I sistemi di deposito o Deposit Return System (DRS) sono considerati uno dei metodi più efficaci per ridurre la produzione di rifiuti, soprattutto nel settore alimentare. Sono inoltre uno degli strumenti fondamentali oggi a disposizione per dare piena applicazione al principio di responsabilità estesa del produttore sancito dalle direttive europee.
Per capire quali sono le opportunità dell’introduzione di sistemi di deposito per il riuso / riciclo in Italia e promuovere un dibattito sulla questione, Materia Rinnovabile ha intervistato vari esperti per un’inchiesta in tre parti.
In questa terza ed ultima parte sono stati raccolti i pareri di Silvia Ricci (responsabile Economia Circolare per Comuni Virtuosi), Alberto Bertone (presidente Acqua Sant’Anna), Filippo Montalbetti (vice presidente dell’ufficio rapporti governativi di TOMRA in Europa Centrale), Simone Romano e Luigi Capobianco (fondatori di OSCAR) su quelle che dovrebbe essere una legge moderna di istituzione di sistemi DRS in Italia. Dopo aver raccolto i contributi degli esperti, Materia Rinnovabile ha intervistato l’Onorevole Aldo Penna, promotore di una proposta di legge sull’introduzione di un sistema di deposito DRS per bevande in Italia.
Intercettare i rifiuti da imballaggio che sfuggono alla raccolta differenziata
L’introduzione di uno o più sistemi di deposito DRS per il riuso/riciclo dovrebbe avvenire attraverso una legge nazionale che ne specifichi il funzionamento. Negli ultimi mesi sono stati pubblicati diversi rapporti che evidenziano i punti base di una legislazione efficiente, come ad esempio il Global Deposit Book pubblicato a dicembre 2020 dal think tank di Bruxelles Reloop Platform; il White Paper Rewarding Recycling pubblicato a gennaio 2021 da TOMRA, leader mondiale nel settore delle reverse vending machine.
Silvia Ricci, responsabile economia circolare per Comuni Virtuosi: “Per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica e in generale per una migliore gestione delle risorse non è possibile affidarsi solamente al senso di responsabilità e alla sensibilizzazione del singolo. Serve un quadro legislativo chiaro e di facile applicazione che possa intercettare tutta la massa di rifiuti da imballaggio che sfugge al sistema di raccolta differenziata e che si ritrova spesso dispersa nell'ambiente. L’esperienza decennale ricavata dai sistemi di deposito esistenti in altri paesi ha fornito materiale a sufficienza per delineare quelle che sono le caratteristiche e i requisiti di cui tenere conto per progettare il sistema di deposito più efficace dal punto di vista ambientale ed economico, come ben descritto nel recente White Paper di TOMRA. Il manuale Global Deposit Book di Reloop offre invece un'utile panoramica dei sistemi di deposito in essere e di prossima implementazione nei diversi paesi attraverso schede dedicate che ne riassumono le principali caratteristiche. Anche in Italia dovremmo iniziare a lavorare ad un piano per raggiungere gli obiettivi di intercettazione e riciclo per le bottiglie di plastica e, come è stato fatto negli altri paesi, creare un tavolo con tutti i soggetti coinvolti da questo compito. Siccome dubito che ci siano altre strade per raggiungere per le bottiglie in plastica il 77% di intercettazione al 2025 e il 90% nel 2029, sarebbe il caso, anche qui, di commissionare, magari attraverso Arera, uno studio che valuti i costi e benefici di un sistema di deposito per tutti i contenitori di bevande in plastica, vetro e lattine”.
Cauzione fissa stabilita per legge e monitoraggio dei sistemi di deposito
Alberto Bertone, presidente di Acqua Sant’Anna: “Lo Stato dovrebbe introdurre per norma lo stesso prezzo di cauzione su vari tipi di contenitore. È una procedura molto semplice e fa sì che più nulla sia disperso nell’ambiente. Il costo del deposito non dovrebbe essere più di 5-10 centesimi. Il deposito di 25 centesimi di euro applicato in Germania è troppo alto e può dare adito a truffe. Per un sistema di deposito cauzionale per il riciclo di bottiglie di plastica monouso che funzioni veramente, credo sia necessario fare le bottiglie tutte dello stesso colore. I produttori poi possono differenziare i loro prodotti con le etichette. La raccolta dovrebbe essere fatta solo con delle macchine automatiche che leggono il codice a barre associato alla bottiglia e sanno se c’è stato dentro un prodotto alimentare oppure no, perché solo i contenitori che sono stati a contatto con prodotti alimentari possono essere avviati a riciclo.”
