Quando pensiamo a ciò che sarà necessario per trasformare la nostra economia globale, è facile soffrire di una di queste due distorsioni del pensiero. La prima è un senso opprimente di terrore esistenziale. Qualcosa del tipo: "Non ce la faremo mai! Il compito è troppo grande!". Mi fa pensare al triste personaggio di Charlie Brown. La seconda è un'attitudine al "go-it-alone" che favorisce l'azienda ad andare avanti da sola, senza supporto o rinforzo. Questa la chiamo sindrome di Batman.
Devo dire che quando ero un professionista della sostenibilità, oscillavo quasi quotidianamente tra questi due approcci, a seconda del muro contro cui stavo sbattendo la testa o di quanto avevo dormito la notte precedente. In questo articolo, perciò, ho provato a proporre un’idea per aiutare a superare questi sentimenti contrastanti e mettere in evidenza un paio di casi studio che mi fanno sperare si stia andando nella giusta direzione.
Networking e collaborazione
Sì, lo so, questi due termini sono usati troppo spesso e si riferiscono a troppe cose. Detto questo, ci sono alcuni buoni esempi di network che stanno aiutando le persone a risolvere i problemi in ogni settore dell'economia globale. Ciò che non sembra essere abbastanza, tuttavia, sono le reti tra colleghi progettate per riunire i professionisti dell'economia circolare per discutere le sfide da affrontare. Abbiamo la Circularity conference di Atalanta (d'impatto, ma fugace), varie reti regionali (ottime per le regioni di riferimento, ma difficili da espandere) e molte ONG che lavorano nel settore (spesso non abbastanza pratiche per gli operatori aziendali). Per colmare questa lacuna, stiamo lanciando il GreenBiz Circularity Network (GBCN). Questa rete di soci comprenderà operatori che rappresentano aziende leader di tutti i settori e che si dedicano alla promozione dell'economia circolare.
Il GBCN si baserà sul successo del nostro GreenBiz Executive Network (GBEN), che è stato fondamentale per i progressi di molti leader della sostenibilità nel corso degli anni. Catherine Musulin, direttore della sostenibilità e delle B Corp di Danone North America, ha dichiarato: "Per oltre dieci anni, la comunità GBEN è stata un'estensione significativa del mio team. È una coorte fidata di professionisti appassionati disposti e capaci di condividere le loro competenze uniche". È con questo obiettivo di condivisione e azione collettiva che stiamo creando il GBCN.
La rete comprenderà periodiche conversazioni virtuali per discutere di argomenti proposti dai membri o che vedranno la partecipazione di relatori, due incontri di persona ogni anno e relazioni che i membri potranno utilizzare come punto di riferimento. Comprenderà anche e-mail settimanali in cui i membri potranno porre domande, condividere offerte di lavoro e candidati promettenti, apprendere e connettersi. Gli interessati possono unirsi utilizzando il modulo nella pagina web del GBCN.
Ma, basta con l'autopromozione spudorata. Passiamo a un paio di buone notizie di cui sono venuto a conoscenza di recente.
Una promettente iniziativa di circolarità da parte di GAF
La recente notizia di GAF, azienda leader nella produzione di tetti, rientra a tutti gli effetti nella mia rubrica degli "sviluppi promettenti". L'azienda ha investito 100 milioni di dollari per creare la prima tegola con contenuto riciclato da vecchi materiali per tetti e un nuovo sistema di produzione circolare che consente di recuperare il 90% del materiale di scarto di un tetto dismesso. Secondo il sito web di GAF, la nuova linea di tegole contiene il 7% di tegole in asfalto riciclato (RAS) senza sacrificare alcuna prestazione rispetto alle altre linee di prodotti e il team di GAF mi ha riferito che sarà in grado di raggiungere il 15% con una raccolta maggiore. "Il nostro obiettivo (adesso) è continuare a scalare le operazioni RAS in tutta la rete di produzione di tegole GAF", ha dichiarato Joe Dennes, vicepresidente della divisione Ricerca e Sviluppo di GAF, specificando che l'azienda sta continuando la ricerca in questo settore. "Oltre all'espansione, stiamo continuando il nostro lavoro di sviluppo per aumentare il volume del contenuto di RAS incorporato nei nostri prodotti oltre il 15 percento che è stato provato fino ad oggi".
