I sistemi di deposito cauzionale o Deposit Return System (DRS) sono uno degli strumenti più efficaci per ridurre la produzione di rifiuti da imballaggi, soprattutto nel settore alimentare. Nel decreto semplificazioni bis approvato a fine luglio dal Parlamento è stata inclusa una norma che introduce i sistemi di deposito cauzionale per contenitori per bevande in plastica, vetro e metallo. Si legge nel testo del decreto: “Al fine di aumentare la percentuale degli imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato per contribuire alla transizione verso un’economia circolare, gli operatori economici, in forma individuale o in forma collettiva, adottano sistemi di restituzione con cauzione nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi”.
La norma dovrebbe entrare in vigore entro novembre 2021. Ma cosa prevede nel dettaglio? E quali saranno le implicazioni pratiche?
Un sistema DRS volontario o obbligatorio?
La norma dovrà essere tradotta in legge entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto, quindi entro novembre 2021, dal Ministro della Transizione Ecologica di concerto con il Ministro dello Sviluppo economico previa consultazione delle associazioni delle imprese maggiormente rappresentative sul piano nazionale, per stabilire i tempi e le modalità di attuazione. In particolare, i due ministeri dovranno definire: gli obiettivi annuali qualitativi e quantitativi da raggiungere; i valori cauzionali di ogni singola tipologia di imballaggio; i termini di pagamento e modalità di restituzione degli imballaggi; le premialità e incentivi economici da riconoscere agli esercenti che adottano i sistemi DRS; l’eventuale estensione del sistema di deposito ad altri imballaggi oltre ai contenitori per bevande; la percentuale minima di imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato ogni anno; la promozione di campagne di sensibilizzazione rivolte ai consumatori.
L’emendamento approvato nel decreto Semplificazioni bis è stato proposto dall’Onorevole Aldo Penna (deputato del Movimento 5 Stelle), che nel marzo 2021 aveva presentato una proposta di legge per l’istituzione di un sistema DRS obbligatorio per i contenitori per bevande. Dalla lettura del presente emendamento non è chiaro se il sistema DRS dovrà essere di tipo volontario od obbligatorio, visto che nel testo è scritto che gli operatori economici “adottano” il sistema DRS, ma in seguito si parla di “premialità e incentivi economici”, che sono invece tipici dei sistemi volontari detti “incentivanti” , e non sono previste sanzioni per la non applicazione del deposito.
Un sistema DRS per il riuso o per il riciclo?
Non è chiaro neanche se il sistema DRS sarà un sistema per il riuso o per il riciclo. A tal riguardo in Italia c’è confusione attorno ai due tipi di sistema. L’emendamento incluso nel decreto semplificazioni bis va a modificare l’art. 219 bis del Testo Unico Ambientale “sistema di riutilizzo di specifiche tipologie di imballaggi”, e questo farebbe pensare che il sistema debba essere per il riuso. D’altra parte negli ultimi mesi c’è un dibattito in Italia sui DRS per il riciclo degli imballaggi alimentari stimolato da due fattori: l’efficacia di tali sistemi per l’intercettazione dei contenitori per bevande monouso e gli obblighi di raggiungere gli obiettivi europei della strategia sulla plastica. Secondo i target UE, entro il 2025 si dovranno riciclare il 55% di tutti gli imballaggi in plastica (direttiva europea 2018/852 Imballaggi e Rifiuti degli Imballaggi), intercettare e riciclare il 77% dei contenitori di bevande in PET entro il 2025 e il 90% entro il 2029, nonché assicurare un contenuto minimo di materiale riciclato del 25% entro il 2025 e del 30% entro il 2030 (direttiva europea 2019/904 sulle plastiche monouso, detta anche direttiva SUP).
Un’analisi dei sistemi DRS in 46 paesi del mondo mostra che nei paesi dove il sistema DRS per il riciclo è obbligatorio per legge si possono raggiungere tassi di raccolta per contenitori di bevande anche del 94%. In Europa ci sono diversi paesi che applicano la cauzione sia su imballaggi monouso (DRS per il riciclo) che su imballaggi riutilizzabili (DRS per il riuso). In questi paesi i produttori sono liberi di scegliere quale imballaggio utilizzare per i loro prodotti e a seconda del tipo di imballaggio dovranno partecipare a uno o all’altro dei due sistemi.
Che valore per il deposito cauzionale?
La proposta di legge presentata da Aldo Penna a marzo 2021 prevedeva un sistema di deposito di 25 centesimi per ogni contenitore per bevande, una somma simile a quella usata in altri paesi. In un’intervista ad AGI del 17 settembre (https://www.agi.it/cronaca/news/2021-09-17/rifiuti-deposito-cauzionale-come-funziona-13894983/) l’onorevole Penna parla invece di 5-10 centesimi di euro per ogni contenitore alimentare. Uno studio comparativo sui sistemi DRS in uso in altri paesi del mondo mostra che più caro è il deposito, maggiori sono i tassi di ritorno. Secondo il Global Deposit Book con un deposito di meno di 7 centesimi di dollaro americano per contenitore il tasso medio di ritorno è del 68%, che sale all’81% con deposito tra 7 e 9, 9 centesimi di dollaro, e all’88% con deposito minimo tra 10 e 15 centesimi di dollaro. In Europa ci sono alcuni dei programmi più virtuosi al mondo, con 94% di tasso di ritorno con un deposito di 15 centesimi di dollaro americano o più.
