In Europa e oltreoceano si moltiplicano le aziende che propongono varie formule per il noleggio delle attrezzature per la montagna e le attività outdoor. Un modo per conciliare rispetto per l’ambiente e la possibilità di risparmiare.

Non è l’abito (tecnico) a fare l’alpinista – o lo sportivo. Se l’anno del Covid-19, con i confinamenti in casa e le limitazioni agli spostamenti, ci ha ricordato come mai prima l’importanza per il nostro equilibrio psico-fisico delle attività outdoor, la loro pratica ha un risvolto molto spesso sottovalutato: l’impatto ambientale legato alla produzione e al ciclo di vita dei capi di vestiario e dell’equipaggiamento. Tende, sacchi a pelo, sci, barche pieghevoli, zaini e indumenti tecnici (e costosi), in molti casi finiscono per essere adoperati solo per pochi giorni all’anno, oppure addirittura una tantum – mentre per la maggior parte delle persone sarebbe probabilmente più comodo, conveniente e sostenibile noleggiarli invece di acquistarli nuovi.

Dalle piattaforme online agli store dei produttori: il noleggio come nuovo modello di business

Il business del noleggio non è ovviamente una novità: anzi, nel campo dello sci e del pattinaggio – per citare solo due esempi – è una prassi consolidata da decenni. Negli ultimi anni, tuttavia, grazie all’affermarsi dell’attenzione per i temi della sostenibilità e alla crescita dei consumatori disposti allo sharing, l’offerta si è moltiplicata. Sul mercato sono sbarcate sia nuove piattaforme online – in particolare negli Stati Uniti, come la californiana Arrive – sia diversi grandi retailer: dai tedeschi di Globetrotter agli svedesi di Naturkompaniet. E anche il gigante francese Decathlon ha iniziato a sperimentare sul mercato domestico il noleggio di abbigliamento e attrezzatura per l’outdoor attraverso il marchio Forclaz.
Ma l’idea di offrire i propri prodotti a nolo attira sempre di più anche molti
produttori, che oggi sono i primi a proporre questa modalità ai clienti – o hanno cominciato a testarla – attraverso i rivenditori affiliati e i propri siti web. Uno dei primi ad avviare il servizio nei suoi negozi, nel 2012, è stato il marchio svedese Houdini, specializzato nell’abbigliamento da sci e da escursione. “L’obiettivo – racconta Gustav Hedström, business developer della società – era quello di separare la nostra crescita finanziaria dal consumo di risorse, consentendo alle persone di riconnettersi alla natura senza dover consumare vestiti. Per gli utenti questo è un modo per avere un guardaroba flessibile senza dover per forza conservare gli abiti, e di provarli prima di decidere se acquistarli: in questo caso l’importo del noleggio viene scalato dal prezzo finale.” Gli indumenti disponibili sono una scelta di quelli “più popolari sia per l’inverno sia per l’estate, come piumini, giacche a vento, pantaloni tecnici”. Oltre a offrire ai clienti un programma di ritiro valido per tutti i capi, nel 2006 quello svedese è stato il primo brand europeo a diventare partner di Eco-circle, il processo di riciclaggio del poliestere messo a punto dall’azienda tessile giapponese Teijin. Quando i prodotti presi a nolo vengono restituiti, dice ancora Hedström, “vengono lavati e rimessi a nuovo, se occorre riattivando la tecnologia idrorepellente Dwr e facendo delle riparazioni nel nostro centro assistenza. Se dobbiamo regolare le scorte di magazzino, possiamo vendere e acquistare capi di seconda mano nella sezione ‘Reuse’ del nostro sito, mentre se gli indumenti sono completamente consumati e non idonei all’uso vengono riciclati”.

