La storia del Portogallo è fortemente connessa alla presenza dell’oceano Atlantico. Meraviglioso popolo di navigatori, i lusitani guardano anche oggi a quell’oceano per basare su di esso lo sviluppo della loro bioeconomia. Insieme alle foreste e all’agricoltura, l’acqua è uno degli elementi essenziali su cui punta Lisbona per realizzare la crescita di un’economia basata sulle risorse biologiche, in linea con quelle che sono le linee guida europee. In questo quadro, se è vero che manca una strategia nazionale sulla bioeconomia dedicata, nel 2014 è stata invece pubblicata una National Ocean Strategy 2013-2020 che mira alla valorizzazione economica, sociale e ambientale dello spazio marittimo lusitano per generare entro il 2020 il 50% del prodotto interno lordo.
Fino a qualche anno fa, il Portogallo era uno dei principali malati d’Europa. Oggi rappresenta un modello positivo cui ispirarsi per dimostrare gli effetti benefici delle riforme. Nel 2017 la crescita del Pil è stata del 2,7% (sopra la media dell’eurozona di circa mezzo punto percentuale) e, secondo le previsioni della Banca Centrale del Portogallo in linea con quelle della Bce, il Pil continuerà a crescere nel prossimo triennio, anche se a ritmi meno sostenuti (2,3% nel 2018, 1,9% nel 2019 e 1,7% nel 2020). Un altro importante risultato riguarda il tasso di disoccupazione, attestatosi nel 2017 all’8,9%, al di sotto della media dell’area Euro (9,1%). Eppure, nel 2011 Lisbona alzava bandiera bianca e chiedeva sostegno alla Troika (Ue, Bce e Fmi), ottenendo 78 miliardi di euro. Il 2017, inoltre, si è chiuso con esportazioni complessive di beni e servizi per oltre 80 miliardi, pari al record del 42% del Pil.
La National Ocean Strategy
Nei prossimi anni, la crescita dell’economia portoghese sarà trainata dall’acqua in tutte le sue potenziali applicazioni. La Strategia sull’oceano presentata dal Ministero dell’Agricoltura e del Mare individua chiaramente tre filoni principali di ricerca che hanno connessioni con la bioeconomia: l’acquacoltura, le biotecnologie marine con le loro applicazioni nel campo della cosmetica e della farmaceutica e le bioenergie derivanti dall’utilizzo delle alghe. E il concetto di blue growth è presente anche nella Strategia di specializzazione intelligente presentata nel 2015 e nelle varie strategie regionali.
Se è vero che la bioeconomia portoghese è ancora per molti versi in una fase iniziale di sviluppo (uno studio commissionato dalla Commissione europea al JRC e al nova-Institut stima in poco più di 40 miliardi di euro il giro d’affari generato nel 2015, inclusa la biofarmaceutica ed esclusi i biocarburanti), una parte significativa delle prime iniziative biotecnologiche portoghesi è cominciata una ventina di anni fa. E sebbene il Portogallo non abbia un piano nazionale per la bioeconomia, il paese iberico ha investito significativamente in quella che ora è una base scientifica e umana eccellente e competitiva. Può quindi svolgere un ruolo molto interessante nella economia biobased europea, in combinazione con l’esperienza e il capitale dei settori tradizionali (come il settore della carta e della cellulosa che è di livello mondiale), i quali possono trarre vantaggio per la loro attività dalle immense opportunità offerte dalla biotecnologia industriale.
L’attività nel campo delle alghe è decennale e vanta imprese di dimensione internazionale come Iberagar, che serve l’industria alimentare e farmaceutica; Algaplus, che è attiva nel campo della cosmetica e del benessere; Sparos, uno spin-off del Centro di Scienze marine dell’Università dell’Algarve che sviluppa prodotti innovativi per l’alimentazione dei pesci e la nutrizione; Necton che impiega le microalghe per l’acquacoltura e la cosmetica, e Buggypower, una società biotech che produce microalghe marine in fotobioreattori per sviluppare nuovi prodotti sostenibili.
Al fianco di queste imprese opera dalla fine del 2016 Algatec, un Eco Business Park promosso dal Gruppo A4F con il supporto del colosso chimico belga Solvay che mira a rappresentare un vero e proprio cluster dell’industria delle microalghe portoghese. Tra le unità produttive di microalghe installate in Algatec c’è anche Biofat.PT, risultato di un progetto europeo finalizzato alla produzione di biocarburanti da biomassa derivata dalle microalghe.