L'investimento monetario è enorme, ma rimane una goccia nel mare per questo settore. Si stima che ogni anno vengano rimosse 13 milioni di tonnellate di tegole d'asfalto per far posto a nuove tegole. Solo il 10% di questi rifiuti viene riciclato per essere utilizzato nella pavimentazione e in altri progetti.
Per contestualizzare questo numero, GAF ha sottratto alle discariche solo 405mila libbre (circa 184mila kg) durante la fase pilota che risale al 2020. Si prevede che questo numero crescerà rapidamente una volta che il processo sarà commercializzato, ma il divario da colmare è enorme e richiederà chiaramente una profonda collaborazione lungo tutta la catena di fornitura.
Alla domanda sull'opportunità che questo lavoro rappresenta per GAF, l'amministratore delegato Jim Schnepper ha dichiarato: "Questo risultato è significativo per noi a molti livelli, in quanto ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi di sostenibilità e di crescita. In particolare, la capacità di recuperare il 90% dei rifiuti di tegole è la strada più chiara per evitare che le tegole di asfalto finiscano nelle discariche. Questo è un bene sia per il settore che per il pianeta".
Sebbene GAF abbia sviluppato il processo per riciclare e riutilizzare il materiale delle tegole in asfalto, la collaborazione si concretizza nella fase di raccolta. Quando ho parlato con Dennes e Jeff Terry, vicepresidente del settore sostenibilità e responsabilità sociale d'impresa, hanno sottolineato che le partnership con i grandi trasportatori di rifiuti, gli appaltatori di tetti e i fornitori di logistica inversa saranno fondamentali per il successo di questo programma. In altre parole, se non si riesce a raggiungere un livello di scala che sia redditizio per tutti i membri della catena di approvvigionamento, il programma non potrà decollare.
Possiamo solo sperare che un'azienda come GAF possa iniziare a riscrivere alcuni degli errori commessi in passato nel riciclaggio delle tegole, come la disfatta di Blue Star Recycling a Dallas.
Scarpe circolari e senza colla
Le scarpe da ginnastica sono sempre state un po' un enigma per me quando si tratta di circolarità. In genere sono composte da multimateriali e adesivi, entrambi i quali possono determinare la fine dell'utilizzo di un prodotto. Attualmente, il 90% delle scarpe finisce in discarica e le suole possono resistere in quell'ambiente per 1000 anni. È un problema a cui sta pensando l'intero settore, ma la scorsa settimana un articolo con l'annuncio di un nuovo design di scarpe da parte di Nike mi ha dato qualche speranza. Molti di noi hanno sentito parlare della Circular Design Guide di Nike. È all'avanguardia sotto molti aspetti perché è olistica, ma fondamentalmente si basa su una serie di metodi comprovati per realizzare prodotti più circolari. Non so quanti prodotti Nike abbia rilasciato che incorporano le linee guida, ma sono stato molto entusiasta di vedere il loro annuncio, la scorsa settimana, sulla nuova scarpa IPSA Link. La semplicità della fabbricazione e l'opportunità di modulare il prodotto sono sorprendenti. Secondo l'azienda, il nuovo design "presenta tre moduli ad incastro che si uniscono senza colla e che possono essere smontati e consegnati presso i negozi Nike che offrono servizi di riciclaggio e donazione".
Nike ha chiaramente la volontà e le dimensioni per trasformare il settore dell'abbigliamento sportivo in un'industria circolare, ma deve ammettere di non poterlo fare da sola. La catena di fornitura delle calzature, ad esempio, giocherà un ruolo enorme in questa transizione, dove la sovrapposizione con altri marchi del settore è enorme. La speranza è che la collaborazione tra i marchi e le loro catene di fornitura, magari attraverso la Sustainable Apparel Coalition, possa tradursi in un grande cambiamento nel breve termine in questo settore, verso la circolarità.
Il risultato (almeno per me)
Gli sforzi individuali per la circolarità sono grandiosi e possono fare la differenza, ma a questo punto è chiaro che in nessun modo l’approccio "faccio da solo" ci porterà verso economie di scala. Quindi, mentre ognuno di noi può oscillare tra i personaggi di Charlie Brown e Batman, è importante che le nostre strategie di collaborazione e di progresso possano resistere a queste oscillazioni e continuare ad andare avanti. Proprio come la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, la transizione verso la circolarità è fondamentale e non può aspettare.
Questo articolo è stato pubblicato su Greenbiz.com
Immagine: Michal Parzuchowski (Unsplash)