Il vetro è un materiale che potremmo definire nobile. Realizzato con materie prime di origine naturale, utilizzato da ben 5.000 anni, oggi può essere differenziato e riciclato – con vantaggi ambientali ed economici – potenzialmente all’infinito.
Il vetro non muta le sue caratteristiche chimico-fisiche nelle fasi di riciclo e di lavorazione di nuovi prodotti: questo ne rende possibile il riciclo al 100%, senza alcuna perdita di massa né delle proprie qualità intrinseche e senza richiedere ulteriori materie prime vergini.
In pratica un prodotto realizzato attraverso i rottami di vetro avrà le stesse proprietà dei manufatti riciclati e a sua volta, a fine vita potrà essere avviato di nuovo alle industrie di produzione del vetro, realizzando un ciclo virtuoso potenzialmente senza fine.
Di cosa è fatto il vetro
Il vetro è realizzato con una miscela di minerali molto diffusi in natura. Il materiale principalmente usato è il silicio (sabbia) che fonde a temperatura elevata e, raffreddandosi, si solidifica. Per abbassare la temperatura di fusione, nel corso della lavorazione vengono utilizzati fondenti o modificatori di reticolo. Quindi, per ottenere i contenitori e gli oggetti destinati al contatto con gli alimenti si utilizza di solito una miscela di materie prime (minerali) contenenti i vetrificanti e fondenti ovvero silicio, sodio e calcio attraverso una miscela di sabbia (SiO2), soda (carbonato di sodio Na2CO3) e marmo (carbonato di calcio CaCO3).
Il vetro ha una struttura affine a quella di un liquido tanto da essere definito come un fluido altamente viscoso, allo stato rigido a temperatura ambiente.
La curva di viscosità, dallo stato fluido a quello solido, è direttamente variabile con la temperatura.
Per saperne di più sul vetro, si può visitare il portale di Friends of Glass, una community europea, promossa da Feve, promotrice di campagne di informazione sulle qualità del vetro.
Friends of Glass, www.friendsofglass.com/it
Le proprietà del vetro fanno sì che rientri alla perfezione nella definizione di economia circolare. Al riguardo un importante riconoscimento è venuto dalla Commissione del Parlamento europeo per l’industria, la ricerca e l’energia (Itre) in relazione al pacchetto sulla circular economy.
Dallo studio dei materiali e delle filiere del riciclo, sta emergendo in Europa l’individuazione di quei materiali che, oltre a permettere una filiera di produzione e riciclo rientrante nell’economia circolare, per le loro caratteristiche intrinseche e chimico-fisiche possono essere definiti come materiali permanenti. E il vetro si candida a ottenere questo status.
È la stessa Commissione a riconoscere un valore superiore a tali materiali. Nel parere del 20 ottobre 2016 in merito alle modifiche di proposta di direttiva 94/62/CE sui rifiuti di imballaggio si legge: “ove possibile, gli Stati membri dovrebbero incentivare l’uso di materiali permanenti che hanno un valore superiore per l’economia circolare in quanto possono essere classificati come materiali che possono essere riciclati senza perdita delle loro intrinseche qualità, indipendentemente da quante volte il materiale in questione venga riciclato”.
Nell’ambito della discussione sul cosiddetto “Pacchetto sull’economia circolare” la Commissione ha infatti espresso voto favorevole alla proposta di introduzione di incentivi per l’utilizzo di tutti i materiali permanenti.
Tale posizione ha quindi acceso un dibattito sulle future misure europee in materia di riciclo, sugli incentivi per i materiali permanenti. E sulla loro individuazione giuridica.
Secondo i promotori, queste misure legislative dovrebbero incoraggiare un uso realmente efficiente delle risorse, favorendo i modelli di business che siano effettivamente circolari grazie alla possibilità di riutilizzare più volte le risorse recuperate attraverso la raccolta differenziata.
Il vetro è un materiale permanente?
A rispondere a questa domanda, attraverso un’analisi del prodotto e delle filiere di lavorazione del materiale, è lo studio “Permanent Materials in the framework of the Circular Economy concept: review of existing literature and definitions, and classification of glass as a Permanent Material” condotto dalla Stazione sperimentale del Vetro e commissionato dalla Feve (la Federazione europea dei contenitori in vetro).
Il vetro rappresenta uno dei migliori esempi di materiali permanenti oggi in uso sia per le sue intrinseche proprietà strutturali chimico-fisiche, sia in relazione all’attuale filiera del riciclo (dalla raccolta differenziata, al trattamento al riutilizzo della materia prima seconda nell’industria produttrice di imballaggi in vetro), sia per la conoscenza diffusa tra i consumatori europei della sua riciclabilità.
Il documento della Stazione sperimentale del vetro ha individuato i criteri essenziali per la definizione – in assenza di quella giuridico-normativa – di un materiale permanente e ha analizzato la presenza di tali requisiti nella produzione e nella filiera del riciclo del vetro. Nel farlo la Stazione sperimentale ha preso in considerazione i seguenti studi: British standard BS 8905:2011 “Framework for the assessment of the sustainable use of materials – Guidance”, the first document to ever propose a definition of Permanent Materials; Carbotech Final Report 2014 “Permanent materials, scientific background”.
Di seguito le caratteristiche che devono essere presenti e in base alle quali il vetro rientra nella definizione di materiale permanente.
