Le grandi fondazioni filantropiche mondiali sono impegnate a sostenere con convinzione la ricerca a favore della sostenibilità del sistema agroalimentare del futuro. Lo rivela uno studio commissionato dalla Global Alliance for the Future of Food (Gaff), l’associazione che raccoglie 20 fra le più importanti fondazioni filantropiche del globo. Ebbene, le fondazioni che aderiscono allo stesso Gaff (ne fanno parte fra le altre la Bill and Melinda Gates Foundation, la W.K. Kellogg Foundation, la francese Agropolis Fondation e per l’Italia Fondazione Cariplo) impegnano annualmente 5,13 miliardi di dollari per le loro attività di cui il 12,8% – pari a 655 milioni di dollari – è destinato alle iniziative sul cibo e sull’agricoltura sostenibile. Un ventaglio di progetti che, in una pura logica di economia circolare, non si limita ad affrontare temi pur importanti come lo spreco alimentare, la raccolta differenziata o il riutilizzo degli scarti. Ma alza il tiro ponendosi obiettivi ancora più ambiziosi: dalla sostenibilità economica e ambientale dell’agricoltura del futuro all’educazione della popolazione a una cultura che leghi cibo e salute.
Presentata il 18 e il 19 maggio a Milano, nell’ambito del “Dialogo Internazionale Global Alliance for the Future of Food” ospitato da Fondazione Cariplo, la ricerca del Gaff evidenzia che il 70% delle popolazioni povere del globo vive nelle aree rurali. Così come appare impressionante la presenza a livello mondiale di ben 500 milioni di piccole aziende agricole da cui dipendono 2 miliardi di persone. Se aggiungiamo il fatto che sono 564 milioni le donne impegnate nelle attività agricole, abbiamo un’idea di quanto il tema della sostenibilità del sistema alimentare del futuro sia rilevante per una fetta importante della popolazione mondiale. Ma non basta. Due giorni dopo, infatti, sempre a Milano e ancora grazie a Fondazione Cariplo, si è svolta la conferenza dell’European Foundation Centre coinvolgendo i suoi 270 membri a livello europeo e i 700 delegati per discutere di crescita sostenibile. E allora?
In effetti i due meeting milanesi hanno messo a fuoco il ruolo di quello che a livello internazionale viene chiamato il “modello Milano” costruito mattone dopo mattone da Fondazione Cariplo. Un sistema che fa perno tanto sulla ricerca scientifica per un agroalimentare sostenibile quanto sulla capacità di divulgare i risultati della ricerca stessa “in modo da cambiare in meglio”, spiega Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, “i comportamenti delle persone e degli operatori”. Poi precisa: “La filantropia oggi fa la differenza non tanto per le risorse economiche quanto per l’innovazione che porta. Nel momento in cui l’attenzione mondiale è rivolta a Milano per Expo 2015 il dialogo Gaff è anche un’occasione per rendere visibile il contributo che le fondazioni possono dare al processo di trasformazione dei sistemi agroalimentari verso una maggiore sostenibilità, sicurezza ed equità”.
Le parole di Guzzetti si basano su una serie di esperienze che hanno contribuito ad arricchire il bagaglio di conoscenze della Fondazione. L’ultimo esempio, racconta Carlo Mango, direttore dell’Area ricerca scientifica di Fondazione Cariplo, è costituito dalla partnership con il Comune per la definizione della food policy della città di Milano. A cominciare dalla mappatura dei diversi servizi e settori della città legati al cibo e all’alimentazione.
Carlo Mango
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Un’analisi che ha coinvolto i ricercatori della Fondazione assieme ad altri soggetti come l’associazione Economia e Sostenibilità (EStà). Si tratta di un lavoro certosino che da una parte ha contribuito a individuare tutti i principali stakeholder cittadini presenti nella produzione agroalimentare e nella distribuzione del cibo, e dall’altra si è focalizzato sulla modalità di fruizione del cibo da parte dei cittadini. Emerge così un panorama complesso dove il 78% dei milanesi preferisce fare la spesa al supermercato, una scelta che convive con l’esperienza degli oltre 80 gruppi di acquisto solidale censiti nella ricerca. Sempre a Milano 100.000 nuclei famigliari vivono in condizioni di povertà relativa mentre in ogni famiglia si sprecano in media circa 400 euro di spesa l’anno. Per non parlare dell’obesità infantile che riguarda il 7,2% dei bambini fra gli 8 e i 9 anni.