Filippo Montalbetti, vice presidente dell’ufficio rapporti governativi di TOMRA in Europa Centrale: “In un sistema di deposito DRS i produttori finanziano e gestiscono il sistema applicando così il principio di responsabilità estesa del produttore. I produttori sono pertanto tenuti a versare un contributo EPR il quale, assieme ai proventi delle vendite dei materiali raccolti sul mercato e i depositi non riscattati, rappresentano le principali voci di finanziamento del sistema. Il deposito non deve essere gestito dallo Stato e non sono previsti fondi pubblici. Il monitoraggio dei risultati di raccolta da parte dello Stato c’è ed è fondamentale, infatti i sistemi di deposito devono essere introdotti dallo stato con legge ad hoc e obbligatori su scala nazionale. All’interno della legge deve essere identificata l’agenzia di monitoraggio e controllo del sistema di deposito stesso, che può essere direttamente il ministero competente (ambiente) oppure l’agenzia per la protezione ambientale. Inoltre, la legge deve prevedere che l’operatore di sistema (cioè l’amministratore del sistema creato da produttori e distributori) debba mandare annualmente i dati di sistema all’agenzia di monitoraggio, che poi farà audit. Il monitoraggio di sistema è fondamentale e lo Stato deve prevedere sanzioni in caso di mancato raggiungimento dei target di raccolta (dal 2029 sarà il 90% delle bottiglie in plastica per bevande). Il valore del deposito deve essere stabilito per legge ed è un elemento chiave del successo di un sistema di deposito. In Germania c’è un deposito di 25 centesimi di euro su tutti gli imballaggi per bevande monouso, e raggiungono il 98% della raccolta di PET e del 99% di lattine sull’immesso al mercato. Questo deposito è considerato estremamente incentivante per i consumatori: alcune catene di discount vendono bottiglie di acqua che costano meno del deposito. In Austria, dove la discussione sull'introduzione del deposito sta prendendo piede, si sta prendendo in considerazione un deposito tra i 25 e i 30 centesimi di euro che si applichi su tutti gli imballaggi per bevande. In Lituania e in Estonia è di 10 centesimi di Euro.
Per il sistema italiano bisognerebbe prendere in considerazione il potere d´acquisto e calcolare un valore che fornisca un valido incentivo per i consumatori a portare indietro i propri imballaggi vuoti. L’esperienza sui sistemi di deposito già esistenti ci dice che il deposito deve essere abbastanza alto per invogliare il consumatore a portare indietro gli imballaggi, infatti in paesi con depositi bassi, come ad esempio 5 centesimi di dollaro in alcuni Stati degli Stati Uniti (Connecticut, Massachussetts etc.), il tasso di raccolta è basso. Ma allo stesso tempo il deposito non può essere troppo alto, altrimenti potrebbe avere un impatto negativo sul potere di acquisto dei consumatori e potrebbero sorgere rischi di frodi. Quindi ci vuole un bilanciamento. Nel sistema tedesco annualmente sono mobilitati circa 10,4 miliardi di euro per il sistema di deposito sul monouso ma anche sul riutilizzabile. La sicurezza del sistema deve pertanto essere altissima. L’integrità del sistema deve essere garantita da inizio a fine. In Europa non c’è ancora nessun paese che abbia inserito per legge delle quote minime per il riutilizzabile, ma in Austria la ministra dell’ambiente Leonore Gewessler (partito dei Verdi) sta provando a inserire delle quote minime di riuso attraverso un piano con tre punti presentato a settembre 2020: introduzione di un sistema di deposito sul monouso; istituzione di quote per il riuso; trasferimento della plastic tax europea sui produttori”.
