Il World Energy Outlook 2022 dell’IEA fa il punto sulla transizione energetica: le rinnovabili ci garantiranno più sicurezza, ma bisogna accelerarne ulteriormente la diffusione.
Mai come quest’anno, con la crisi energetica scoppiata in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il report annuale dell’Agenzia internazionale dell’energia IEA rivela informazioni di vitale importanza. Il World Energy Outlook 2022, pubblicato nel mese di ottobre sotto la guida di Laura Cozzi e Tim Gould, analizza l’andamento del settore su scala globale, per capire a che punto siamo con la transizione dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili.
Crisi internazionale e povertà energetica
La domanda principale, infatti, è proprio questa: la fase di emergenza che stiamo vivendo rallenterà o farà accelerare il passaggio all’energia pulita? Di sicuro, ha messo in luce quanto l’attuale modello energetico sia vulnerabile, oltre che insostenibile. I prezzi degli acquisti spot di gas naturale hanno raggiunto livelli mai visti prima, superando regolarmente l’equivalente di 250 dollari al barile di petrolio. Anche i prezzi del carbone hanno raggiunto livelli record, mentre a metà del 2022 il petrolio è salito ben al di sopra dei cento dollari al barile.
I prezzi elevati del gas e del carbone sono i principali responsabili della pressione al rialzo sui costi dell’elettricità in tutto il mondo. È probabile, avverte la IEA, che circa 75 milioni di persone che hanno recentemente ottenuto l’accesso all’elettricità perderanno la capacità di pagarla. In questo modo, il fenomeno della povertà energetica riguarderà un bacino ancora più ampio della popolazione mondiale. Se da un lato si è creato un incombente rischio di recessione, dall’altro i produttori di combustibili fossili hanno registrato un enorme guadagno, pari a duemila miliardi di dollari al di sopra del proprio reddito netto del 2021.
Lo Stated Policies Scenario: energie rinnovabili nel mondo
In alcuni casi, gli obiettivi legati al raggiungimento della neutralità climatica sono stati accusati di aver contribuito all’aumento dei prezzi dell’energia, ma ci sono scarse prove al riguardo, secondo gli autori del report. Anzi, nelle regioni più colpite dalla crisi, quote più elevate di energie rinnovabili nel mix energetico sono state correlate a costi dell’elettricità inferiori. E sempre più governi stanno virando in questa direzione. Prendiamo in esame lo scenario che si prospetta in base alle politiche annunciate (il cosiddetto Stated Policies Scenario). Il programma Green Transformation o GX del Giappone sta fornendo un importante impulso ai finanziamenti per tecnologie legate all’utilizzo dell’idrogeno e dell’energia nucleare, mentre l’India si è posta l’obiettivo di arrivare a soddisfare il 50 per cento del suo fabbisogno energetico tramite fonti rinnovabili entro il 2030.
Grazie all’approvazione dell’Inflation Reduction Act, annunciato come “la più importante legge americana per il clima”, entro il 2030 la capacità eolica e solare negli Stati Uniti aumenterà ogni anno più del doppio rispetto ai livelli odierni, mentre le vendite di auto elettriche saranno sette volte maggiori. Per quanto riguarda la Cina, invece, si prevede che il suo consumo di petrolio e carbone raggiungerà il picco prima della fine di questo decennio. Nello stesso periodo di tempo, la domanda di petrolio e gas naturale nell’Unione europea diminuirà del 20%, mentre quella di carbone si dimezzerà.
Le cause sono da ricercare nella rapida diffusione delle fonti energetiche rinnovabili e nell’aumento dell’efficienza energetica, così come nella necessità di ridurre la dipendenza dalla Russia. A livello globale, la domanda totale di combustibili fossili diminuirà costantemente dalla metà degli anni 2020 di circa due exajoule (EJ) all’anno, in media, fino al 2050. Un difetto di questo scenario riguarda però gli investimenti nell’energia pulita che supereranno i 2000 miliardi di dollari entro il 2030, ma dovrebbero superare i 4000 miliardi per consentire il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Lo scenario Emissioni Nette Zero
Nello scenario Net Zero Emissions, le fonti di approvvigionamento a basse emissioni crescono di circa 125 EJ tra il 2021 e il 2030. Tra queste, la bioenergia moderna e il solare sono quelle che aumentano di più, crescendo rispettivamente di circa 35 EJ e 28 EJ da qui al 2030. Eolico e solare continuano però a giocare il ruolo più importante, almeno fino al 2050. In quell’anno, l’utilizzo dei combustibili fossili per usi energetici senza cattura del carbonio assicura solo il 5% della fornitura totale di energia, percentuale che sale a poco meno del 20% con l’aggiunta dei combustibili fossili utilizzati con tecnologie di CCUS (Carbon Capture Utilization and Storage) e per usi non energetici.
Il mantenimento della sicurezza energetica richiederà nuovi strumenti, nuovi approcci e meccanismi più flessibili per garantire adeguate capacità. I generatori di energia dovranno essere più reattivi e le infrastrutture di rete rafforzate e digitalizzate, mentre i consumatori dovranno essere più connessi e adattabili. Approcci inclusivi e incentrati sulle persone saranno essenziali per consentire alle comunità vulnerabili di gestire i costi iniziali di tecnologie più pulite, e garantire che i benefici della transizione siano ampiamente percepiti ad ogni livello della società.
Immagine: Raimond Klavins (Unsplash)