Il comparto tessile, come è noto, è una delle industrie più inquinanti. Lungo l’intera filiera, i vari processi produttivi sono responsabili di pesanti impatti ambientali, che vanno dalle emissioni in atmosfera all’inquinamento idrico. È vero, tuttavia, che negli ultimi anni diversi attori del settore si stanno muovendo verso una maggiore sostenibilità.
Ne è un esempio il
progetto GRETE, un consorzio europeo interdisciplinare per sviluppare "Prodotti chimici e tecnologie green per la catena del valore dal legno al tessuto".

Un consorzio interdisciplinare

GRETE nasce da un consorzio di otto partner, che collega cinque paesi europei: Finlandia, Austria, Italia, Francia e Portogallo. I partner sono istituzioni con diversi profili e competenze complementari, appartenenti ai settori della ricerca, della consulenza e dell’industria. Capofila è il VTT - Technical Research Centre of Finland e finlandesi sono anche il Metsä Spring Oy e il Dipartimento di Chimica dell’Università di Helsinki. Per il Portogallo ci sono l’Università di Aveiro e il Celbi- Celulose Beira Industrial SA, per la Francia il Vertech Group e per l’Austria il centro Boku dell’Università di Scienze Naturali di Vienna. L’Italia, infine, è rappresentata da Materially, impresa sociale impegnata nello sviluppo e nella diffusione dell’innovazione sostenibile a partire dai materiali.
Il progetto mette in rete queste realtà allo scopo di accelerare l’innovazione nel campo della ricerca di materie prime e processi più sostenibili per l’industria tessile.

Gli obiettivi di GRETE

I due macro-obiettivi del progetto sono la riduzione dell’impatto ambientale e del consumo d’acqua dell’industria tessile.
Per farlo, ci si concentra sulla catena del valore legno-tessuto e quindi su
produzione, riciclo e trattamento della cellulosa. La cordata di GRETE sta quindi lavorando sull’ampliamento dell’offerta di materie prime sostenibili per il comparto, sullo sviluppo di nuovi solventi meno tossici per il pre-trattamento della celllulosa e sui processi per produrre fibre di cellulosa rigenerata di alta qualità.
“La grande sfida – commentano i partner di Materially - è raggiungere questi obiettivi nel rispetto delle esigenze del mercato e dei requisiti di sostenibilità e dimostrando la riduzione delle emissioni, dei consumi idrici e il risparmio energetico attraverso un approccio LCA di valutazione del ciclo di vita dei prodotti”.
Il percorso conta su un finanziamento di 2,6 milioni di euro da parte dell’iniziativa Bio-Based Industries Joint Undertaking (BBI JU), un partenariato tra la Commissione Europea e il consorzio delle industrie bio-based (BIC).