Noleggiare e riparare

Nel 2017 pure Fjällräven, altro marchio svedese dall’inconfondibile logo con la volpe rossa acciambellata, ha iniziato a noleggiare tende (e in seguito zaini da escursione e sacchi a pelo) nei suoi negozi e poi in quelli della catena Naturkompaniet. “Per il 2020 - spiega il capo della comunicazione Philipp Kloeters - avevamo in programma di collegare il programma di noleggio ai nostri Fjällräven Classic Events”, un insieme di otto trekking organizzati dall’azienda in giro per il mondo: “Nonostante l’enorme interesse, alla fine abbiamo dovuto cancellarli a causa del Covid, ma questa sarà una caratteristica permanente negli eventi futuri. Inoltre, esamineremo l’ampliamento del programma di noleggio in Asia e negli Stati Uniti dal 2021”. Nel corso del tempo, continua Kloeters, “le esigenze o gli interessi possono cambiare: il noleggio è un’ottima alternativa al possesso di cose che potrebbero essere usate solo poche volte all’anno. Abbiamo sviluppato istruzioni per la pulizia e la cura dei capi, e lavoriamo a stretto contatto con i negozi partner per assicurarci che i prodotti siano ben mantenuti e pronti per la prossima avventura. In ogni caso in cui sia possibile, poi, li ripariamo con i ricambi che abbiamo a disposizione”.
Anche
Vaude, azienda tedesca specializzata in materiali per ciclismo e alpinismo, ha iniziato nel 2017 a offrire i suoi materiali a nolo con il programma iRentit. Tende, zaini da escursione e da montagna, borse per i viaggi in bicicletta si possono prenotare online e nei negozi monomarca del brand, e una volta restituiti vengono rimessi a punto dal suo servizio di assistenza, che si avvale anche della collaborazione del sito specializzato nelle guide di riparazione iFixit. Il noleggio, tuttavia, è disponibile soltanto in Germania, e Vaude ha spiegato che per il momento non ha intenzione di estenderlo ad altri paesi. La società, in ogni caso, è tra le più attente alla sostenibilità dell’intero ciclo di vita dei suoi manufatti: la scorsa estate ha introdotto un “indice di riparazione” dei prodotti basato sul numero di strumenti e componenti che servono per rimetterlo a nuovo e sulla tempistica richiesta: un modo, secondo l’Ad Antje von Dewitz, per “riaffermare la nostra posizione contro una società usa e getta. I nostri prodotti devono avere una lunga durata ed essere riparabili”.
Dall’altra parte dell’Atlantico, molto attivo nel campo del noleggio è il marchio di abbigliamento sportivo
Rei, creato a Seattle nel 1938 da un gruppo di alpinisti e da sempre basato su un modello cooperativo. Oggi negli Stati Uniti la società ha 19 milioni di soci e più di 150 negozi. In essi, e sul proprio sito, a partire dall’autunno 2018 ha introdotto l’opzione di prendere in affitto kit da campeggio, materiali da escursione come zaini o ciaspole, attrezzi da ciclismo, kayak e sci/snowboard, portapacchi per auto. “Vogliamo rendere facile per i nostri clienti andare nella natura e provare attrezzature nuove”, dice Courtney Gearhart, Senior Public Affairs Program Manager di REI: “Il nostro obiettivo è ridurre gli scarti, perciò quando un prodotto viene sostituito con una versione nuova, ogni negozio lo può rimettere in circolazione nel suo angolo dell’usato (che purtroppo abbiamo dovuto chiudere finché durerà l’emergenza Covid) oppure online attraverso il progetto Used Gear”. Come ha spiegato sul blog della società il responsabile per i nuovi business, Peter Whitcomb, con queste iniziative “stiamo cercando di rispondere all’evoluzione dei comportamenti dei clienti, che guardano a modalità alternative per accedere ai prodotti. Se possiamo continuare a fornire opzioni di acquisto più sostenibili riducendo allo stesso tempo gli sprechi, il potenziale impatto diventa molto interessante: i grandi player penseranno e agiranno sempre più in questo modo”.

In Italia

Venendo infine al nostro paese, già da qualche anno anche la bolzanina Oberalp – titolare fra gli altri del marchio Salewa – ha introdotto in alcuni dei suoi negozi la possibilità di noleggiare attrezzatura tecnica per la montagna. “Le ragioni che ci hanno spinto – dice la Sustainability Assistant dell’azienda, Martine Riblan – sono legate sia alla richiesta dei clienti sia alla sostenibilità”. Riguardo al primo elemento, “spesso sono i rivenditori a modellare una proposta in maniera indipendente”: tra i materiali che si possono affittare ci sono per esempio set per le vie ferrate, scarpe da ghiacciaio, tende. “Per alcune attività – continua la manager – serve un’attrezzatura specifica: il noleggio viene preso in considerazione dai nostri clienti quando vogliono provare un nuovo approccio alla montagna senza impegnarsi nell’acquisto di materiali che poi magari userebbero una sola volta. In questo modo rendiamo la montagna accessibile a più persone, e diamo la possibilità a chi la frequenta più assiduamente di provare un’attrezzatura nuova ogni stagione e testare nuovi prodotti”. A Zermatt in Svizzera, in uno dei primi negozi ad aver attivato questo servizio, le richieste di noleggio sono circa 150 all’anno. Dal punto di vista della sostenibilità, invece, Oberalp ha creato nel 2012 un dipartimento focalizzato su aspetti che vanno “dalla trasparenza della filiera ai test chimici, al monitoraggio e miglioramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche. Sempre in quest’ottica”, conclude Riblan, “ci occupiamo di riparazioni di alcuni articoli, e stiamo vagliando la possibilità di ampliare anche questo servizio”.

Per approfondire, scarica e leggi il numero 35 di Materia Rinnovabile dedicato all'outdoor.