La ricerca e il progetto BLC3
Molto importante per la crescita della bioeconomia portoghese è il ruolo svolto dal sistema della ricerca pubblica e privata. In questo campo nel maggio 2010 è stata fondata l’Associazione BLC3 – Technology and Innovation Campus, un’associazione senza scopo di lucro che rappresenta un nuovo modello di sviluppo delle attività di ricerca e dell’eccellenza nell’arricchimento tecnologico, nell’incubazione di imprese e idee imprenditoriali e nel supporto al tessuto economico delle regioni interne rurali. I suoi membri provengono principalmente dall’area tecnico-scientifica. E tra i suoi fondatori figurano l’Università di Minho e l’Università di Coimbra. Si tratta della prima e unica entità portoghese dedicata allo sviluppo incentrato sul concetto di economia circolare di bioraffinerie di seconda e terza generazione.
Nel 2016, il progetto BLC3 “Centro Bio” ha vinto il premio RegioStars, presentato dalla Commissione europea nella categoria “Crescita sostenibile: Economia circolare”, dopo essere stato scelto tra 23 finalisti provenienti da tutta Europa. Il progetto ubicato nella regione centrale del Portogallo rappresenta un investimento pubblico-privato di 9,2 milioni di euro: ha favorito la creazione di 24 sottoprogetti di ricerca e sviluppo, 4 spin-off e 6 nuove società. I premi RegioStars vengono lanciati ogni anno al fine di riconoscere le buone pratiche nello sviluppo regionale e di evidenziare i progetti più originali e innovativi supportati dai fondi della politica di coesione dell’Ue e che hanno un impatto positivo sulla vita dei cittadini.
Nel 2015, BLC3 è stata premiata dall’Università Business Incubator (UBI) e da I3P – Innovative Enterprise Incubator del Politecnico di Torino, per essere presente rispettivamente nella Top 10 e nella Top 25 delle classifiche dei migliori incubatori a livello europeo e mondiale rispettivamente.
Il campo d’azione dell’associazione è multidimensionale e varia in base al tipo e all’ambito dei progetti. In aree strategiche come bioraffineria, bioindustrie, bioprodotti, bioeconomia ed economia circolare, BLC3 sviluppa le sue attività di biotecnologia industriale su scala nazionale e internazionale. BLC3 sviluppa anche attività locali e regionali per l’attuazione politica riguardanti l’istituzione di massa critica, la valorizzazione delle risorse endogene e il patrimonio genetico del territorio.
Il marchio e l’identità BLC3 sono associati al suo progetto bandiera, il progetto di bioraffineria, poiché la BLC deriva dalla biomassa lignocellulosica e il numero 3 dalla 3G (la terza generazione rappresentata dalle microalghe). BLC3 mira allo sviluppo di bioindustrie, bioraffinerie e bioprodotti per sostituire i derivati del petrolio, per la risoluzione e la minimizzazione degli incendi boschivi e la valorizzazione delle risorse lignocellulosiche, degli effluenti e dei materiali contaminati.
BLC3 ha una struttura e una rete di eccellenza internazionale costituita da 55 entità provenienti da 9 paesi europei e più di 115 ricercatori e scienziati di eccellenza, concentrandosi sul trasferimento delle conoscenze al mercato e all’industrializzazione.
Il ruolo delle biotecnologie
La bioindustria è stata identificata dall’Aicep (l’agenzia portoghese per il commercio e gli investimenti) come uno dei sedici settori chiave per migliorare l’economia portoghese. I prossimi anni possono essere l’inizio di una nuova fase di sviluppo per la bioeconomia in Portogallo basata sulla massa critica del settore biotech, che ora è molto più consolidato, per creare imprese più forti e anche riorganizzare quelle attuali. Una delle imprese biotech portoghesi che si sta ritagliando un ruolo di game changer a livello globale è la Silico Life, la cui attività è focalizzata sulla creazione di soluzioni avanzate di biologia computazionale per le principali aziende chimiche, di materiali e di biologia sintetica. La società fondata nel 2010 da Simão Soares e Bruno Ferreira sviluppa nuovi microbi, basati su ingegneria metabolica e approcci di biologia sintetica, per la produzione economicamente conveniente di specifici composti target come biocarburanti, prodotti chimici, ingredienti alimentari o biopolimeri. In termini semplici, considera la cellula microbica come una fabbrica che converte le materie prime in prodotti chimici desiderati.
