Siamo abituati a pensare al passato e alla tradizione come a qualcosa di vecchio e statico. Tuttavia, questa immagine della tradizione è stereotipata e non tiene conto dei suoi continui mutamenti nel corso del tempo che inglobano l’innovazione come parte naturale del processo. Spesso, quello che riconosciamo come tradizione sembra riportarci ai principi dell’economia circolare. Non a caso quando si prova a spiegare quest’ultima a qualcuno, la risposta più frequente è che per i loro nonni o genitori questo modello di consumo era la normalità. Eppure, stando al Circularity Gap Report 2023, l’economia mondiale è al momento circolare solo per il 7,2%, e il trend prevede un ulteriore peggioramento.
Innovare attraverso la tradizione significa utilizzare risorse tipiche di uno specifico contesto culturale, sociale e geografico, e quindi difficilmente riproducibili in altre realtà, elevando il carattere distintivo e la legittimità della soluzione innovativa agli occhi del consumatore. In questo specifico contesto storico l’intero processo deve basarsi sui fondamentali dell’economia circolare affinché aumenti le proprie possibilità di successo in termini di applicazione e legittimazione sociale.
Alla scoperta delle tradizioni circolari
Ma quali sono le dinamiche che legano la tradizione all’innovazione e all’economia circolare? Quanto l’attuale processo di innovazione è semplicemente parte di un’evoluzione della tradizione che ci porta naturalmente verso un modello circolare?
L’obiettivo di questo editoriale, che diventerà un appuntamento mensile, sarà proprio quello di esplorare questo legame inscindibile, andando alla scoperta di pratiche millenarie, da tutto il mondo, che rappresentano una straordinaria fonte di ispirazione per forgiare i nuovi modelli economici e sociali, incentivare la nascita di startup, guidare le aziende nelle scelte produttive e le istituzioni nel creare le basi di uno sviluppo equo e sostenibile!
Ogni appuntamento sarà focalizzato su uno dei seguenti argomenti: Architettura, Agricoltura e Food, Energia, Acqua, Materiali/Input, Riciclo, Moda, Mobilità.
Si andranno ad esplorare quelle tradizioni capaci di ispirare l’innovazione circolare e innescare quel circolo virtuoso utile alla contaminazione tra culture e territori diversi grazie all’accesso/condivisione delle informazioni, pratiche, testimonianze, etc. Tramite questo editoriale, vogliamo avviare la raccolta dell’enorme patrimonio di conoscenze che abbiamo costruito in tutto il mondo negli anni e metterlo a disposizione in modo costruttivo e sinergico per lo sviluppo dell’economia circolare. Ci troviamo di fronte all’opportunità di valorizzare le risorse e le tecniche basate sulla tradizione, sia quelle tangibili che intangibili, ma che possiedono un potenziale non ancora completamente espresso. Questo tipo di soluzione può contribuire a creare un futuro più sostenibile, godendo tra l’altro di una riduzione, sia temporale, che di costo, che di complessità, rispetto ad una soluzione completamente nuova.
Ci sono infatti molti esempi di radici tradizionali che guidano l'innovazione in tutto il mondo. Uno degli esempi più antichi di coltivazione e agricoltura circolare lo ritroviamo presso i popoli che abitavano le zone montuose delle Ande, sul lago di Titicaca tra il Perù e la Bolivia, e il Myanmar. Questi popoli coltivavano giardini idroponici sulla superficie dell'acqua, utilizzando bancali di paglia, fiori e substrati differenti a seconda dei materiali disponibili: il riciclo ed il riuso di ogni scarto era alla base di ogni processo. In India invece, le radici tradizionali dell'Ayurveda sono state utilizzate per sviluppare un approccio più circolare all'assistenza sanitaria portando alla realizzazione di nuovi farmaci a base di erbe più efficaci e rientrando così nel modello circolare di input sostenibili. In Giappone, la tecnica antica del Diasugi permette di produrre legna senza abbattere gli alberi preservando così il sottobosco e tutto l’ecosistema, mentre quella del Kintsugi, che consiste nel riparare oggetti valorizzando e mettendo in risalto la riparazione stessa, sembra aver ispirato il modello circolare dell’estensione della vita utile dei prodotti, che ad oggi viene rappresentato pienamente dai mercati second hand e dalla rigenerazione, in particolare dei cellulari.
Dalla tradizione all’innovazione (non solo tecnologica)
È però giusto evidenziare che la transizione verso un modello di economia circolare rappresenta, oltre che un’imperdibile opportunità, una sfida non da poco, in quanto implica diversi cambiamenti. Ad esempio: cambiamenti comportamentali da parte dei consumatori, che hanno bisogno di abbracciare stili di vita e modalità di consumo differenti; modifiche normative, che comportano l'introduzione di incentivi pubblici o nuove normative per il trattamento dei prodotti a fine vita e delle materie prime secondarie.
Pertanto, l'innovazione, intesa in senso stretto come “innovazione tecnologica”, non è l'unico driver, ma in casi specifici è un fattore chiave abilitante. Per realizzare il potenziale dell'innovazione per l'economia circolare si rendono necessari anche sforzi politici dedicati e sostenuti per creare quadri e incentivi favorevoli per gli sforzi di innovazione privati e per incoraggiare i consumatori ad adottare rapidamente e ampiamente modelli di consumo innovativi e più sostenibili. Infatti, il Green New Deal, europeo risponde proprio a questa esigenza e mira ad avviare l'UE sulla strada di una transizione verde, con l'obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ma quest’ultimo non è l’unico obiettivo perché ce ne sono altri due: da un lato la crescita economica che deve essere “dissociata dall'uso delle risorse” e dall’altro che “nessuna persona e nessun luogo” dovrà essere trascurato. Ovviamente alla base dell’intero piano c’è la promozione verso un uso efficiente delle risorse passando a un'economia pulita e circolare” e “ripristinando la biodiversità attraverso la riduzione dell'inquinamento”.
In questo periodo le imprese e i governi devono comprenderne i principi e utilizzare l'innovazione per creare nuovi prodotti, processi e servizi più efficienti e circolari, riducendo la loro impronta ambientale e creando un sistema economico più resiliente ed egualitario. Ciò richiederà anche approcci innovativi alla regolamentazione, che non potrà fermarsi al Green New Deal, per fornire incentivi ed eliminare le barriere e un ruolo forte per l'istruzione, per consentire ai consumatori di fare scelte circolari.
Anche il mondo manageriale sarà interessato da questi cambiamenti. In questo ambito, il futuro è rappresentato dal Circular Economy Manager, che dovrà essere una figura professionale dotata di competenze trasversali, in grado di ristrutturare l’intero apparato aziendale lavorando in sinergia con i manager già presenti, al fine di rinnovare i loro ruoli in ottica circolare. La circolarità interesserà le principali pratiche aziendali interne ed esterne dove sarà decisivo l’intervento manageriale, adattando ai nuovi paradigmi le figure più tradizionali. C’è molto lavoro da fare se vogliamo creare un sistema equo, efficiente e sostenibile.
Chi avrebbe mai detto che per rendere il mondo più circolare bastava guardarsi indietro!