Sistemi di deposito per tutti i contenitori, non solo quelli alimentari
Simone ROMANO e Luigi CAPOBIANCO, fondatori di OSCAR, azienda di cosmetici biologici che ha implementato un Deposit Return System per i gli imballaggi dei suoi prodotti : “L’introduzione di una legge che obbliga il deposito DSR su tutti i contenitori, non solo quelli per bevande, e ne determina un prezzo calmierato tramite cauzione rappresenterebbe un vero impulso allo sviluppo dell’economia circolare anche nel settore della cosmetica. Si stima che ogni anno 151 miliardi di unità di flaconi monouso per i cosmetici siano venduti al mondo. OSCAR produce cosmetici di qualità a impatto zero. Noi immettiamo i nostri prodotti sul mercato in contenitori di alluminio riutilizzabili e riciclabili ai quali applichiamo un deposito di 30 centesimi di euro, indipendentemente dal contenitore (flaconi da 50 e 250 ml e vasetti da 60 ml in alluminio). Il costo del deposito è indicato chiaramente e il deposito è restituito integralmente al momento della restituzione degli imballaggi. OSCAR resta proprietario dei contenitori, che sono ceduti in una specie di comodato d’uso ai nostri clienti, tramite il pagamento del deposito. Mancando una legge che impone e disciplina un deposito per i contenitori per cosmetici, OSCAR si assume un rischio d’impresa legato al fatto che non è sicuro che tutti i contenitori siano resi. Noi scommettiamo sui nostri clienti, ma crediamo che senza una legge che obblighi il deposito per tutti i contenitori, il modello di deposito con vuoto a rendere non potrà affermarsi pienamente.”
DRS in Italia: una proposta di legge
L’Onorevole Aldo Penna, deputato 5 Stelle, è il primo firmatario di una proposta di legge per l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale DRS per il riuso/riciclo d’imballaggi per bevande.
“La transizione ecologica passa attraverso la riduzione dei rifiuti e il raggiungimento degli obiettivi europei, che devono essere perseguiti attraverso meccanismi che non pesano sulle spese dello Stato – spiega a Materia Rinnovabile - La nostra proposta di sistema di deposito cauzionale è ispirata alle direttive 2018/851, 2018/852 e 2019/904 (UE) e all’esperienza dei depositi cauzionali già esistenti in altri paesi europei. Con l’introduzione di un sistema di deposito per i contenitori per bevande i rifiuti dispersi nell’ambiente diminuiranno significativamente.”
Il sistema di deposito previsto dal disegno di legge dell’Onorevole Penna prevede l’imposizione di un deposito di 25 centesimi di euro su tutti i tipi di contenitori in plastica, vetro e metallo per acqua e bevande di altro genere. Gli imballaggi saranno dotati di un’etichetta con marchio e codice a barre per consentire sia il riconoscimento manuale che quello automatico. La raccolta degli imballaggi è prevista con il sistema return-to-retail. Nei centri della grande distribuzione organizzata ci sarà l’obbligo di utilizzazione di macchine per il recupero e smistamento degli imballaggi, mentre sulle superfici inferiori a 100 metri quadrati la raccolta potrà essere fatta manualmente. L’operatore di sistema sarà una struttura no-profit costituita tra produttori e distributori per la gestione della raccolta degli imballaggi e il loro avvio al riuso/riciclo.
“In tutta Europa i produttori hanno fatto una resistenza estrema all’introduzione dei sistemi di deposito cauzionale, che disturbano la loro politica commerciale. È qui che deve intervenire la capacità persuasiva della legislazione nazionale. Nessuno vuole penalizzare i produttori, ma dare dei vantaggi alla società”, spiega il deputato. “Con l’introduzione del sistema di deposito, anche CONAI (Consorzio nazionale Imballaggi) dovrà cambiare un po’ il suo sistema, perché i rifiuti da imballaggi di bevande si troveranno solo in maniera residuale nella raccolta dei rifiuti urbani fatta dai comuni e saranno gli operatori di sistema a decidere se vendere le materie prime seconde al consorzio o ad altri soggetti. CONAI sarà perciò spinto ad affinare il suo ruolo – conclude Penna - Ma d’altra parte di materiali da recuperare ne restano tantissimi”.