Due altre imprese biotech portoghesi molto dinamiche sono 73100 e BioMimetx. La prima è focalizzata sullo sviluppo di bioprodotti per l’industria farmaceutica, cosmetica e alimentare. La società, fondata nel 2006, ha il proprio quartier generale a Lisbona e gestisce una piattaforma biobased innovativa per la produzione di L-fucose, un building block chimico per gli oligosaccaridi del latte umano. La seconda, con quartier generale a Cantanhede, è focalizzata nello sviluppo di soluzioni antivegetative derivate dalla natura. BioMimetxS.A. ha scoperto e possiede batteri raccolti dall’ambiente che producono alti livelli di molecole, che possono essere utilizzate come antimicrobici naturali. Come primo prodotto, BioMimetxS.A. sta sviluppando BMX-11, un additivo antivegetativo verde da incorporare nelle vernici marine, per l’applicazione su scafi, reti o altri materiali utilizzati in mare.
Il settore forestale
Le foreste occupano ben il 39% del territorio portoghese, rappresentando il 6% dell’export complessivo del paese. Il Portogallo ha perciò un settore forestale molto ben sviluppato, composto da aziende leader a livello mondiale in alcuni dei suoi segmenti, come Altri, Amorim e il Gruppo Portucel Soporcel. Il paese atlantico è il leader mondiale nella produzione di sughero, con il 49% della produzione globale totale, secondo i dati forniti da APCOR – Associaçao Portuguesa da Cortiça. L’84% della quercia da sughero viene coltivata nell’Alentejo.
Il settore forestale sta già giocando un ruolo di primo piano nello sviluppo della bioeconomia nazionale. Il Gruppo Altri, per esempio, è presente nel business delle energie rinnovabili da biomassa attraverso una joint venture, EDP Bioeléctica, posseduta al 50% da Altri e da EDP. Attualmente l’azienda dispone di quattro centrali elettriche in funzione: Mortágua, Ródão (mulino Celtejo), Constância (mulino Caima) e Figueira da Foz (mulino Celbi), per un totale di 62 MW di energia elettrica.
Portucel Soporcel è alla ricerca di nuovi mercati e investe in ricerca e sviluppo per creare bioraffinerie avanzate abbinate a fabbriche di carta e cellulosa esistenti. Uno dei progetti in cui è coinvolto il Gruppo portoghese mira alla produzione di zuccheri fermentabili da biomasse forestali e flussi di rifiuti esistenti. Le attività di dimostrazione mirano alla produzione di etanolo e bioplastiche.
National Ocean Strategy 2013-2020, www.msp-platform.eu/sites/default/files/nos_2013-2020.pdf
BLC3 – Technology and Innovation Campus, blc3.pt/index.php
Intervista a Simão Soares, Amministratore delegato di SilicoLife
di M. B.
“Ecco come siamo competitivi sviluppando progetti biobased sul mercato globale”
Simão Soares è co-fondatore e amministratore delegato di SilicoLife, una delle più dinamiche aziende biotecnologiche portoghesi che opera attraverso una potente combinazione di intelligenza artificiale e conoscenze in campo biologico, contribuendo pertanto a un’efficiente produzione di biocarburanti, prodotti chimici, ingredienti alimentari e polimeri. Nell’intervista che segue Simão Soares ci aiuta a comprendere più a fondo i punti di forza e debolezza della bioeconomia portoghese.
Quali sono i punti di forza della bioeconomia portoghese?
“Uno dei principali punti di forza consiste nella qualità delle risorse umane disponibili, che possono essere utilizzate per lo sviluppo di una bioeconomia portoghese. Nei tre decenni passati il Portogallo ha investito nella formazione di professionisti di alto livello, ottenendo una generazione di scienziati qualificati soprattutto nel capo della tecnologia, dell’ingegneria e delle scienze della vita. Abbiamo a disposizione una ricerca scientifica di altissimo livello, infrastrutture e talenti. La sfida attuale consiste nel trovare il modo di utilizzare e conservare queste risorse, evitando la fuga di cervelli attraverso un’offerta competitiva, e riuscire dare vita a un vero e proprio settore economico specifico, creando un collegamento efficace tra mondo accademico e industria nell’ambito della bioeconomia.
La nascita dell’ecosistema della biotecnologia portoghese risale al 2000, con la creazione del primo bio-business che ha formato la prima generazione di imprenditori con esperienza nel campo del trasferimento tecnologico e della gestione di start-up biotecnologiche. In questo momento il nostro obiettivo è attirare l’attenzione degli investitori smart esperti in questi ambiti e delle grandi aziende che possono trarre benefici dallo sviluppo delle biotecnologie, dimostrando il nostro potenziale di diventare un hot-spot per una nuova generazione di imprese globali basate sulla conoscenza.”
Quali sono i principali protagonisti?
