Ogni anno nei 28 paesi dell’Unione europea più di tre milioni di tonnellate di fibre tessili finiscono nei rifiuti, uno spreco che danneggia l’ambiente e le tasche dei consumatori.
Per invertire questo trend è sceso in campo il progetto “Trash-2-Cash” (“Da rifiuto a denaro”),finanziato dalla Ue con quasi 8 milioni di euro – su un budget di poco meno di 9 milioni – che coinvolge diciotto partner distribuiti in dieci paesi: Danimarca, Finlandia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia. Tra le figure professionali schierate, ricercatori, ecodesigner, rappresentanti di aziende fornitrici di materie prime e di prodotti tessili finiti.
Obiettivo base del progetto è mettere l’industria tessile sui binari sostenibili dell’economia circolare tramite soluzioni fornite dall’ecodesign da un lato e sviluppando metodi di riciclo dei tessili dall’altro, per arrivare a creare nuove fibre ad alta prestazione ambientale ed economica. “I vestiti che buttiamo e le materie prime che vanno perdute nei processi produttivi sono risorse preziose che non ci possiamo permettere di sprecare”, sottolinea Emma Östmark dell’istituto di ricerca svedese RISE – Research Institutes of Sweden. “Trash-2-Cash ci dà l’opportunità di provare a mettere fine a questo spreco”.
Due le tipologie di fibre su cui è focalizzata la ricerca: il poliestere (puro al 100% o miscelato al cotone) e la cellulosa (contenuta nel cotone, in poliaccoppiati o prodotta industrialmente). Allo studio sono le proprietà dei materiali e l’esame dei processi ambientalmente efficienti di rigenerazione del cotone, nonché le tecniche di riciclo delle fibre di poliestere. Si stanno inoltre creando nuovi materiali tessili sostenibili, destinati all’alta moda, all’arredamento da interni e all’industria dell’auto, da testare nell’ambito di reali processi produttivi.
Se la produzione, a partire dai rifiuti, di nuove fibre rigenerate è al centro degli sforzi del team, non meno interessante è la strada intrapresa per migliorare i metodi di Ricerca&Sviluppo, sfruttando il potenziale di innovazione insito nell’ecodesign (“Design-Driven Materials Innovation”). Una sorta di eredità progettuale affinché altri eco-designer seguano le orme tracciate da Trash-2-Cash nel far dialogare ricerca scientifica e industria.
E se collaborazione è la parola d’ordine che regola le relazioni tra i partner, le “esigenze dei consumatori” rappresentano il faro che li guida verso la meta finale: sviluppare tecnologie di riciclo per produrre nuove fibre tessili capaci di soddisfare le esigenze dei consumatori. “I nuovi tessuti creati nell’ambito di Trash-2-Cash – spiega Rebecca Earley della University of the Arts di Londra – saranno ottenuti dai rifiuti e pensati per essere usati in maniera appropriata e a fondo prima di finire nella filiera del riciclo”.
A novembre 2018, dopo 42 mesi di navigazione, Trash-2-Cash arriverà a destinazione. Solo allora si potrà tirare il bilancio finale di questa pioneristica avventura partita per dare un futuro sostenibile a tanti protagonisti tessili della nostra quotidianità, a cominciare dall’abbigliamento, reso oggi ancor più impattante dai dilaganti acquisti compulsivi che connotano i consumatori dei paesi occidentali ed emergenti.
Trash-2-Cash, www.trash2cashproject.eu
RISE – Research Institutes of Sweden, www.ri.se/en