Sono ben 5,2 i miliardi di euro proposti per il Piano d’azione per l’economia circolare nel documento MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) per il Recovery Fund italiano da 209 miliardi. Il documento – letto in anteprima da Materia Rinnovabile - al momento rimane solo una delle proposte che Palazzo Chigi dovrà valutare entro metà ottobre, in attesa del progetto ufficiale da inviare alla UE. Ma c’è da scommettere che difficilmente sarà escluso dal piano finale per usare i fondi di Next Generation EU.

Decarbonizzazione, efficienza ed economia circolare

Il Piano è una delle proposte più articolate nella sezione inerente a decabonizzazione e ambiente. Nello specifico rilancia la definizione della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, definendo un programma di monitoraggio, indici e indicatori nazionali. Non a caso il Ministero dell’Ambiente ha annunciato proprio ieri la nomina dell’ingegnere Laura D’Aprile a capo della Direzione Generale per l’Economia Circolare. D’Aprile si occuperà della promozione delle politiche per la transizione ecologica e l’economia circolare; della gestione integrata del ciclo dei rifiuti e dei programmi plastic free e rifiuti zero; della pianificazione, tracciabilità e vigilanza sul ciclo integrato dei rifiuti; di attuazione e implementazione del sistema dei criteri ambientali minimi (CAM) e acquisti pubblici verdi.
Le reazioni alla proposta sono positive. “Questo, se approvato, sarà un investimento che da oggi al 2026 permetterà all'Italia di virare verso un modello circolare”, commenta la senatrice Patty L’Abbate, autrice del libro “Una nuova economia ecologica”. “Aver recepito le direttive EC non basta, è necessario accompagnare la transizione con incentivi, linee guida, con l'ascolto degli stakeholder. Gli attori della ‘filiera inversa’ sono in grado di visualizzare i punti critici con il supporto di esperti, di green manager. Abbiamo bisogno dunque di formare figure professionali di ogni grado, ricercatori, tecnici e comunicatori green per raggiungere questi obbiettivi”.
Per controllare l’implementazione, il MISE propone poi di istituire un piano di monitoraggio, indici e indicatori nazionali per l’economia circolare e la redazione di un Rapporto annuale a scala nazionale su economia circolare ed efficienza delle materie prime e seconde, oltre che attivare un programma di comunicazione e promozione verso il pubblico e le imprese e rafforzare il ruolo della Italian Circular Economy Stakeholder Platform.

Formazione e ricerca

Un intero paragrafo è dedicato a rafforzare le competenze professionali, il trasferimento tecnologico e il supporto alle PMI. Nella lista ci sono numerose proposte occupazionali per le nuove professioni dell’economia circolare: sviluppo della figura professionale del Resource Manager con programmi di formazione, tirocini e certificazioni professionali , promozione Ricerca & Sviluppo ed il trasferimento tecnologico, anche attraverso l’attivazione di programmi di dottorato e post dottorato dedicati all'economia circolare e verde, sostenere la figura degli analisti per gli “Audit tecnologici” per l’efficienza dell’uso delle materie prime e seconde, con particolare riferimento alle PMI, promozione del re-design in ottica circolare per settori ad alto consumo di materie prime.
“Promuovere programmi di formazione, tirocini e certificazioni dedicati all'economia circolare e alla green economy è una fondamentale risorsa per accrescere le competenze delle figure professionali in azienda”, commenta
Camilla Colucci di Circularity. “Per questo serve dare vita a nuovi percorsi di formazione in modo che le imprese abbiano sempre di più la capacità e le risorse interne per efficientare i loro processi produttivi in ottica di valorizzazione delle risorse”.
Interessante anche la proposta di un
hub tecnologico nazionale e centri di competenza territoriali per l’economia circolare a supporto del sistema produttivo. Possibili candidati potrebbero essere incubatori già esistenti come il maxi-incubatore Progetto Manifattura di Rovereto o Cariplo Factory a Milano.

Certificazioni e strumenti finanziari

Nel terzo paragrafo si elencano una serie di misure per aree urbane e rurali, dalla digitalizzazione dei servizi di riciclo e riuso all’attuazione della normativa End of Waste, alla promozione del GPP tramite CAM, Rafforzare il ricorso agli strumenti di Certificazione Ambientale, Eco-label, ed altri strumenti per l’efficienza dell’uso delle risorse. Tutti settori che richiederanno nuove professionalità, che però in alcuni casi mancano ancora al mercato del lavoro.
Il documento conclude elencando gli
strumenti finanziari per rafforzare l’industria e relative filiere nazionali (inclusi i servizi). Nella lista sono compresi i voucher per l’economia circolare in azienda, meccanismi premiali con nuovi strumenti finanziari, inventivi alle imprese per R&S, investimenti fissi in aree di aggregazione industriale, acquisizione di servizi da parte di personale specializzato, formazione/occupazione di personale altamente qualificato.

Immagine di apertura: Progetto Manifattura di Rovereto