Oggi la ‘casa comune Terra’ soffre. L’attività antropica non ne ha sin qui considerato i limiti in termini di finitezza delle risorse e di esigenza di equità sociale, sfruttandola secondo un modello produttivo, economico e finanziario che, in base ai teoremi dell’economia lineare ‘take-make-waste’, insegue il profitto fossile di pochi a scapito di benessere, salute e giustizia per molti, arrivando a generare terribili crisi globali, dalla finanziaria alla climatica e ora alla pandemica. Urge la transizione verso il Green Deal (Papa Francesco dice ‘verso l’Ecologia Integrale’) per un nuovo modello di sviluppo fondato su decarbonizzazione, economia circolare, bioeconomia, come statuito dalle Nazioni Unite nell’“Agenda 2030”, che indica Obiettivi di Sviluppo Sostenibile il cui conseguimento richiede profonde trasformazioni tramite azioni complementari tra istituzioni, attori economici e società civile.
Resta un decennio per frenare il riscaldamento globale ed evitare rischi di estinzione dell’umanità. Occorrono tempestività, generatività, priorità condivise, volontà politica, efficienza amministrativa. In Italia è più che mai necessaria vera cultura di governo e concreta attitudine alla semplificazione, la cui mancanza nei decenni scorsi ha visto incagliarsi ogni tentativo di riforma di un Paese la cui resistività al cambiamento è nota.
La sfida è drammatica: non va mai dimenticato che si possono avere la migliore analisi delle criticità ed il migliore disegno di riforma, in ottica sistemica e non settoriale, ma se non si sa costruire e guidare la macchina di governo (struttura e uomini) che porta dall’analisi alla concreta attuazione del progetto di riforma, il fallimento è certo. Lo dimostra, a titolo di esempio, la non brillante ‘performance’ attuativa della norma ‘Ecoreati’, da cui tanto ci si aspettava, a partire da prevenzione e contrasto di emergenze quali la Terra dei Fuochi e le centinaia di roghi criminali di impianti di recupero di rifiuti registrati negli ultimi anni.
Un’agenda per la transizione
Per cercare di attrarre attenzione sulla ‘vexata quaestio’ di quali politiche e modelli di governance fossero utili per contrastare gli effetti delle emergenze globali in essere (ancor prima di ‘Laudato sì’, Paris Agreement, Agenda 2030 e pandemia), il 3 gennaio 2013 pubblicai l’“Agenda Ganapini per il governo dell’ambiente”. L’incipit era: “In Italia gli effetti della gravissima crisi ambientale e finanziaria globale in atto sono tali da richiedere immediatamente un ‘Crash-programme’ per la governance della transizione all’unico sviluppo (non ‘crescita’) possibile, quello sostenibile. Contemporaneamente all’attuazione del ‘Crash-programme’, deve partire un radicale ridisegno normativo, secondo approcci partecipativi, per armonizzare subito la legislazione in senso europeo, uno snellimento sul versante burocratico-procedurale che elimini discrezionalità prodromiche a corruzione e concussione, la creazione di funzioni di controllo e monitoraggio a garanzia di ‘enforcement’ e ‘fact-checking’ della ‘compliance’. Le risorse necessarie all’attuazione del ‘Crash-programme’ si reperiscono attraverso: utilizzo pieno (oggi al 17% circa) delle risorse comunitarie, tagli a spesa militare (F35) e cosiddette ‘Grandi opere’, creazione di un ‘asse ad hoc’ CdP-F2i per la politica di sostenibilità, alienazione trasparente (non ‘buy-back’da parte di mafie) di beni sequestrati a criminali”.
