Ridurre il volume dei fanghi di depurazione, così da renderli più facilmente trasportabili, è una delle sfide più difficili nella gestione dei sistemi idrici urbani. Per affrontare il problema in maniera efficiente e sostenibile, il Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, ha da pochi mesi avviato – primo in Europa - la sperimentazione di un innovativo sistema di bioessicamento capace di ridurre del 70% i volumi dei fanghi prodotti dal ciclo di depurazione.
Fanghi di depurazione: un costo, ma anche una risorsa
I fanghi di depurazione, residui del processo di trattamento delle acque reflue, costituiscono un’importante risorsa in ottica di economia circolare: sono fonte di materiali come cellulosa, biogas e biometano, eco-fertilizzanti, fosforo e azoto, da reimpiegare nell’industria e in agricoltura. Purtroppo però diventano spesso un ingente costo in termini di smaltimento, per lo più effettuato in discarica e anche all’estero.
Puntando al recupero delle risorse riutilizzabili, il Gruppo CAP ha perciò avviato, già dall’inizio del 2020, la sperimentazione di un nuovo processo di bioessicamento dei fanghi di depurazione, brevettato da una startup californiana, la Bioforcetech Corporation, fondata da un team di giovani ingegneri italiani. Il sistema è stato installato, primo in Europa, presso il depuratore di Robecco sul Naviglio, dove già era stato avviato anche un progetto per recuperare e riciclare la sabbia residua dei cicli di depurazione. L’obiettivo, in linea con gli ambiziosi standard che il Gruppo ha tracciato nel suo Piano di Sostenibilità, è di arrivare a ridurre il volume dei fanghi dell’87% entro il 2033.
“Il riutilizzo in ottica di economia circolare della materia di scarto della depurazione rappresenta un elemento importante nel perseguire la transizione energetica dettata dalle linee guida nazionali per lo sviluppo sostenibile delle nostre città”, commenta Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. “Il progetto di bioessicamento dei fanghi consente di eliminare il più possibile la parte liquida, riducendone drasticamente il volume e quindi i costi di trasporto e smaltimento in discarica. Un evidente beneficio per l’ambiente, perché riduce i mezzi pesanti in circolazione, e per i cittadini, perché diminuire i costi produce positive ricadute sulle bollette”.
Come funziona il bioessicamento
Il processo di bioessicamento brevettato da Bioforcetech Corporation punta a ridurre il più possibile il consumo energetico necessario. A differenza di un tradizionale essiccatore, dunque, il bioessiccatore installato presso l’impianto di Robecco sul Naviglio non utilizza fonti di calore esterno se non nella fase di avviamento iniziale e di asciugatura finale, sfruttando invece il naturale processo di riscaldamento innescato dalla biomassa batterica presente nei fanghi. Il calore prodotto dalla fermentazione dei batteri fa evaporare l’acqua contenuta nei fanghi di depurazione, riducendo il volume fino al 70%.
Dopo i riscontri positivi dei primi mesi di sperimentazione, si progetta ora l’ampliamento dell’impianto così da poter trattare tutte le 7.000 ton di fanghi disidratati prodotte dal depuratore di Robecco, riducendole in uscita a circa 2.500 ton di fango bio-essiccato. In seguito, il sistema verrà implementato anche negli altri impianti gestiti dal Gruppo CAP.