Il 2 marzo la quinta Assemblea dell'Ambiente delle Nazioni Unite (UNEA5) ha raggiunto un accordo storico e concordato un mandato per negoziare un trattato legalmente vincolante che affronti l'intero ciclo di vita della plastica, dall’estrazione di petrolio e gas, alla produzione e lo smaltimento post-consumo. Un Comitato Internazionale di Negoziazione (INC) sarà incaricato di redigere e ratificare il trattato entro il 2024.

Ambiente, clima e salute: gli obiettivi del patto sulla plastica

Secondo l’accordo raggiunto dalle parti, il trattato coprirà l'inquinamento da plastica in ogni ambiente, terrestre e marino, e sarà accompagnato da un sostegno finanziario e tecnico, compreso un organismo scientifico che lo consiglierà. Il Comitato Internazionale di Negoziazione potrà aggiungere nuovi argomenti rilevanti che non sono stati discussi o che hanno ricevuto poca attenzione nei negoziati attuali, come gli impatti sul clima, le sostanze tossiche e la salute. Il mandato riconosce, per la prima volta in una risoluzione ambientale, i raccoglitori di rifiuti come importanti fonti di conoscenza e competenza il cui coinvolgimento sarà vitale per risolvere la crisi da rifiuti di plastica. Questo rappresenta un progresso innovativo per una transizione equa che avrà un impatto sulla vita di milioni di persone.
L’aspetto più significativo del mandato è quello di raccomandare misure per promuovere la produzione e il consumo sostenibili delle materie plastiche, compresi, tra l'altro, la progettazione dei prodotti e la gestione ecologica dei rifiuti, anche attraverso approcci di efficienza delle risorse e di economia circolare. Ad oggi la produzione di plastica è destinata a quasi quadruplicare entro il 2050 e ad occupare il 10-13% del bilancio globale del carbonio, mettendo in pericolo la possibilità di contenere il riscaldamento terrestre entro 1,5°C.

In cerca di soluzioni vere per ridurre la produzione di plastica

Nei mesi e nei giorni precedenti l’UNEA5, la società civile ha mostrato un sostegno schiacciante per un trattato globale e vincolante sulla plastica, che è stato chiesto da oltre 1000 gruppi della società civile, 450 scienziati che lavorano sull’inquinamento da plastica, e più di un milione di individui in tutto il mondo. Così come nel caso di altre sfide ambientali globali quali la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico, la causa di fondo del problema dell’inquinamento da plastica è radicata negli attuali livelli insostenibili di produzione e consumo. Un trattato che metta delle restrizioni sulla produzione, l'uso o il design della plastica avrà un impatto sulle compagnie petrolchimiche che producono plastica vergine, e sui giganti dei beni di consumo che vendono migliaia di prodotti in imballaggi monouso. Durante le fasi di negoziazione del trattato sarà necessario continuare con la pressione della società civile per evitare che l'industria tenti di inserire false soluzioni e annacquare il trattato.
Il trattato dovrà promuovere la ricerca e lo sviluppo di
soluzioni innovative di riuso, ricarica, tradizionali e senza plastica, assicurando una base di prove sufficiente per evitare sostituzioni deplorevoli tra oggetti in plastica monouso e oggetti monouso fatti di altri materiali. Materiali alternativi ai polimeri plastici tradizionali possono infatti avere anch’essi impatti negativi sulla biodiversità e contribuire al riscaldamento terrestre tramite le emissioni durante il loro ciclo di vita. Le decisioni su come ridurre l’inquinamento da plastica dovranno essere basate su solide prove scientifiche.
L’inquinamento che deriva dalla sovrapproduzione di plastica è irreversibile. A causa dei suoi effetti tossici mette in pericolo la salute umana, contribuisce alla perdita di biodiversità, e aggrava il cambiamento climatico. Un trattato globale sulla plastica che aderisca al mandato dell’UNEA5 si unirebbe al protocollo di Montreal e all'Accordo di Parigi come una delle leggi ambientali internazionali più significative nella storia del mondo. Il lavoro è appena iniziato.

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