Urgenza di semplificazione normativa
Oggi credo si sia stanchi di chiacchiere e rimandi a ‘libri dei sogni’ tra ‘storytelling’ e ‘green washing’. Sono passati sette anni dal gennaio 2013, è arrivata la pandemia, sono cresciute le disuguaglianze, la concentrazione di CO2 in atmosfera continua ad aumentare e quindi è ancor più urgente il ‘Crash-programme’ allora proposto, che sia ‘business plan’ delle azioni di manutenzione e innovazione necessarie al Paese ed alle sue strutture economiche, sociali e culturali, istituzionali, garantendo anzitutto semplificazione normativa e manutenzione istituzionale. Ci si balocca, invece, con l’illusione che la ‘calza della Befana’ nel 2021 (non certo prima) ci doni centinaia di miliardi di euro e vi è ancora chi spera di poterli disperdere ‘per li rami’ tra i ‘clientes’, quando è evidente che un ragionevole ammontare di risorse arriverà dalla UE, ma sarà oggetto di un accurato controllo di gestione da parte di Bruxelles (dovrei forse dire di Berlino e Parigi). Manutenzione normativa e della struttura amministrativa è più che mai priorità assoluta e urgente, se ci si vuole attrezzare per essere interlocutori credibili della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea e per cogliere l’opportunità che il Green Deal in corso di approvazione dalla UE divenga anche in Italia motore del necessario cambiamento di modello di sviluppo che sin qui l’italico Green New Deal è ben lungi dall’aver delineato.
Le 33 proposte di Legambiente per la governance ambientale dell’Italia
Attenendomi all’ambito a me più noto, la governance di politiche ambientali, debbo registrare che il contributo più articolato in materia, al recente ‘public hearing’ svoltosi a Villa Doria Pamphilj, è venuto da Legambiente, che in tema di semplificazione delle procedure ha avanzato 33 proposte per accelerare gli investimenti: rilancio dell’economia con fondi già stanziati da politiche nazionali e su cui indirizzare le risorse del Green Deal UE; sblocco di risorse e di provvedimenti ministeriali in stallo con interventi dalla mobilità - sblocco del “buono mobilità” per le famiglie e realizzazione di foreste urbane (Decreto Clima), risorse per piste ciclabili e riqualificazione di patrimonio edilizio (Legge Bilancio 2020), sblocco di risorse per valorizzazione dei piccoli comuni (Legge Realacci). A corollario, Legambiente ha completato il proprio sforzo programmatico con l’elenco di 170 opere prioritarie grandi, medie o piccole, suddivise per regione e per tipologia di intervento – messa in sicurezza, bonifica, trasporti, infrastrutture – per consentire agli Italiani di vivere meglio. Mettendo mano alle emergenze nazionali: dal risanamento dei siti inquinati industriali alla realizzazione degli impianti di depurazione, dalla bonifica delle discariche abusive alla necessità di siti per il corretto smaltimento dell’amianto, dal deposito per le scorie radioattive a media e bassa attività agli interventi di riduzione del rischio idrogeologico, dall’abbattimento degli edifici abusivi alla ricostruzione nel Centro Italia colpito dal sisma.
Una Legge-Quadro sull’Ambiente
Gran parte di tali proposte era già contenuta nella ‘Agenda Ganapini’, ma quel che desidero qui chiarire è che tentare di tradurle in atti concreti, nei tempi e modi ordinari della politica italica, richiederebbe anni, mentre incombe una crisi climatica per moderare la quale le Nazioni Unite indicano la deadline al 2030. Questo è il motivo per cui ritengo necessario un ‘Crash-programme’ che cambi rapidamente campo e regole di gioco, imponendo una effettiva semplificazione a pubblici amministratori e burocrazia. Credo non si possa che partire introducendo un forte elemento di discontinuità, per consentire alle tante persone perbene che operano nell’Amministrazione Pubblica di impegnarsi proattivamente in logica ‘problem solving’, togliendo contestualmente spazio a quei dirigenti e funzionari che amano invece ispirarsi ad adagi quali “io faccio il taxista e porto la macchina dove il cliente (pro tempore) vuole”,”‘i Ministri passano, i Direttori restano”, dedicandosi al produrre testi di norme e regolamenti incomprensibili ai comuni mortali, spesso infarciti di errori prodromici ad estenuanti interpretazioni a seguire e di sovrapposizioni (overlapping) di ambiti temporali e tematici che ne rendono difficile, quando non impossibile, l’applicazione. Per non parlare della consuetudine di alleggerire limiti di legge: a partire già a fine ’70 dalle concentrazioni residue di pericolosi pesticidi nelle acque delle risaie pavesi e vercellesi, per arrivare al derubricare da Siti di Interesse Nazionale-SIN a Siti di Interesse Regionale -SIR alcune delle più contaminate aree del Paese di cui dovrebbe attuarsi tempestivamente la bonifica.