In questo quadro, sottolinea ancora Mango, “il ruolo della ricerca non è stato solo quello di radiografare il tessuto della città. E quindi di mettere in risalto e analizzare il ruolo e il contributo che possono fornire gli stakeholder. Ma anche di fornire ai milanesi gli strumenti per partecipare alla definizione delle policy cittadine”. L’obiettivo, insomma, non è solo interrogarsi su quale potrebbe essere il ruolo futuro di Milano Ristorazione, la più grande struttura pubblica europea nel settore della ristorazione capace di cucinare 85.000 pasti al giorno. Ma anche di favorire su questo e su altri temi il coinvolgimento della società civile milanese che a cavallo fra il 2014 e il 2015 si è riunita più volte in gruppi anche numerosi per individuare i problemi e suggerire soluzioni per la definizione della food policy cittadina. L’obiettivo: varare una strategia che definisca il modo in cui il cibo sarà prodotto, distribuito e consumato a Milano nei prossimi anni.
La food policy cittadina è un tassello fondamentale per raccogliere la sfida internazionale. Il 16 ottobre 2015, giornata mondiale dell’alimentazione, è infatti prevista a Milano la firma dell’Urban Food Policy Act: un patto internazionale a cui stanno lavorando oltre 40 città. Un traguardo importante voluto dal sindaco Giuliano Pisapia con l’obiettivo di rendere più equo e sostenibile il sistema alimentare urbano. Così come sono rilevanti una serie di sfide che riguardano il sistema delle fondazioni. A questo punto però, conviene fare un passo indietro. E tornare al 2008 quando il progetto Ager – Agroalimentare e Ricerca – viene lanciato da Fondazione Cariplo.
“Sette anni fa”, ricorda Mango, “abbiamo varato Ager come coordinatori di un partenariato composto da ben 13 fondazioni italiane. Lo scopo: supportare la ricerca in settori che rappresentano l’eccellenza agroalimentare nazionale: dai cereali all’ortofrutta, dal comparto vitivinicolo a quello zootecnico”. Ager prevedeva l’assegnazione attraverso bandi competitivi di oltre 25 milioni di euro a 16 progetti che hanno coinvolto 46 università e centri di ricerca su tutto il territorio nazionale. Già allora fra gli obiettivi strategici dell’iniziativa c’era lo sviluppo di tecnologie in grado di coniugare rese elevate, rispetto dell’ambiente e attenzione alla salute. Lo conferma, per esempio, la messa a punto di un processo per la produzione di prosciutto con il 25% di sale in meno. E lo certifica un pacchetto di soluzioni innovative per la coltura della pera che includevano un sistema a basso impatto ambientale per la difesa dalle malattie.
Il successo di questa prima iniziativa ha aperto la strada ad Ager2, un secondo progetto voluto da nove fondazioni che mette a disposizione 7 milioni di euro per quattro settori: acquacoltura; olivo e olio; agricoltura di montagna; prodotti caseari. I primi bandi relativi a questa iniziativa saranno presentati il 16 luglio a Expo 2015. Ma non è tutto. Perché sul fronte internazionale Fondazione Cariplo sta lavorando con altre fondazioni europee per il lancio di una nuova iniziativa a sostegno dell’agroalimentare dell’area mediterranea. Tra le fondazioni coinvolte c’è la francese Agropolis “con cui abbiamo già promosso negli anni scorsi due bandi per progetti di ricerca sui cereali”, conclude Mango, “con l’obiettivo di migliorare la produzione cerealicola salvaguardando le risorse ambientali e umane. Con queste iniziative abbiamo assegnato 4 milioni di euro a otto progetti coinvolgendo 43 istituti di ricerca italiani, francesi e di paesi in via di sviluppo”.
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