“In Portogallo la bioeconomia si trova ancora in una fase iniziale di sviluppo. Il settore è costituito principalmente da piccole start-up focalizzate su applicazioni nell’ambito dei servizi sanitari. Tuttavia in alcune aree economiche abbiamo industrie importanti, per esempio nel forestale, settore in cui il Portogallo vanta un industria molto sviluppata che comprende aziende leader a livello mondiale. Società quali The Navigator Company e Altri (pasta e carta) e Secil (cemento e sistemi microalgali basati su fotobioreattori per la cattura del carbonio) per citarne alcune, hanno il controllo delle materie prime, e/o gestiscono impianti industriali su larga scala. Le bioraffinerie possono essere costruite a partire da queste strutture industriali già consolidate e quindi trarre vantaggio dall’essere integrate in operazioni più ampie, oltre al fatto di essere vicine ai luoghi in cui reperire le materie prime.
Un altro enorme potenziale del Portogallo è costituito dalla biodiversità - ancora inesplorata - della propria straordinaria area marina. Nel 2009 il Portogallo ha presentato una proposta alle Nazioni Unite per ampliare i limiti della propria piattaforma continentale, cosa che darebbe origine a un’area marina superiore ai 3.877.408 km2.
La qualità della ricerca scientifica portoghese ha anche attirato l’attenzione di aziende internazionali, quali la Amyris che ha di recente aperto un centro di Ricerca e Sviluppo con l’Università Católica di Porto. Il passo successivo consiste nel fare in modo che più aziende si impegnino in iniziative simili, oltre a farle interagire con aziende più piccole e innovative per aiutarle a crescere.”
Qual è il ruolo di SilicoLife nella bioeconomia portoghese?
“SilicoLife è un buon esempio del potenziale portoghese di creare attività imprenditoriale con un supporto scientifico e umano di alta qualità. SilicoLife progetta microrganismi ottimizzati e nuovi percorsi per le applicazioni di biotecnologia industriale basate sull’ingegneria metabolica e sull’intelligenza artificiale. Tutto ciò lavorando dal Portogallo insieme ad altre aziende leader in tutto il mondo. Questo è stato possibile unicamente grazie all’eccellenza della nostra squadra di scienziati e sviluppatori che ci permette di competere nell’arena globale e di costituire un punto di riferimento per il design razionale di fabbriche cellulari. Per l’azienda è stato possibile crescere in Portogallo unicamente grazie alla qualità eccezionale della ricerca scientifica, e ancora di più delle persone che l’hanno condotta, pur con un flusso di introiti proveniente principalmente da altri paesi e senza investitori esterni.
Dopo più di otto anni di lavoro in stretta in collaborazione con protagonisti di punta dell’industria stiamo ora ampliando le nostre attività, dal design computazionale di fabbriche cellulari allo sviluppo integrato di ceppi ottimizzati concentrandoci sulla creazione di alternative biologiche alla produzione di sostanze chimiche pregiate che possono trarre vantaggio dalla produzione attraverso processi fermentativi.
Il nostro primo passo avanti in direzione di un’azienda orientata al prodotto è Butanova, una tecnologia per la produzione di n-butanolo (utilizzabile come biocarburante e come solvente) che abbiamo presentato di recente. È un ottimo esempio del tipo di innovazione che può nascere in Portogallo ed essere esportato all’estero, facendo del nostro paese un fornitore di tecnologia per la bioeconomia.
A SilicoLife stiamo dimostrando che è possibile essere competitivi e avere successo sviluppando progetti biobased sul mercato globale.”
In Portogallo non esiste una strategia nazionale per la bioeconomia. Quanto sarebbe importante averne una?
“Il Portogallo non ha ancora una strategia nazionale per la bioeconomia ma sono stati fatti rilevanti sforzi in questa direzione. All’inizio dell’anno è stato presentato il piano nazionale per la promozione delle bio-raffinerie, coordinato dal Laboratorio nazionale per l’Energia e la Geologia.
SilicoLife sta prendendo parte al processo di definizione di una strategia nazionale attraverso la sua partecipazione al pannello della Portuguese Bioindustries Association (P-BIO). P-BIO sta contribuendo al dibattito su una strategia nazionale per la bioeconomia attraverso diversi confronti con funzionari del ministero dell’Economia in cui si è discusso di biotecnologia, scienze della vita e bioeconomia quale parte dell’agenda politica portoghese.
