Mille i progetti green pronti a partire che avranno un impatto occupazionale, ambientale e sociale. Questo il contenuto del report “A Green Covid-19 Recovery and Resilience Plan for Europe”, pubblicato dalla società di consulting EY per i decisori politici.
Un report che arriva nel pieno della discussione a Palazzo Chigi (e in tante altre cancellerie europee) su come usare i 750 miliardi del fondo NextGeneration EU. L’Italia infatti che riceverà ben 209 miliardi, il plafond più alto di tutta l’Unione, deve presentare almeno un 30% di iniziative legate alla decarbonizzazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Data ultima: il 15 ottobre 2020.
Una Green Recovery con 2 milioni di posti di lavoro
“A Green Covid-19 Recovery and Resilience Plan for Europe mostra come con un investimento da 200 miliardi di euro di fondi pubblici e privati equamente distribuiti in tutti i paesi dell’Unione Europea potrebbe tamponare nel breve termine l’emorragia occupazionale, generando più di 2 milioni di posti di lavoro compensando il 20% dei posti di lavoro persi con la crisi legata al Covid-19”, spiega in un comunicato Roberto Giacomelli, associate partner del team Climate Change and Sustainability Service di EY. “Dal punto di vista del clima consisterebbe in un taglio delle emissioni di lungo termine di 2,3 gigatonnellate di CO2 equivalente, (quasi la metà delle emissioni dell’Ue, ndr) rendendo più resiliente e competitiva l’economia europea”.
Secondo gli autori l’elenco presentato è solo la punta dell’iceberg. Quelli contenuti nel report sarebbero infatti solo il 10% di tutti i progetti attualmente esistenti in Europa subito cantierabili, per un valore di 1000 miliardi di euro, che sarebbero in grado di riassorbire integralmente la disoccupazione creata dalla crisi economica legata alla pandemia del Covid19.
I progetti green presentati dall’Italia
Per l’Italia sono stati presentati ben 95 progetti, di cui 29 nel settore energetico, 15 nei trasporti, 13 progetti di uso del suolo e agricoltura, 23 per l’industria e l’economia circolare, 16 nel settore delle costruzioni. Per un totale di 10,6 miliardi di euro di investimenti.
Gli impatti sono rilevanti: 120 mila posti di lavoro e una riduzione delle emissioni di circa 150mila tonnellate di CO2 equivalente.
Varie le dimensioni dei progetti: da qualche milione e a vari miliardi di euro, con un ruolo importante delle Pmi. “La cosa che ci ha stupito – spiega Roberto Giacomelli di EY in un’intervista rilasciata al Sole24Ore – è che nonostante l’arco temporale limitato dell’indagine, siamo stati in grado di raccogliere un numero elevatissimo di progetti, al punto che tanti sono stati lasciati fuori dalla lista. È emerso un tessuto dinamico, con tante idee innovative e tanti progetti di R&D avanzatissimi. Un tessuto che, se sostenuto economicamente, può portare l’Italia a essere leader nella green economy”.
Crisi post Covid e opportunità
“La crisi post Covid ci ha offerto la grande opportunità di ripensare in chiave sostenibile e resiliente l’intero sistema industriale, rivoluzionare la mobilità, sostenere la qualità del Made in Italy e rilanciare il turismo”, spiega il senatore Gianni Girotto (M5S). “Serve un confronto politico quotidiano su una questione che vede Governo e Commissione europea impegnati nella costruzione di un progetto di decarbonizzazione al 2050: stiamo oggi selezionando i progetti a maggior valore aggiunto, senza dimenticarci di finanziare la ricerca, essenziale per arrivare all'innovazione che serve”.
Tra i progetti portati ad esempio – la lista è riservata solo all’Esecutivo – ci sono Gigafactory per pannelli fotovoltaici a Caserta, i piani di riforestazione del comune di Milano, tecnologie innovative per l’industrializzazione dell’edilizia. Ma nella lista finale si trova molto di più.
Al momento non è ancora chiaro quando e come sarà presentata da EY e partner questa iniziativa, ma lo scopo è dare spunti importanti ai ministeri che ancora non hanno presentato suggerimenti aggiornati alla cabina di regia di Palazzo Chigi. Sebbene poco trattato dalla stampa, nei prossimi giorni il dibattito su come usare la principale dote economica del governo per indirizzare la crisi e tracciare il futuro dello sviluppo del Paese, rinunciando ad un sistema economico obsoleto ma ostinatamente resiliente, entrerà nel vivo. Secondo vari esponenti delle forze di maggioranza e opposizione serve un dibattito franco e aperto, per usare al meglio queste risorse. Sperando che siano destinate a una ripresa green e circolare.