L’Ispra ha presentato l’annuale bilancio sullo stato dell’ambiente in Italia. Il 3 giugno, in collegamento streaming con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli e con il ministro dell’ambiente Sergio Costa, l’Istituto superiore per la protezione ambientale ha tracciato un quadro completo sul capitale naturale e le politiche per la sostenibilità nazionali, confrontandoli con dati e trend europei, illustrati lo scorso dicembre a Bruxelles nel “SOER 2020 - State of the Environment Report”.
"Presentiamo l’Annuario Ispra in un momento in cui la politica italiana ed europea guarda con occhi nuovi allo European Green Deal - ha dichiarato il Presidente Ispra ed Snpa Stefano Laporta - un obiettivo ambizioso ma non impossibile, a patto che si attui una profonda trasformazione industriale, ambientale, economica e culturale in Europa. Un’occasione per rilanciare un nuovo modello economico, con una maggiore attenzione all’ambiente e alla biodiversità. Abbiamo tutti compiti importanti e sfide ambiziose per accompagnare il Paese verso quello sviluppo sostenibile che è l’unica strada da percorrere per il rilancio economico e sociale".
Proteggere il capitale naturale
“L’Annuario Ispra esce nel momento in cui il mondo intero è impegnato nella sfida senza precedenti del Covid-19. - si legge nel rapporto - Dalla contrazione forzata delle attività economiche è venuto un miglioramento delle condizioni ambientali, con un costo sociale altissimo. La sfida oggi è far sì che tali condizioni non siano transitorie, ma socialmente sostenibili”.
La ripartenza deve quindi guardare al Green Deal, partendo però da un attento monitoraggio del capitale naturale del continente. I dati del SOER 2020 mostrano che c’è ancora molto lavoro da fare: solo le aree protette sono in buono stato, sia terrestri che marine, mentre va male la tutela della flora, fauna, degli ecosistemi e del suolo.
Anche per l’Italia, che con le sue 60 mila specie animali e 12 mila vegetali, è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità, un forte argine al degrado è costituito dalla Rete Natura 2000 e dal Sistema delle aree protette. Mentre le minacce più gravi vengono dal costante aumento delle specie esotiche introdotte, dal degrado del territorio e dal consumo di suolo, che ha ripreso a crescere dal 2018.
Economia circolare, produttività delle risorse e taglio delle emissioni
Per raggiungere gli obiettivi sul clima che si è posta, l’Unione Europea deve trasformare la sua economia in senso circolare. Su questa strada, l’Italia è più avanti rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. Secondo il rapporto Ispra, il nostro Paese è terzo per “produttività delle risorse”, un indice usato in Europa per descrivere il rapporto tra il Pil e la quantità di materiali utilizzati dal sistema socio-economico (CMI - consumo di materiale interno).
Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, il periodo di lockdown influirà ovviamente sui prossimi dati. Per il momento, la diminuzione nel medio periodo (1990-2018) è dl 17,2%. Ma si stima per il 2020 una riduzione dei gas serra del 5,5% a fronte di una variazione congiunturale del Pil pari a -4,7%. Nel 2018 la diminuzione era stata dello 0,9% rispetto all’anno precedente e per il 2019 la tendenza è di una riduzione del 2% rispetto al 2018.
La quota di energia da fonti rinnovabili in Italia è pari al 18,3%, valore superiore all’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. Prossimo obiettivo è il raggiungimento di una quota del 32% entro il 2030.
Inquinamento e salute
Infine, i dati su inquinamento e benessere dei cittadini. Secondo il SOER 2020, il bilancio Europeo non è certo roseo. Per la qualità dell’aria, sono stati spesso superati in varie zone dell’Unione i valori limite per particolato, biossido di azoto, ozono troposferico e benzo(a)pirene.
Il bacino padano, in particolare, è una delle aree peggiori per inquinamento atmosferico. Nel 2019, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio (50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte l’anno). Solo il lockdown è stato in grado di mitigare la situazione, facendo registrare, ad esempio, una riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nella Pianura padana.
Altro aspetto che preoccupa è l’aumento della temperatura media, che in Italia cresce più che in altre parti del mondo. “Nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica 1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C).- si legge nell’Annuario Ispra - È stato calcolato un aumento della temperatura media pari a circa 0,38 °C ogni dieci anni nel periodo 1981-2018. Inoltre è stato registrato un nuovo picco per la temperatura dei mari italiani nel 2018 pari a +1,08°C rispetto al periodo 1961-1990”.