Nonostante non abbia un piano nazionale formale per la bioeconomia, il Portogallo vanta un ambiente scientifico eccellente e altamente competitivo, oltre a risorse umane altamente qualificate. Perciò possiede tutti gli elementi chiave per poter giocare un ruolo interessante nella bioeconomia portoghese, specialmente potendo avvantaggiarsi dall’esperienza e dal capitale dei settori tradizionali (per esempio il settore della polpa e della carta portoghese che ha rilevanza mondiale), che a loro volta possono beneficiare dalle immense opportunità offerte dalla biotecnologia industriale.”
Che importanza avrà per la bioeconomia portoghese la forte relazione con il Brasile?
“Questa relazione è ancora ampliamene inesplorata sul lato commerciale. I ricercatori portoghesi hanno un rapporto intenso con i loro colleghi in Brasile, ma questo legame non si è ancora trasferito alle aziende nel settore della biotecnologia industriale.
Credo che possiamo imparare molto da un paese che ha sviluppato la propria bioeconomia a partire dagli anni ’60, e possiede una quantità di materie prime unica al mondo. Una partnership con il Brasile può essere il prossimo passo logico per crescere, mettendo a disposizione le tecnologie che abbiamo sviluppato e testato in Portogallo. L’attuale situazione economica e sociale in Brasile sta limitando il potenziale ruolo mondiale di questo paese, ma nel medio termine questa situazione migliorerà e il Brasile rafforzerà la propria posizione quale punto di riferimento per la bioeconomia e il settore industriale della biotecnologia.”
Qual è la percezione della bioeconomia da parte dell’opinione pubblica portoghese?
“Come detto in precedenza, la bioeconomia portoghese è ancora ai primordi, dato che una percentuale significativa delle prime imprese biotech è nata meno di 20 anni fa. Questi tentativi iniziali stanno ora raggiungendo uno stadio di maturità che permette loro esercitare una certa influenza sull’agenda politica e sui media attraverso le proprie esperienze, successi e fallimenti nella costruzione di progetti biobased.
La bioeconomia in Portogallo dovrebbe essere una combinazione di attività imprenditoriali nuove e tradizionali. Dobbiamo rivolgerci ai settori ai quali è possibile applicare le ultime innovazioni in campo di biotecnologie (le industrie tradizionali quali quella forestale, marina, della polpa e carta e il settore agricolo), e contribuire a espandere le loro opportunità commerciali utilizzando le biotecnologie, e sfruttando le capacità, risorse ed esperienze già in loro possesso.
La bioeconomia deve essere presentata come un’opportunità per creare nuove aziende basate su una conoscenza scientifica di altissima qualità, dare nuova forma ai settori tradizionali e collocare prodotti sul mercato globale.”
Quali misure sono presenti in Portogallo per sostenere lo sviluppo della bioeconomia? Cosa altro dovrebbe essere realizzato nel breve termine?
“Dobbiamo approfittare della massa critica del settore delle biotecnologia, che al momento è molto più consolidato, creando imprese più forti e riorganizzando quelle esistenti. È importante che le grandi aziende guardino alla bioeconomia: in particolare alla biotecnologia industriale e lavorino con piccole aziende specializzate, sfruttando le opportunità offerte dalla bioeconomia (per esempio i prodotti chimici rinnovabili, l’agricoltura, la valorizzazione dei flussi di rifiuti).
Il governo e gli organismi regolatori possono incoraggiare lo sviluppo della bioeconomia creando meccanismi che rendano più vantaggioso per le aziende tradizionali di grandi dimensioni lavorare con aziende più piccole e specializzate. Uno dei meccanismi può consistere nel concedere benefici fiscali che favoriscano questo tipo di relazione, e allo stesso tempo creare strutture legali che assicurino un equo partneriato e promuovano l’adozione di prodotti biobased (per esempio i biocarburanti e i prodotti chimici rinnovabili). Attirare investimenti esteri è un altro aspetto importante per la valorizzazione delle risorse del paese. Questi però dovrebbero essere impegni a lungo termine che non restino isolati dal contesto economico. Ogni qualvolta sia possibile questi progetti dovrebbero essere collegati alle start-up portoghesi, per aiutarle ad aumentare di scala le proprie tecnologie, collaborando con protagonisti internazionali.
Il paese è stato un grado di creare una ‘clamore positivo’ intorno alla Tecnologia dell’informazione: è necessario imparare da questa esperienza e trasportare questo approccio nella bioeconomia e biotecnologia industriale. Dobbiamo lavorare per dimostrare che possiamo creare l’ambiente giusto per lo sviluppo, la progettazione e la crescita di tecnologie per la bioeconomia globale.”
SilicoLife, www.silicolife.com