Non deve essere degradabile durante il corso della vita e il suo riciclo deve essere possibile all’infinito. Il vetro non subisce una degradazione apprezzabile nel corso della vita, né durante le fasi del riciclo. Dai frammenti di vetro si possono ricavare i medesimi manufatti originali e nella medesima quantità, in termini di peso.La composizione chimica del vetro, la sua curva di viscosità inversamente proporzionale all’alta temperatura, permettono di fondere eventuali rottami di vetro per creare nuovi manufatti senza alcuna perdita di massa né delle caratteristiche intrinseche e della qualità del vetro. Per fare un esempio: da un chilo di frammenti di vetro si può realizzare un nuovo oggetto dello stesso peso di un chilo. Quindi, dieci bottiglie di vetro potranno diventare quindici barattoli e poi tornare a essere dieci bottiglie della medesima qualità delle originali, senza l’aggiunta di nuove materie prime primarie.
La riciclabilità deve essere tecnicamente possibile. Per parlare di un materiale permanente occorre però che la riciclabilità non sia solo teorica, ma anche tecnicamente realizzabile. Così è per il vetro per il quale in tutta Europa sono state realizzate campagne di informazione e una filiera della raccolta differenziata (sebbene con risultati diversi, ma in ogni caso con percentuali molto elevate) ben distribuita ed è stata ben avviata un’industria del riciclo, la cui tecnologia consente anche la rimozione delle impurità (ferrose, organiche, in vetroceramica ecc.) e il recupero del 100% del vetro conferito.
A riprova di ciò si può ricordare che in alcuni paesi Ue come la Danimarca, la Svezia o il Belgio il riciclaggio dei contenitori in vetro ha superato la percentuale del 95%, arrivando all’obiettivo di un circuito chiuso su scala nazionale (dati Feve).
Il materiale deve essere utile (e non di ostacolo) allo sviluppo sostenibile. Il riciclo dei rottami di vetro produce grandi benefici per l’ambiente, in un’ottica di sviluppo sostenibile e di green economy. La filiera del riciclo, infatti, riduce lo sfruttamento delle risorse minerali non rinnovabili, comporta un risparmio di energia – richiedendo il riciclo del vetro un fabbisogno energetico inferiore a quello della produzione con materie prime – la riduzione di emissioni di CO2, e permettendo anche di ridurre il ricorso alle discariche.
Grazie all’utilizzo di rottami per realizzare nuovi prodotti in vetro, nel 2014 nella Ue si sono risparmiate oltre 12 milioni di tonnellate di materie prime e si sono ridotte di oltre 7 milioni di tonnellate le emissioni di CO2: come aver tolto dalla strada 4 milioni di automobili.
In termini di energia necessaria per alimentare le fornaci, si registra un risparmio del 2,5% per ogni 10% di vetro riciclato.
Il processo deve essere conforme alla normativa. L’utilizzo del materiale, il suo processo di riciclo e il suo eventuale smaltimento devono essere conformi alla normativa vigente.
Tutti i vantaggi per la filiera
Le opinioni di Vitaliano Torno, presidente Feve e di Adeline Farrelly, segretario generale Feve
A Vitaliano Torno abbiamo chiesto quali possano essere i vantaggi in termini ambientali e per l’industria del vetro, del riconoscimento dei materiali permanenti da parte dell’Unione europea.
“Utilizzando vetro riciclato in un circuito chiuso, l’industria riduce in modo significativo l’utilizzo di altre materie prime vergini. Le misure legislative dovrebbero incoraggiare un impiego autenticamente efficiente delle risorse, concentrandosi sui modelli di business veramente circolari che riutilizzano, cioè, le stesse risorse produttive più e più volte. I materiali permanenti, che possono essere riciclati all’infinito senza perdere le loro proprietà intrinseche, dovrebbero essere sostenuti e incentivati. Il loro riconoscimento contribuirà a ridurre la dipendenza dell’Europa dalle industrie estrattive, il consumo del suolo e dei combustibili fossili per la produzione di imballaggi, ma anche per la fabbricazione di altri prodotti e strumenti. Dovrebbero, inoltre, essere supportate le industrie che si impegnano per fondare il proprio sistema di produzione sull’utilizzo di tali materiali. Questo – ha concluso Torno – sarebbe un passo avanti molto importante per un’economia veramente circolare in Europa”.
Tra i meccanismi incentivanti per i materiali permanenti suggeriti vi è l’inclusione degli stessi negli schemi Epr (responsabilità estesa del produttore). A spiegarci i vantaggi che comporterebbe un tal riconoscimento è Adeline Farrelly, segretario generale Feve.
“Una delle condizioni fondamentali per consentire ai materiali riciclabili di essere permanentemente riciclati sotto forma di nuovi prodotti è avere uno schema Epr ben funzionante. La legislazione Ue sui rifiuti – attualmente in fase di riesame con il Pacchetto sull’economia circolare – dovrebbe fare in modo che i sistemi Epr siano di incentivo e sostegno alla raccolta differenziata dei materiali permanenti, attraverso investimenti mirati nelle infrastrutture e in sistema informativi rivolti ai cittadini sulla corretta modalità di raccolta”.
Prosegue Farrelly: “Come industria stiamo già investendo molto per riutilizzare il vetro riciclato all’interno del ciclo di produzione. Questa è, infatti, la principale materia prima per noi, con importanti benefici ambientali ed economici. Come industria vorremmo poterne utilizzare una quantità maggiore, ma a condizione che sia di alta qualità e in condizioni di mercato competitive. Crediamo che il riconoscimento dello status superiore dei materiali permanenti in sistemi Epr, sarà l’incentivo che serve al mercato per incrementare l’utilizzo di materiali permanenti, come il vetro”.
“Permanent Materials in the framework of the Circular Economy concept: review of existing literature and definitions, and classification of glass as a Permanent Material”, giugno 2016; feve.org/glass-is-permanent-material/
Info