La Pulp & Paper industry europea può essere considerata uno dei fari della bioeconomia nel Vecchio Continente. Un settore, quello della polpa di cellulosa e della carta, che ha alti tassi di raccolta e riciclo, impiega materie prime provenienti da foreste europee ed è capace di produrre nuovi materiali in grado di sostituire, a parità di prestazioni, quelli prodotti a partire da fonti fossili. Nel nuovo quadro europeo sulla gestione dei rifiuti, il 70% dei rifiuti urbani dovrà essere riciclato o preparato per il riutilizzo, mentre per i materiali da imballaggio – come carta e cartone, legno, acciaio, vetro e plastica – l’obiettivo è salito all’80% entro il 2030. Oggi il settore della carta è quello forse più vicino a questo traguardo, con un buon 71,5% di riciclo, contro una media a livello mondiale del 57,7%. Ogni fibra di cellulosa, in Europa, viene reimpiegata 3,5 volte, passando da semplice foglio di carta, a imballaggio, fino alla stessa rivista sulla quale è scritto questo articolo. 

“L’industria europea della carta ha una visione molto chiara per il suo futuro: guidare la transizione verso una bioeconomia circolare a basso tenore di carbonio”, spiega Ben Alexander Kennard, press and digital media officer del Cepi (Confederation of european paper industries). A febbraio di quest’anno la federazione ha infatti presentato la nuova Roadmap al 2050, con l’obiettivo di tagliare dell’80% le emissioni di carbonio dell’intero settore, aumentando nel contempo il 50% del valore economico che gira intorno alla Pulp & Paper industry. Un deciso passo avanti verso la decarbonizzazione, capace di disaccoppiare la crescita economica dalle emissioni climalteranti, che avrà comunque bisogno di 44 miliardi di euro di investimenti. “Prendiamo per esempio paesi come l’Italia, dove le fibre riciclate di qualità sono una materia prima essenziale per la produzione di carta: raggiungere l’economia circolare in Europa sarà fondamentale per portare avanti questa visione e accedere in maniera più semplice alle fibre riciclate e ai fondi europei messi a disposizione per ricerca e sviluppo.”

 

La carta, sostenibile per natura

Incoraggiante è anche il contributo dell’industria della carta e dell’intera filiera nella riduzione delle emissioni di CO2 e dunque alla mitigazione dei cambiamenti climatici: il settore ha ridotto di quasi la metà le emissioni di carbonio (46% dai livelli di riferimento del 1990), per ogni tonnellata di prodotto. Non solo, ma i continui miglioramenti nella gestione dell’acqua, risorsa fondamentale per la produzione di carta e cellulosa, hanno permesso di reimmettere in natura il 92% dell’acqua impiegata nei processi produttivi. “La carta è l’unico materiale proveniente da fonte rinnovabile e ampiamente riciclabile. In sostanza ciò significa che i nostri prodotti – dalle fibre vergini a quelle riciclate – catturano il carbonio mantenendolo nel ciclo, cosa che nessun altro processo produttivo può fare”, continua Ben Alexander Kennard. “Dobbiamo sottolineare inoltre come le foreste europee stiano crescendo a tassi esponenziali: negli ultimi dieci anni la crescita dell’area forestale è aumentata di una superficie pari alla Svizzera. In Svezia, per esempio, per ogni albero che viene tagliato, ne vengono piantati altri due. Tutto questo non è successo per caso, ma perché i proprietari delle foreste e gli utilizzatori finali hanno investito nella gestione sostenibile. La nostra visione per il futuro è quella di costruire una vera economia circolare, che mantenga le fibre riciclate e il carbonio in esse contenute il più a lungo possibile nel ciclo.” 

 

Obiettivo futuro? Aumentare le fibre riciclate riducendo gli impatti economici

“Attualmente la carta riciclata rappresenta il 54% della materia prima del settore”, spiega Kennard. “Ovviamente ci sono limiti per quel che riguarda il raccolta, il riciclaggio e il riutilizzo.” Ma ci sono ancora margini di miglioramento; in particolare in quei paesi europei dove la raccolta è ancora bassa, come in Francia e nel sudest europeo. “Insieme ai nostri partner della filiera del riciclo della carta abbiamo fissato nuovi ambiziosi obiettivi di riciclo: 74% entro il 2020”, dice Kennard. 

Ma per raggiungere questi livelli gli stati meno virtuosi dovranno migliorare: “Per questo il Cepi sta lavorando al progetto europeo ‘ImpactPapeRec’, per implementare e diffondere best practice sulla raccolta differenziata della carta e portarla così a un livello successivo. In secondo luogo stiamo lavorando sulla riduzione o l’eliminazione dei contaminanti durante l’intero processo di riciclo”. Ma perché l’industria non risulti troppo penalizzata – uno studio commissionato dal Cepi ha mostrato come il 40% della redditività sia stato assorbito dalle normative europee –, sarà necessario pilotare nuovi investimenti, in particolare in R&S. “Come per esempio con il Biobased Industries Joint Undertaking, che ha messo sul piatto 3,7 miliardi di euro per ricerca e sviluppo. Gli strumenti necessari per garantire la trasformazione dell’industria in Europa ci sono, ma devono essere maggiormente allineati con i nostri programmi.” Solo in questo modo, entro la fine di questo decennio, la Pulp & Paper industry potrà diventare la vera leader della bioeconomia circolare europea. 

 

 

Biobased Industries, www.bbi-europe.eu

Info

www.cepi.org