Il 31 ottobre si è aperta la COP26 a Glasgow, la Conferenza Onu sul cambiamento climatico organizzata dal governo britannico in partnership con l'Italia. Durante la conferenza si definiranno azioni concrete atte ad invertire la rotta del cambiamento climatico, centrando così l’intento dell’Accordo di Parigi, che prevede il mantenimento della temperatura al di sotto dei 2°C, con l’obiettivo di 1,5°C, entro la fine del secolo. Un proposito più che mai necessario, anche a fronte di quanto emerso dal Climate Transparency Report 2021, che rivela come la maggioranza dei Paesi, non abbia ancora presentato strategie a breve o a lungo termine per raggiungere il 100% di energie rinnovabili o la diminuzione della dipendenza da combustibili fossili.

Spreco alimentare ed emissioni di CO2

In questo contesto di generale inattività si inserisce la necessità di agire contro lo spreco alimentare, responsabile del 10% delle emissioni di gas serra. Nel mondo, più di un terzo del cibo prodotto viene sprecato, una quantità che raggiunge 2,5 miliardi di tonnellate a livello globale, con il conseguente spreco delle risorse impiegate per produrlo: acqua, terra, energia, lavoro e capitale.
Un impatto negativo confermato anche dal
centro di ricerca Project Drawdown, che ha individuato nella riduzione dello spreco alimentare la soluzione n.1 per contrastare il cambiamento climatico. Dimezzando infatti lo spreco alimentare entro il 2100, si potrebbe rimanere nel target di un aumento di 2°C, evitando ulteriori danni alla salute degli individui e del nostro pianeta.
Solo nei paesi dell’
Unione Europea vengono sprecate 88 milioni di tonnellate di cibo ogni anno, di cui il 53% a livello domestico. È quindi fondamentale che diversi livelli della società si attivino per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, coinvolgendo i principali attori del settore, ma anche le istituzioni e i singoli individui, con un impatto positivo sul livello di emissioni e il cambiamento climatico. Questo anche alla luce dell’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che ha tracciato per la prima volta in modo inequivocabile un legame tra attività umane e innalzamento della temperatura. Una relazione allarmante, che può però spingere i singoli cittadini, ma anche gli attori economici e istituzionali, ad agire contro i cambiamenti climatici.

Un’app per salvare il cibo

In tal senso, Too Good To Go proseguirà in maniera ancor più decisa nella sua attività di coinvolgimento e sensibilizzazione rispetto al tema dello spreco alimentare, fornendo a tutti gli strumenti per diventare protagonisti nella lotta allo spreco, a livello domestico ma anche di vendita e distribuzione. Con oltre 98 milioni di Magic Box salvate, sacchetti contenenti una selezione a sorpresa dei prodotti invenduti di fine giornata, l’applicazione è già riuscita a risparmiare l’emissione nell’ambiente di oltre 2.465.000 tonnellate di CO2 equivalente. Un risultato importante ma che rappresenta una piccola parte all’interno del vasto problema che è lo spreco alimentare e che deve, ora più che mai, trovare spazio e la giusta considerazione all’interno dei negoziati che avranno luogo durante la COP26.