai irrinunciabile. E la pandemia da Covid ha impresso un’accelerazione a questa tendenza.
Abbiamo letto in tutte le salse che il fashion e il tessile sono una delle filiere più inquinanti. Arriva però, in piena pandemia, una buona notizia legata proprio a quello che è stato chiamato effetto-Covid. Un’analisi condotta su un campione di eccellenze del settore da SDA Bocconi School of Management ed Enel X ha portato a concludere che “il Covid-19 può essere considerato un acceleratore del cambiamento verso la sostenibilità e la circolarità nella moda”.
L’indagine del Monitor for Circular Fashion
Partiamo dall’inizio. Il Monitor for Circular Fashion della SDA Bocconi School of Management Sustainability Lab, sostenuto da Enel X, è una “comunità scientifica e tecnologica” composta a oggi da 14 aziende leader nel settore della moda italiana e nella filiera tessile, tra cui, per esempio Vibram, Vivienne Westwood, OVS, Radici Group. Il Monitor for Circular Fashion 2021, “alla seconda edizione, va pensato come un progetto di lungo periodo che viene replicato ogni anno e al quale partecipano sempre nuove aziende – ci spiega Nicola Tagliafierro, responsabile sostenibilità di Enel X – con l’obiettivo di guidare le imprese del settore tessile e del fashion verso modelli di tipo circolare. Un cambiamento che non si improvvisa e che ha bisogno di una guida: il Monitor vuole essere questo”.
Il citato effetto-Covid è emerso da un paio di quesiti rivolti dai ricercatori Bocconi alle imprese del Monitor. Alla domanda “in che modo il Covid-19 ha influito sulla strategia di sostenibilità della tua azienda?”, la maggior parte degli intervistati (un campione ridotto ma qualificato) ha risposto che “sono stati raggiunti nuovi obiettivi di sostenibilità” e “sono aumentati gli investimenti in sostenibilità”. Nessuna azienda ha risposto che gli “investimenti nella sostenibilità sono diminuiti”.
Certo, il report conferma che l’approccio lineare, dalla culla alla tomba, è ancora quello dominante. Che solo il 20% dei rifiuti tessili globali, peraltro aumentati proprio con la pandemia, è stato riutilizzato o riciclato.
A livello metodologico viene poi ammessa “la scarsa rappresentatività statistica del campione”, ma “i risultati dell’indagine – spiegano i ricercatori – integrati con i punti salienti delle interviste qualitative possono essere rilevanti per tutti gli attori del settore moda”. Potremmo dire che questa foto di gruppo di un’avanguardia del settore può sicuramente dare indicazioni per l’intera filiera. Ma le imprese più piccole avranno gli strumenti per seguire la fuga, ciclisticamente parlando, delle imprese del Monitor? “È netta la volontà – rassicura Tagliafierro – di includere e coinvolgere anche aziende più piccole, grazie a collaborazioni con network che sono più vicini a queste imprese.”
Il Circular Economy Report di EnelX
Il report mette a frutto anche l’expertise di Enel X nell’economia circolare. Il “Circular Economy Report” è un servizio offerto dalla società del gruppo Enel, basato su una metodologia validata da RINA e CESI e accreditata Accredia, che grazie a 60 indicatori di performance (Key Performance Indicators-KPI) permette alle aziende di misurare il proprio livello di circolarità, e rafforzarlo grazie a una road map. Mutuando questo approccio, sono stati identificati 30 KPI su misura per l’industria tessile “che le aziende – spiega il report – potrebbero adottare per valutare i propri progressi”. Tra gli indicatori di sostenibilità e circolarità identificati troviamo per esempio la percentuale di collaborazioni funzionali all’ecodesign, la percentuale di prodotti forniti con servizi di riparazione, la quota di rifiuti preconsumo impiegati, quella di acqua riciclata, quella di sottoprodotti recuperati oppure l’incidenza di prodotti interamente realizzati con materie prime biodegradabili o compostabili.
Indicatori inclusi nel Circular Fashion Manifesto presentato allo United Nations Economic Commission for Europe (Unece), che ha poi invitato gli attori dell’industria dell’abbigliamento e delle calzature a seguirne il modello per misurare e migliore la sostenibilità, in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Immagine: Gil Ribeiro (Unsplash)
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