La soluzione di continuità potrebbe consistere in un atto legislativo che limiti la vigenza delle norme ambientali settoriali fino alla emanazione, in 90 giorni, di una Legge-Quadro sull’Ambiente composta di pochi articoli di principi generali (da inserire poi in Costituzione) che recepiscano le norme europee in materia di risorse idriche, inquinamento atmosferico, gestione dei rifiuti, tutela della biodiversità, conservazione della natura, valutazioni ed autorizzazioni ambientali. La Legge-Quadro delinea obiettivi strategici delle politiche per la sostenibilità ed esclude l’usuale e ridondante rimando ad atti di normazione secondaria. Poiché le questioni ambientali sono a forte contenuto tecnico-scientifico evolutivo, la loro gestione viene affidata a un Manuale Operativo redatto e aggiornato con cadenza biennale da un tavolo di coordinamento, presieduto dal Ministro alla partita o da suo Delegato, che includa CNR, ENEA, ISPRA, RUS-Rete di Università per lo Sviluppo Sostenibile, Ordini Professionali, sulla scorta dei BREFs europei fondati sul repertorio delle BAT (migliori tecnologie disponibili). Sul versante istituzionale, il Ministero dell’Ambiente, Territorio, Tutela del Mare (MATTM) e il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) si fondono nel Ministero dello Sviluppo Sostenibile, nel cui ambito la precedente struttura MATTM viene riorganizzata in due Direzioni Generali: la Direzione Generale per la Valutazione Ambientale Strategica di piani e progetti e la Direzione Generale per la Valutazione d’Efficacia delle politiche per la sostenibilità.
Difesa del suolo e delle acque sono delegate alle Autorità di Bacino Idrografico coordinate dal Ministro dello Sviluppo Sostenibile e sono aboliti gli Enti (AIPO, ATO) istituiti negli ultimi anni. Il Ministero dello Sviluppo Sostenibile si avvale dell’Agenzia Italiana per l’Ambiente (AIA), Organo Tecnico terzo e indipendente, competente in controllo ambientale, valutazione e verifica dello stato di attuazione della normativa (compliance), approntamento e aggiornamento della base conoscitiva di supporto alle decisioni a scala locale e decentrata, decisioni sul cui ‘enforcement’ debbono potersi esprimere ‘in progress’ tutti gli attori coinvolti, grazie a piattaforme già collaudate in Italia, rese disponibili dalla rivoluzione digitale 4.0 in atto. In AIA confluiscono e vengono riorganizzati ISPRA e altri organi tecnici, così come si dovranno potenziare e riorganizzare le Agenzie Regionali per l’Ambiente (ARPA), i cui Direttori verranno scelti tra tecnici accreditati dall’inclusione in un Albo nazionale ‘ad hoc’ costituito previo Concorso Pubblico per titoli ed esami, da esperirsi sotto la supervisione dell’Agenzia Europea dell’Ambiente entro 180 gg dalla formalizzazione del ‘Crash programme’.
La dotazione finanziaria del Sistema Agenziale così strutturato viene garantita tramite l’attribuzione ad AIA e ARPA dell’1,5% del Fondo Sanitario Nazionale.
Ogni Ministero di spesa verrà dotato, attraverso il trasferimento di personale competente dal Ministero per lo Sviluppo Sostenibile, di un Ufficio per la Sostenibilità che istruirà entro 90 giorni il parere preventivo vincolante del Ministero per lo Sviluppo Sostenibile stesso sui programmi strategici e di investimento elaborati dal Ministero di spesa in questione. Appare urgente rafforzare l’Amministrazione anche come capacità di contrasto alla eco-criminalità istituendo presso il Ministero dello Sviluppo Sostenibile il Coordinamento InterForze per la prevenzione e il contrasto alla criminalità ambientale, con rappresentanti dei Comandi dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, delle Capitanerie di Porto, presieduto dalla Procura Nazionale Antimafia. Al Coordinamento compete di assicurare l’uso efficiente delle risorse in campo, il monitoraggio di strategie ed azioni operative di contrasto alla eco-criminalità, la proposta di innovazioni normative specifiche inerenti i reati e delitti ambientali. Per contenuti ed obiettivi tecnici del ‘Crash-programme’ inerenti le priorità dettate da Green Deal (manutenzione , rinaturazione e riqualificazione del territorio e dell'ambiente costruito) rimando ancora alla ‘Agenda Ganapini’ citata, perché nulla è accaduto in questi sette anni che ne giustifichi un aggiornamento.
(Foto: Umberto Battaglia)