L’Italia ha la sua strategia forestale nazionale. Presentata il 9 febbraio, definisce obiettivi e azioni per una gestione efficace e sostenibile del patrimonio forestale italiano, “nell’interesse collettivo”, come viene precisato. “La sua missione – si legge nel documento elaborato dal Mipaaf (il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali) – sarà di portare il paese ad avere foreste estese e resilienti, ricche di biodiversità, capaci di contribuire alle azioni di mitigazione e adattamento alla crisi climatica, offrendo benefici ecologici, sociali ed economici per le comunità rurali e montane, per i cittadini di oggi e per le prossime generazioni.”
Un tesoro nelle foreste d’Italia
Non poca cosa, quindi, se si considera (la fonte è proprio il Mipaaf) che l’80% del legname utilizzato dall’industria italiana è ancora oggi importato dall’estero. La situazione è questa: esiste un vero e proprio tesoro nazionale con un potenziale enorme che non viene adeguatamente sfruttato, sprecando così l’opportunità di costruire una solida filiera bosco-legno a basso impatto ambientale. Le foreste sono essenziali per la nostra salute e per il benessere e la salvaguardia del pianeta. Sono ricche di biodiversità e sono estremamente importanti nella lotta ai cambiamenti climatici.
Oltre un terzo della superficie dell’Italia, il 36,7% per la precisione, è coperto da boschi, un valore che è aumentato del 18,4% in circa dieci anni superando gli 11 milioni di ettari. Più alberi e più foreste significano una capacità maggiore di assorbimento della CO2, passata dalle 490 milioni di tonnellate di sedici anni fa ai 569 milioni di oggi. La consistenza dei boschi (i valori indicano i metri cubi di biomassa) è di 165,4 metri cubi. Fondamentale poi la valutazione sulla capacità della biomassa cosiddetta epigea (cioè fusti, rami e fogliame) e del legno morto (cioè alberi morti ancora in piedi o al suolo, tronchi spezzati, piccoli e grandi rami, ceppaie) di immagazzinare la CO2: rispetto al 2005 le foreste hanno visto aumentare lo stoccaggio di anidride carbonica di ben 290 milioni di tonnellate.
La strategia forestale italiana e quella europea
La strategia forestale italiana arriva dopo la stessa strategia europea e si inquadra in una serie di strategie precedenti – nazionali ed europee – su temi rilevanti come l’agricoltura, la biodiversità, la bioeconomia circolare e sostenibile, l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile. In generale definisce tre obiettivi per il Paese: gestione sostenibile e ruolo multifunzionale delle foreste; efficienza nell’utilizzo delle risorse forestali per un impiego sostenibile delle aree rurali, interne e urbane; responsabilità e conoscenza globale delle foreste (ovvero ricerca scientifica e formazione professionale). Sono poi indicate una serie di azioni operative, specifiche e strumentali che saranno finanziate attraverso, tra gli altri, i fondi strutturali europei, il fondo per lo sviluppo agricolo e rurale, il Recovery Fund Next Generation, i fondi privati, i fondi di Horizon Europe e il fondo foreste del Mipaaf.
La nuova strategia forestale dell’Unione europea per il 2030 è stata approvata nel novembre dello scorso anno, si basa sulla strategia dell’Unione per la biodiversità per il 2030 ed è una delle iniziative faro del Green Deal europeo. Essa punta a valorizzare il contributo delle foreste al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di biodiversità, nonché all’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e della neutralità climatica entro il 2050. Riconosce il ruolo centrale e multifunzionale delle foreste, il contributo dei silvicoltori e l’intero valore delle filiere forestali per realizzare un’economia sostenibile e climaticamente neutra entro il 2050, preservando zone rurali vivaci e prospere.
Le foreste nella transizione ecologica
Ma perché la gestione sostenibile e responsabile delle foreste è così importante nel quadro della transizione ecologica? Gli esperti sono concordi nel ritenere che solo una gestione sostenibile e responsabile garantisce la conservazione della biodiversità e l’erogazione dei servizi ecosistemici.
Inoltre, il legno ha numerosi vantaggi quando impiegato in sostituzione di altri materiali: è un materiale rinnovabile, del quale usiamo ancora oggi una minima parte rispetto a quanto la natura ricrea ogni giorno. La crescita del suo consumo è legata a diversi fattori: un incremento dei consumi di prodotti (legname per le costruzioni, mobili, imballaggi, carta, ecc.); un aumento, a partire dai paesi a più alto tasso di sviluppo, dei consumi energetici per produzioni termiche, ma anche di energia elettrica e di biocombustibili per il settore dei trasporti; un aumento correlato ai consumi di biomasse legnose conseguente alle politiche di decarbonizzazione e quindi all’affermazione di nuovi impieghi di materie prime rinnovabili nella bioeconomia circolare. Si tratta di bioplastiche, biotessuti, biofarmaci, biomateriali per l’edilizia e tutti gli altri nuovi materiali in grado di sostituire prodotti ricavati da fonti non rinnovabili.
Immagine: foresta alpina (ph Jason Blackeye, Unsplash)