Logistica inversa, costi, grande distribuzione: le criticità da risolvere
L’introduzione di un sistema DRS richiede modifiche alla attuale gestione dei rifiuti, attualmente in carico ai comuni, e l’organizzazione della logistica inversa per la raccolta degli imballaggi vuoti e il loro trattamento.
“Mineracqua ha incontrato il Senatore Penna ed espresso la propria apertura all’introduzione in Italia di un sistema di deposito cauzionale, ma abbiamo fatto presenti una serie di temi che sono assenti dall’emendamento nel decreto semplificazioni bis, come ad esempio l’istituzione di un sistema informatico, il coinvolgimento della grande distribuzione, il rapporto con i comuni”, spiega a Materia Rinnovabile Ettore Fontana, vice presidente di Mineracqua, la Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali e delle Acque di Sorgente . “Per far funzionare un sistema DRS è necessario creare un sistema informatico che legga l’etichetta con il codice a barre su ciascun contenitore e scarichi la cauzione su quella bottiglia e su quella marca. In Germania l’istituzione di un sistema di deposito cauzionale è costata 2 miliardi di euro, dei quali 1 miliardo per il sistema informatico – dice Fontana - Chi paga per l’istituzione di questo sistema?”
Un’altra questione da risolvere, secondo il vice presidente di Mineracqua, è il coinvolgimento della grande distribuzione e la definizione di rifiuto. In Europa la maggior parte dei sistemi DRS sono del tipo return-to-retail e la raccolta dei vuoti avviene presso la grande distribuzione “Quando un consumatore riporta le bottiglie presso la grande distribuzione, a chi appartiene quel vuoto? Oggi in Italia vige la privativa comunale sui rifiuti, ma noi sosteniamo che il vuoto è nostro.”
Regime EPR, raccolta differenziata e sistemi DRS
Materia Rinnovabile ha contattato anche Federdistribuzione, che non ha rilasciato una dichiarazione ma ha condiviso un link sul loro sito dove il presidente Alberto Frausin indica come il mondo della Distribuzione invece di sostenere l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale, sostiene invece che sia prioritario aumentare ulteriormente l’efficacia dei processi di raccolta differenziata.
Oggi i costi della raccolta differenziata sono a carico dei comuni e sono solo in parte coperti dai corrispettivi economici che i produttori elargiscono alle municipalità nell’ambito del regime della responsabilità estesa del produttore.
Secondo alcuni esperti di gestione dei rifiuti sentiti da Materia Rinnovabile, l’intervento normativo per l’introduzione di un sistema DRS andrebbe coordinato con le norme che regolano il regime di responsabilità estesa del produttore (EPR) esistente per gli imballaggi e recentemente modificato dal decreto legislativo n. 216 del 2020 che recepisce le direttive europee 2018/851 e 2018/852. Sul piano della responsabilità finanziaria, infatti, entro il 2024 i produttori di imballaggi saranno tenuti a coprire integralmente (o in deroga almeno l’80%) i costi di raccolta differenziata dei rifiuti che derivano dagli imballaggi immessi sul mercato nonché i costi del loro successivo trasporto, compreso il trattamento necessario per raggiungere i target di riciclo fissati dal legislatore europeo, i costi necessari al raggiungimento di eventuali ulteriori obiettivi (es. obiettivi di riduzione, riutilizzo, contenuto di riciclato) stabiliti a livello nazionale, i costi di informazione e di raccolta e comunicazione dei dati.
Deposito cauzionale per combattere il littering e raggiungere i target europei
“L’emendamento passato nel decreto Semplificazioni ha il merito di avere aperto una discussione sull’introduzione di un sistema DSR anche nel nostro Paese, che dorme sugli allori di risultati discreti se comparati alle prestazioni di altri paesi europei. Risultati ottenuti da un sistema di responsabilità condivisa come quello dei consorzi Conai. Ma il consumo in aumento di cibo e bevande fuori casa e “on the go” richiede oggi un ripensamento dei sistemi di raccolta degli imballaggi monouso”, dice a Materia Rinnovabile Silvia Ricci, responsabile Economia Circolare per l’associazione Comuni Virtuosi. “Abbiamo uno strumento di straordinaria efficacia come il DRS che, grazie all’incentivo della cauzione permette di arrivare a raccogliere sino al 98% degli imballaggi immessi al consumo, con una media che in Europa supera il 90%, e previene la piaga del littering e dei rifiuti marini. Questo è particolarmente importante in un paese a forte vocazione turistica come il nostro che contribuisce in modo importante alla dispersione di rifiuti di plastica nel Mediterraneo”. Secondo il rapporto The Mediterranean: Mare Plasticum pubblicato dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (IUCN) nel 2020, Egitto, Italia e Turchia contribuiscono per oltre il 50% alle 229 mila tonnellate di rifiuti di plastica che ogni anno finiscono nel Mediterraneo (stima che secondo i calcoli varia tra 148 mila a 610 mila tonnellate l’anno).
“Parliamo oltretutto di un sistema che non costa nulla ai cittadini, perché viene gestito e finanziato dai produttori di bevande. Un sistema che permette una reale gestione circolare dei contenitori di bevande, con materiali puliti che rimangono nei cicli produttivi generando occupazione green. Secondo un recente studio di What we waste sono oltre 7 miliardi i contenitori di bevande che sfuggono al riciclo in Italia. Per i produttori di bevande – conclude Ricci - un DRS significa raggiungere con sicurezza gli obiettivi della direttiva SUP di contenuto riciclato (25% al 2025 e 30% al 2030) e del 90% di raccolta al 2029 per le bottiglie in plastica”.